A.PI.

sabato 13 aprile 2024

La questione palestinese in Germania (9)

A seguito dell'interruzione forzata da parte della polizia, del Congresso sulla Palestina che avrebbe dovuto tenersi questo weekend a Berlino, qui di seguito il comunicato del collegio degli avvocati che rappresentano le associazioni e le organizzazioni coinvolte.

 

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COLLEGGIO DEGLI AVVOCATI BERLINESI 

Berlino, 13 aprile 2024

Dichiarazione del collegio degli avvocati sullo scioglimento e il divieto del “Congresso Palestinese – Accusiamo!” previsto dal 12 al 14 aprile 2024 a Berlino

Siamo un collettivo di avvocati a Berlino che fornisce consulenza preparatoria e rappresenta gli organizzatori del “Congresso della Palestina – Accusiamo!” 

Il congresso è stato registrato dall'associazione Jewish Voice for a Just Peace in the Middle East - EJJP Deutschland e.V.  come evento/incontro al chiuso.

Il comitato era ed è il referente della polizia di Berlino.

I. L'evento

Gli organizzatori, in collaborazione con un gran numero di azioni politiche, ONG, associazioni per i diritti civili e singoli individui, hanno pianificato il Congresso Palestinese 2024 come un forum di scambio articolato delle diverse espressioni e opinioni politiche. L'obiettivo era dibattere in merito agli attacchi militari delle forze armate israeliane effettuati a seguito dell'azione dei combattenti di Hamas contro 1.200 cittadini israeliani e di altre nazionalita' il 7 ottobre 2023 e l'accusa di violazione delle norme ONU ai sensi del diritto internazionale e della Convenzione sul genocidio ritenuta plausibile dalla Corte Internazionale di Giustizia. Gli organizzatori hanno voluto ricordare gli oltre 32.000 palestinesi che hanno perso la vita a causa dell'intervento militare nella Striscia di Gaza, le famiglie uccise, le infrastrutture civili distrutte, i beni culturali perduti e gli 1,9 milioni di sfollati colpiti dalle conseguenze devastanti dei bombardamenti. In questo contesto ha voluto discutere anche la questione di come e in che misura la politica della Repubblica Tedesca contribuisce a questo scopo. Allo stesso tempo, il richiedente voleva garantire che le persone colpite dagli eventi potessero superare il loro senso di impotenza politica e difficolta' di azione diretta, fare rete per raggiungere l’obiettivo comune di un cessato il fuoco, fornire assistenza alle persone bisognose di aiuto, e la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri politici, nell' intento di creare in Medio Oriente le condizioni politiche secondo il rispetto del ​​diritto internazionale  per garantire una pace duratura basata su un modello sociale egualitario.

II. Precedenti discussioni sulla sicurezza in base al requisito di cooperazione

In anticipo si sono svolti diversi colloqui di sicurezza tra il mandante, il collegio degli avvocati e la polizia con l'obiettivo di garantire la sicurezza dell'evento, come richiesto dalla legge, e di svolgerlo senza interruzioni. Queste discussioni sono andate molto bene; non abbiamo mai avuto motivo di presumere che ci fossero intenzioni di vietare o limitare gli accordi, nonostante la pressione della politica e dei media.

La mattina del congresso, il 12 aprile 2024, il programma e i relatori ivi previsti sono stati discussi e confermati con la polizia. Le misure di polizia poi intraprese durante il congresso sono state una sorpresa e contraddicono l'esigenza di cooperazione. L'obbligo di cooperazione è sancito dalla legge di Berlino sulla libertà di riunione e costituisce la base per tutte le discussioni tra il richiedente, gli avvocati e la polizia.

III. Misure di polizia all'inizio del Congresso Palestinese

Dopo la prima conferenza e streaming, mentre veniva trasmesso un videomessaggio del Dr. Salman Abu Sitta (cartografo e storico) è entrata nella sala riunioni la polizia di Duisburg in assetto antisommossa, che si è subito messa in fila davanti al palco e ha chiesto che il video fosse interrotto. Il motivo addotto era che all'oratore era stato vietato di mettere piede a Berlino. Gli organizatori  non erano stati precedentemente informati di tale divieto. Dopo che inizialmente la musica continuava ad essere riprodotta, la porta della sala è stata aperta con la forza e l'elettricità è stata staccata senza usare la chiave che era stata offerta più volte. Nonostante questa escalation di azione della polizia - l'organizzatore avrebbe adattato il programma conoscendo la richiesta della polizia - la situazione sul posto è rimasta calma, il servizio d'ordine ha calmato i partecipanti e non ci sono stati scontri fisici.

Si sono svolti colloqui di cooperazione con l'ufficiale di riferimento della polizia della Renania Settentrionale-Vestfalia che fornisce assistenza amministrativa. È stato sottolineato che già in tribunale era stato chiarito che il divieto di riunione non si applica alla riproduzione di video da parte di persone all'estero. Era stato promesso che questo sarebbe stato esaminato. Secondo quanto riferito, né la polizia né il rappresentante della Procura presente sono stati in grado di accertare se il contenuto del video incriminato contenesse parole vietate. Quando il mandante si è tuttavia offerto di non riprodurre il video, è stato affermato che il live streaming avrebbe potuto causare denunce penali in tutto il mondo e  che avrebbe allargato in modo imponderabile la cerchia degli spettatori. Subito dopo in segno di protesta contro l'ordinanza, si e' proposto di rinunciare temporaneamente allo streaming live per poter continuare l'evento. Sembrava un compromesso fattibile. Tuttavia il direttore generale delle operazioni ha deciso che l'assemblea doveva essere sciolta e che il congresso non poteva aver luogo, a causa del videomessaggio del Dr. Salman Abu Sitta e della sua interdizione. 

In linea di principio, le riunioni in ambienti chiusi possono essere sciolte o vietate ai sensi dell'articolo 22 n. 3 VersFG di Berlino se 1. esiste il pericolo immediato di un esito non pacifico, o 2. un pericolo immediato per la vita e l'incolumità delle persone, oppure 3. il pericolo immediato. È possibile che in assemblea vengano rese dichiarazioni che costituiscano reato perseguibile d'ufficio. Niente di tutto ciò è presente in questo caso. Non c’era alcun pericolo immediato di un esito non pacifico, né rischio per la vita o di incolumità fisica, o di offese legate al contenuto dell'intervento.


IV. Norma giuridica per lo scioglimento e il divieto

Secondo la giurisprudenza, l'abolizione dell'articolo 22 n. 3 VersFG BE e dell'articolo 5 della legge sull'Assemblea federale viene interpretata nel senso che:

“Da un lato, i reati di espressione di opinione ivi contemplati devono essere di notevole importanza e portare a disarmonia, e dall’altro, i fatti su cui si fonda il divieto devono essere accertati con certezza tale da escludere ogni ragionevole dubbio, in modo che le ulteriori richieste la previsione del comportamento dell'organizzatore o dei suoi seguaci costituisce una base valida (cfr. delibera del Senato del 25 aprile 1998 - 1 S 1143/98 - VBlBW 1998, 426).

Un divieto totale può essere preso in considerazione solo se ci sono circostanze evidenti che suggeriscono che rappresentare o tollerare opinioni e dichiarazioni criminali sia la preoccupazione principale del raduno. Se una previsione attendibile dei rischi non consente questa conclusione, sono ammesse solo restrizioni meno drastiche (cfr. Dietel/Gintzel/Kniesel, a.a.O. § 5 Rn. 33). Poiché le semplici restrizioni sono interventi minori rispetto al divieto, dall'autorizzazione al divieto si può trarre una conclusione all'autorizzazione a emanare misure che eludono il divieto ma sono tuttavia adatte allo scopo nell'applicazione del principio di necessità (cfr. Dietel/Gintzel /Kniesel, a.a.O. § 5 Rn. 43 m.w.N.).” (VGH Mannheim, sentenza del 12 luglio 2010 – 1 S 349/10 –, juris 45)

Secondo tali principi, l'ordinanza impugnata è priva di fondamento fattuale. Come ha ammesso lo stesso direttore generale delle operazioni davanti al collegio degli avvocati, gli organizzatori non erano a conoscenza dell'esistenza di divieti di attività da parte di persone non presenti. Nel corso dell'incontro non sono stati individuati fatti penali che, per la loro natura e gravità, debbano essere perseguiti come reato perseguibile d'ufficio. L'ordine di scioglimento non si basava su tali constatazioni.

Le dichiarazioni – ammesso che fossero punibili – non miravano né erano idonee a causare disturbo alla quiete pubblica – né all’interno dell’assemblea stessa né al di fuori di essa. L'organizzatore non ha nemmeno dato seguito a tale richiesta. L’intero scenario dell’orchestrazione delle misure di polizia non offriva alcuna opportunità per questo. I partecipanti alla riunione avevano la sensazione di trovarsi a una riunione di polizia piuttosto che a una riunione sorvegliata dalla polizia.

A causa della impossibilita' di prevedere eventuali rischi di pericolo per l'evento o di anticipare il comportamento dell'organizzatore o dei partecipanti, si puo' presumere che le motivazioni addotte per lo scioglimento del 12 aprile 2024 e l'ulteriore divieto nei giorni successivi della manifestazione fino al 14, sono al di là di ogni ragionevole dubbio arbitrarie.

Questa constatazione è ulteriormente rafforzata dal fatto che l'organizzatore non viola il divieto di attività – di cui non era a conoscenza – quando mostra il video di un cittadino di uno Stato terzo in Germania che si trova all'estero. 

Misure relative a un caso simile di divieto di attività politica sono state dichiarate illegali dal VG Berlin proprio l’anno scorso (VG Berlin, sentenza del 22 marzo 2023, VG 24 K 256.19). Qui la polizia si rifiuta di prendere atto della giurisprudenza e di applicarla.


V. Misure più blande dello scioglimento erano chiaramente possibili

Secondo l'articolo 22 comma 2 della VersFG BE si sarebbero dovute adottare misure più blande, vale a dire il divieto di riprodurre o riprodurre determinati videomessaggi o il divieto di parlare per i presenti. Tuttavia né l'autorità si è avvalsa di ciò nella sua decisione, né sono stati impartiti ordini corrispondenti sul posto. Era risaputo che Salman Abu Sitta avrebbe inviato un saluto al Congresso. Nello scambio di informazioni con la polizia dell'8 aprile 2024 è stato inoltre annunciato che i contributi riprodotti sarebbero stati preventivamente controllati per eventuali contenuti criminali e che tutti gli oratori sarebbero stati informati sulla situazione giuridica nella Repubblica federale. Ciò è stato ripetuto anche al responsabile generale delle operazioni. È stato inoltre offerto di mettere i contributi video a disposizione della polizia per la revisione. Anche questo non è stato affrontato.

La polizia ha così mostrato un comportamento del tutto sproporzionato e incostituzionale. Le numerose e serie preoccupazioni e argomentazioni legali presentate dal collettivo di avvocati sono state ignorate.

La sala è stata poi sgombrata e ci sono stati almeno tre arresti. È stato inoltre riferito che ex partecipanti e giornalisti sono stati seguiti, osservati, identificati e perquisiti dalla polizia mentre tornavano a casa.

VI. Ulteriori divieti di attività politica e di contatto

Ancor prima dell'inizio dell'evento, è stato annunciato che un relatore in viaggio dalla Gran Bretagna, il Dr. A Ghassan Abu Sittah (rettore dell'Università di Glasgow e medico) è stato vietato l'ingresso nel Paese dalla polizia federale, che è stato detenuto nella zona del terminal e il suo passaporto è stato confiscato fino al suo ritorno a Londra dopo un lungo interrogatorio. Gli è stato anche vietato di tenere il suo discorso online.

Il 13 aprile 2024 si è saputo che era stato emesso un “divieto di attività” contro Yannis Varoufakis (ex ministro delle finanze greco e presidente del partito Diem25), anche questo su ordine verbale della polizia. L'ordine è stato emesso dalla Polizia Federale per conto del Ministero Federale degli Interni. La base giuridica non è stata comunicata.

I nostri clienti sono inoltre venuti a conoscenza di ulteriori divieti di contatto e di attività in almeno due casi. È stato proibito qualsiasi contatto o accomodamento con i partecipanti o gli organizzatori del Congresso sulla Palestina.

VII. Intimidazione

Non va sottaciuto che la messa al bando del Congresso palestinese fa parte di vari precedenti episodi di mobbing. Ciò include, tra l'altro, il blocco del conto bancario Jüdische Stimme e.V., utilizzato per raccogliere donazioni per il congresso. Ciò include anche gli "avvertimenti di sicurezza" della polizia contro il Café MadaMe, dove avrebbe dovuto svolgersi una serata di raccolta fondi per il Congresso della Palestina, che è stata annullata sotto pressione. Tra questi rientrano anche i tentativi di intimidazione contro il proprietario della sala del Congresso Palestinese: diverse autorità sono state chiamate in causa per constatare presunte carenze nella protezione antincendio e nel permesso d'uso.

VIII. Conclusione

Il Collegio degli avvocati di Berlino rimane scosso di fronte a questi sviluppi. Ogni tentativo costituzionale di proteggere l'incontro e i partecipanti all'incontro e di garantire che tutto si svolgesse regolarmente e legalmente è stato reciso dalla polizia. Si è creata l'impressione che la tutela giuridica sia stata calpestata, al di là di ogni comprovata esperienza nel diritto assembleare, nella giurisprudenza e nei precetti costituzionali. Rafforza inoltre l’impressione che la polizia sia stata esposta a pressioni politiche che la hanno portata ad agire consapevolmente in modo illegale. Una risposta costituzionale non solo ci è resa più difficile, ma ora è quasi impossibile: un precedente divieto – come richiesto dalla politica e dai media – non avrebbe potuto essere emanato in modo giuridicamente sicuro; Gli organizzatori avrebbero potuto difendersi con successo da questo attraverso una protezione legale urgente. Il divieto locale ha ridotto al massimo la tutela giuridica.

Possiamo solo supporre che la questione palestinese e la discussione sul genocidio verranno messe a tacere, nonostante i molteplici ordini provvisori dell’ICJ. E questo nonostante il coinvolgimento tedesco nel genocidio, attualmente in fase di negoziazione all’Aia. Con l’attenzione nazionale e internazionale rivolta alla repressione del Congresso palestinese, ora è accaduto il contrario.


traduzione e sintesi dal tedesco AP


martedì 28 novembre 2023

Ambush Records London_I franchi tiratori @ PETI NUDI (1998)

 



AMBUSH RECORDS, I FRANCHI TIRATORI

“Ambush è un’etichetta che nasce dalla variegata realtà urbana della periferia sud di Londra, da coloro che dentro una riserva protetta trascurano l’ordine costituito, dove incroci fertili di sperimentazione e numerose ispirazioni underground resistono contro la defunta cultura ufficiale. Intenzionalmente clandestina, Ambush crea costantemente nuovi risvolti  ognivolta che propone con la propria musica ( che va dalla “ mutant machine music” alla “drum & noise”, dalla “harsh-step” alla “jungle-core”) materiale rivolto contro persone prive di interessi e progettualità ,  persone psichicamente sterili  e prese dal business.

Ambush è seguita da Jason Skeet ( Aphasic ) e Toby Reynolds ( DJ Scud/Fallout ). Come Jackal & Hide hanno realizzato insieme il primo disco dell’etichetta, il famoso “ Escape from South London” EP. DJ Scud ha inoltre prodotto alcune tracce su DHR, in collaborazione con il fondatore berlinese della Digital Hardcore, Shizuo. Aphasic inoltre fa parte del duo “Society of Unknows” che ha realizzato il numero 24 della Praxis Rec. con Christoph Fringeli.

Ambush si percepisce come parte di una  emergente sotto-rete trasversale di etichette, ravers, Djs, ed altro. Una rete di attività che stimoli ognuno alla crescita continua, dove nessun livello del processo evolutivo resti più importante del livello successivo. Di conseguenza deve esserci una costante e dinamica rete di sviluppo e di collaborazione, che  innalzi a un livello superiore fitte relazioni incrociate capaci di produrre nuovi elementi di forma ibrida, mutevoli come i virus.

In questo contesto, bisogna riconoscere che i fattori politici della lotta vanno spiegati a livello culturale. Quello che è successo nell’ultimo decennio è che accanto alla fine delle  discussioni politiche nei dibattiti pubblici e alla scomparsa continuata degli spazi sociali, si è verificata una insurrezione musicale che ha dato inizio a una sorta di colonna sonora della resistenza, non solo nei vecchi comportamenti della gente che combatte gli sbirri sulle strade, ma anche all’interno di micro realtà, dove la capacità  intensificata di  trasmettere il rifiuto dei modelli culturali esistenti ha resistito al consenso di massa, agli stili solidificati e alla troppa dance music che è diventata un’altro prodotto pre-confezionato, Ambush cerca spazi psichici.”



“ Ambush the money-mind-fucks. Ambush the process of subjection”.  (Flint Michigan)


 Contact: 

Fax/Tel       +44  171 737 1890

Email           Via stevvi @c8 com

http://c8.com/ambush/ambush.htlm






Discografia:

(a cura di Anna Bolena)


JACKAL & HIDE   “ Escape from South London” EP; prima splendida uscita dell’etichetta, dove  apprezziamo l’evoluzione di uno stile siglato jungle dalle modalità ardite e dirompenti. La rivoluzione del suono ha  un folgorante inizio con la traccia The Jackal  ironica ballata fischiata senza sosta. Coldharbour Lane classic jungle ma con una venatura innovativa dark. Il secondo lato è senz’altro più bello con l’esplicita Post-industrial funk che recita “ the Pain, the Power, the Future, the Hope”, e per concludere il capolavoro della jungle core più scura, In bed with Hanin, da ascoltare con la pioggia sotto stati d’ansia depressiva. Rabbia assicurata.


APHASIC & SCUD “Welcome to the Warren”; Justify my hate apre il disco, con una ritmica piuttosto dubbeggiante contaminata da screcciate in free style. Non la amo particolarmente. Lente distorsioni moderatamente modulate per Comparative vandalism. Proseguiamo con la meravigliosa ed energica What is it you really want? ; stridori metallici against MTV e la sua società dello spettacolo. L’ultima track si intitola I hear a new world, noise in sintonia.


GIVE UP produced by David Hammer; Moshi Moshi divertente incastro assolutamente difficile da orecchiare per le molteplici variazioni estemporanee ed imprevedibili. Brain dead remix, giri convulsi dissacranti di ogni genere in circolazione. Trouble riesce invece con un jingle incastonato su una ritmica aperta a farsi ricordare. To Shizuo omaggio alla DHR. Give up drum & noise crossata rock devastante.


APHASIC & SCUD “ Snipers at work”: orsù l’incantesimo si è rivelato e i nostri cecchini hanno colpito ripetutamente il bersaglio. Comincia Aphasic con due tracce ben confezionate dove l’arrangiamento dei suoni è accurato e ponderato:   You only happen once e Despair in the community.  Jackal & Hide firmano invece  Belief in the enemy,  dallo stile ormai inconfondibile, spezzato e guerreggiato. Ma è il lato inciso da Scud che ha il sopravvento con “Mash the place up” culto infinito negli anni a venire e riconoscenza estrema per l’efficacia estrema dei loop . Bellezza sconvolgente ed insolita. A seguire l’industriale nibelungico di  Scud missile e il lacerato grind  di  Skate bored ( just hardcore) . In assoluto Ambush 04 resta per ora il più completo.



MWARF “Sex with a machine”: dietro la sigla Mwarf si celano Dan Hekate & Christoph Fringeli, che ci regalano come sempre forti emozioni con Pillar, distorsioni schizzate dal cervello ,  Brockbeat consuetudini giornaliere,  Isil safe  stati chetaminosi d’alterazione distruttiva e per concludere Fat boy tristissima concezione dell’esistenza; decisamente la traccia più nuova. Ci aspettiamo grandi eventi. Alla prossima!


E’ in preparazione Ambush 6, Bodysnatcher di Scud e Christoph Fringeli.

  


  Traduzione e recensioni di Anna Bolena


mercoledì 15 novembre 2023

RAVE @APPIA ANTICA Roma 3 giugno 1995 (1997)

 



TREGIUGNOMILLENOVECENTONOVANTACINQUE

APPIA ANTICA

Su una delle vie consolari della città, quasi a ridosso delle Mura Aureliane, abbiamo scoperto un grosso edificio a due piani, assai polveroso e dismesso; utile per passare qualche notte particolarmente fredda a chi come barboni o immigrati non ha fissa dimora. Infatti al piano superiore ci stavano una serie di piccole stanze con materassi puzzolenti, dove era visibile il passaggio di esseri umani: cartacce, cicche rozze coperte, scarpe usate....Utilissime le finestre sulla strada per cioccare l’arrivo degli sbirri, che puntuali si presentarono, intorno alle 3: 00 della mattina del quattro; con abile diplomazia riuscimmo a non farli entrare sino alla fine della festa.

Ma torniamo un po' indietro di circa un mese, quando dopo qualche riunione organizzativa, decidemmo che posto troppo diroccato e sozzo andava pulito. Ci premunimmo di scope, palette, buste....In genere cominciavamo di pomeriggio a spalare un po' di merda, quanto meno per evitare che la gente sollevasse più polvere del previsto.

La stanza più grande doveva servire per acchitare la dance-hall; i piatti con il monitor dovevano essere installati il più in alto possibile lontani da polvere ed eventuali avventori. La consolle è sacra. Così venne sistemata su un trespolo industriale raggiungibile da scomode scalette. Tutta la strumentazione venne collocata in modo tale da non venire danneggiata evitando così guai onerosi con il service.

Nella stanza affianco srotolammo del nastro rosso e bianco (il work-in-progress dei cantieri edili e della segnaletica stradale) nei punti più rischiosi per l’incolumità delle persone. Il pericolo era rappresentato dai vecchi ingranaggi e dai macchinari dell’ex cartiera, probabilmente ancora funzionanti; archeologia da fabbrica stupenda, che a suo tempo serviva per la produzione della carta per i giornali locali. Il fascino del sudore operaio a qualcuno di noi illuminava la fantasia. Il detournement del luogo è stato spesso  stimolo indispensabile nell’allestimento dei raves. Non soltanto per il semplice piacere estetico architettura post-industriale, ma anche per stuzzicare il nostro gioioso cinismo volto a trasformare un antico simulacro, simbolo del lavoro salariato, in un luogo dove esprimere il nostro divertimento collettivo e personalizzato senza bavagli o limiti di sorta. Fino alle prime luci dell’alba o oltre.

Dopo aver fatto una sosta infinita in sottoscrizione e aver mediato con gli sbirri affinché non scassassero le palle per almeno altre 2 o 3 ore, mi avvicinai al bar intorno alle 5: 00 e piano piano a spintoni raggiunsi gli altri sotto la consolle.   

Un attimo di distrazione e i fottuti tutori dell’ordine ,sino ad allora rimasti chiusi fuori, penetrarono furtivi attraverso il l’enorme cancello scorrevole. Dopo l’ennesima discussione presero gli estremi di un paio di documenti e finalmente i zelanti dipendenti comunali si allontanarono. In seguito non mi risulta che qualcuno di noi abbia subito conseguenze giudiziarie. Qualcuno comunque approfittò dell’uscita secondaria per allontanarsi indisturbato senza incappare in perquisizioni inutili. Bravo! Noi invece che dovevamo smontare tutto;  amplificazione e relativi cavi, pannelli fluorescenti issati sui muri, piatti e mixer ed altri attrezzi, facemmo entrare il furgone dall’Appia, unico accesso ampio disponibile, praticamente davanti agli sbirri. Sti cazzi ...è andata.

Per finire ancora due parole sulla nottata : per me fu l’iniziativa più coinvolgente che fino ad allora avessi organizzato, da quando l’ ambiente dei raves era un po' cambiato, non saprei dire se in positivo o in negativo fatto sta' che la contaminazione sociale e in parte culturale già da tempo si respirava nelle storie. Quella sera arrivarono più di duemila persone; credo sia stato il massimo storico per una festa fatta al centro e  per giunta non autorizzata. Prima di allora si svolgeva tutto in periferia. Ricordo che una certa presenza coatta e discotecara mi infastidì non poco ,in realtà stranamente già da tempo i DJ’s più seguiti della capitale avevano cominciato a prestare parecchia attenzione per il fenomeno e quindi un certo seguito bisognava tollerarlo. D’altra parte una certa stima e rispetto c’è sempre stata con  chi anni prima provò a creare un contesto techno di un certo spessore. Ritengo che dal punto di vista squisitamente musicale il livello che le labels indipendenti romane raggiunsero nel periodo più creativo(dal novanta sino al novantaquattro) ha già fatto scuola, se non storia. Ma altre testimonianze raccontano di episodi poco edificanti, quali risse o accoltellamenti fra piccole bande fasciste e borgatare che costrinsero i gestori organizzatori a rinunciare ai loro lauti guadagni. Lo sfruttamento non ha limiti di sorta e certe contraddizioni iniziarono a creare problemi in chi professionista musicista era animato dalle migliori intenzioni. Certo per molti di noi che proveniva da un ambiente dichiaratamente contestatario antiautoritario questi contesti o situazioni erano parecchio distanti per intenzioni ed obiettivi ; ciò fece scaturire numerose discussioni sul significato di festa, spettacolo , rave.... e l’immancabile voglia di autogestione; condizione questa assai problematica da sempre e non ancora chiarita. AUTOGESTIONE parola magica di uso comune che vuole significare tutto ,troppo e niente. Sicuramente una parola diffusa ed abusata. Mah!................................................................

Pare che all’interno della cartiera un paio di settimane prima , durante un sopraluogo, venne trovato un pacco contenente un etto di eroina purissima. Forse leggende metropolitane. Prurito garantito di prima qualità.

                                                                                                                             duesettembremillenovecentonovantasette


 Contributo individuale di  Meridiana 0.7

martedì 14 novembre 2023

PER L’AUTONOMIA INDIVIDUALE E COLLETTIVA (1996)

 


PER L’AUTONOMIA INDIVIDUALE E COLLETTIVA


«Ogni tipo di sfruttamento governativo si fonda parimenti sul consenso e sulla forza, ma non è mai possibile determinare il grado di intervento di questi due elementi.»                             

 (A. M. Bonanno, «Potere e contropotere», 1971) 


UNA FORMA CONSUETA DI CONSENSO GOVERNATIVO E’ SEMPRE STATO L’ALLESTIMENTO PROGRAMMATO DELLE CAMPAGNE ELETTORALI, UTILI PER INSEDIARE, NEI POSTI CHIAVE DEL POTERE POLITICO E DECISIONALE, I VARI DEPUTATI BURATTINAI DI QUESTO SPORCO SISTEMA.

LA FORZA STA NELLA CAPACITA’ DI QUESTI, UNA VOLTA ELETTI E DELEGATI QUALI RAPPRESENTANTI DEL POPOLO, DI EMANARE NUOVE LEGGI PER REPRIMERE LA VOLONTA’ E IL PENSIERO DEI SINGOLI, PER STABILIRE QUALI SONO I BISOGNI E I SOGNI DI CHIUNQUE, PER IMPEDIRE POSSIBILI CAMBIAMENTI E ALTERNATIVE A QUESTO STATO DI COSE.

QUALE PROFONDA MOTIVAZIONE DOVREBBE SPINGERCI, ANCORA UNA VOLTA, A RINUNCIARE ALLA GESTIONE SOGGETTIVA DELLA PROPRIA ESISTENZA?  PERCHE’ SENTIRCI COSTRETTI A SCEGLIERE UNO SCHIERAMENTO POLITICO COSTITUITO DA DIVERSI PARTITI E PARTITELLI, COME SEMPRE RIUNITI INSIEME  “D’AMORE E D’ACCORDO” PER FREGARCI LA CAPACITA’ DI POTER DECIDERE AUTONOMAMENTE?

NON ESISTONO GOVERNI BUONI, NON ESISTONO PARTITI MIGLIORI DI ALTRI!

SICURAMENTE POSSIAMO RAPPRESENTARE NOI STESSI, CON I NOSTRI DESIDERI E LE NOSTRE VOGLIE, MEGLIO DI QUESTI TRISTI INDIVIDUI, CHE DAI BANDONI PUBBLICITARI AMMICCANO SGUARDI RASSICURANTI ED ELARGISCONO AMPI SORRISI!

E’ CHIARO PER CHI VUOLE VEDERLO CHE UNA VOLTA ENTRATI NEL MEGAPALAZZO DI VELLUTO ROSSO, NON POSSONO CONTINUARE A FARE I BRAVI VICINI DI CASA  CHE RISOLVERANNO I MILLE PROBLEMI DI OGNI GIORNO, MA DA POLITICANTI IN MASCHERA DECIDERANNO “CON COSCIENZA” DI CHE COSA IL MONDO HA BISOGNO.

IN PRIMIS, ORMAI RAGGIUNTE  LE ALTE POLTRONE DEL POTERE DI STATO, SI SCORDERANNO DI TE ELETTORE/ELETTRICE SALVO RICORDARSENE ALLE PROSSIME ELEZIONI, QUANDO ELEMOSINERANNO UNA MANCIATA DI VOTI PER CONTINUARE A MANGIARE GRATIS.

E’ GIUNTA L’ORA DI DIVENTARE ADULTI.

DECIDIAMO IN PRIMA PERSONA DELLA NOSTRA VITA.

NON FARTI FOTTERE UN’ALTRA VOLTA E SENZA TANTE SCUSE.

ENTRA ANCHE TU NEL POLO CON LA MERDA INTORNO, LO SCHIERAMENTO CHE TI CONSENTE DI SCROLLARTELA DI DOSSO SENZA L’AIUTO DELLA SCHEDA ELETTORALE! 


       Contributo individuale di  Meridiana 0.7



martedì 7 novembre 2023

WARNUNG VOR EINER HEILIGEN NUTTE [Rubrica di cinema] Wisit Sasanatieng (2000)

 WARNUNG VOR EINER HEILIGEN NUTTE

ATTENZIONE ALLA PUTTANA SANTA

Rubrica di cinema [da un film del 1970 sulla visione del cinema di Rainer Werner Fassbinder, 1945-1982] con qualche precisazione:

Nessuna narrazione della trama dei film consigliati, salvo qualche dettaglio utile per le considerazioni in merito.

Nessun film che non ci sia piaciuto, lasciamo le critiche ai critici di professione.

Niente spazio alla macchina hollywoodiana anche se di manifattura europea o africana o quant'altro.

Nessuna censura di natura moralistica.  



LE LACRIME DELLA TIGRE NERA di  Wisit Sasanatieng

Amado mio


A metà strada tra il melodramma all'italiana con Amedeo Nazzari, il western all'americana con incursioni nei polizieschi anni settanta, e i film splatter giapponesi questo ultra melò orientale a tratti forti turchese e fucsia ripristina in maniera divertente e sarcastica un genere che salvo rare eccezioni stanca e come dire è ormai superato da un cinema o super-realistico o sensazionalistico nell'abuso degli effetti speciali e delle vicende da cronaca nera.
Qui invece sembra di stare in un set da teatro di posa ante-litteram prima avanspettacolo, prima di Esther Williams e il suo nuoto sincronizzato.
Alcuni quadri dal colore artificiale ricordano certe inquadrature eccessive nel decoro e nell'arredamento di Wang e
Spesso la sensazione è che si sia girato due film diversi, da una parte le vicenda sentimentale, un classico amore impossibile tra due protagonisti di estrazione sociale differente, e un western primordiale nella lotta tra il bene  e il  male. E' qui che però a differenza dei polpettoni americani dove gli indiani sono sempre i cattivi e i cowboys sono i buoni, si presenta una sfaccettatura più articolata sul finire dove forzatamente si piange per la triste sorte del protagonista redento e pentito per il suo passato da pistolero. 
Il poliziotto "buono" sembra dunque ripristinare la lotta ancestrale tra il bene e il male, ma forse serviva un finale drammatico perché è pur sempre un melodramma d'amore.

a.b. 18marzo2002

words © ANTONELLA PINTUS 

lunedì 6 novembre 2023

WARNUNG VOR EINER HEILIGEN NUTTE [Rubrica di cinema] ABEL FERRARA (1998)

 WARNUNG VOR EINER HEILIGEN NUTTE

ATTENZIONE ALLA PUTTANA SANTA

Rubrica di cinema [da un film del 1970 sulla visione del cinema di Rainer Werner Fassbinder, 1945-1982] con qualche precisazione:

Nessuna narrazione della trama dei film consigliati, salvo qualche dettaglio utile per le considerazioni in merito.

Nessun film che non ci sia piaciuto, lasciamo le critiche ai critici di professione.

Niente spazio alla macchina hollywoodiana anche se di manifattura europea o africana o quant'altro.

Nessuna censura di natura moralistica.  




ABEL FERRARA

New Rose Hotel

Il potere occulto delle multinazionali.

Gli esperti ed  attempati truffaldini -Biz (X) ( Sandi) ( Fox)m ( Hiroshi, che vuole passare alla concorrenza) compreso il suo amante (Xmpre, ma assai poco convincente, piuttosto ingenuo. Assai lontane le intenzioni del regista di voler ricreare atmosfere da “Intrigo Internazionale” con qualche riferimento lussuoso a “Notorius”, capolavoro indiscutibile delle Spy - Stories.

Ferrara non dovrebbe partecipare ai festival cinematografici, soprattutto se l’evento lo spinge ad ammorbidire o a rivedere in parte il suo pessimismo anti-hollywoodiano, giusto quel tantino per assecondare il gusto del pubblico addomesticato da più di un secolo di happy endings. Contrario e contrariato da sempre a dipingere la realtà quotidiana delle persone comuni e dei personaggi dello showbiz come una dolce passeggiata sotto il ponte di Brooklin o sul Sunset Boulevard, in quest’ultima fatica qualcosa di fastidioso e troppo ripetitivo attanaglia tutta la parte conclusiva dalla storia raccontata.

Certo sia Willem Dafoe figo di mezza età alle prese con una pischella italiana piuttosto  irriverente ( interpretata da Asia Argento che proprio simpatica non è mai stata), sia il mitico “cacciatore” Christopher Walken riescono azzeccatissimi nei loro ruoli a dare il meglio di sé. La vicenda e il soggetto sono tratti da un romanzo di William Gibbson, che narra la storia di due attempati truffaldini e puttanieri in cerca di nuove avventurose esperienze sul filo del delirio alcoolico e cocainico: obiettivo riuscire a sequestrare informazioni da un magnate giapponese solo per il piacere del rischio, per provare il brivido dell’imprevisto prima di sopravvivere agli ultimi anni di vita. Il mezzo per raggiungere lo scopo è un “godurioso pompino” fatto ad arte da una ragazzotta italiana un po' coatta, Asia Argento appunto, che si svampita e inaffidabile, ma che  astutamente riesce ad raggirare e fottere tutti, compreso il suo amante ( W. Dafoe), il quale convulsivamente per circa venti minuti si fa le seghe mentali a pensare alla sua bella giovane svanita nel nulla. Prevedibile vecchiaia senza rimedio. Finale nero come sempre, ma assai poco convincente.

Bellissimi i paesaggi e le vedute aeree su New York e Casablanca,  silenti blu e rossi violenti .   


“ Brutto ipocrita! Imbroglione! L’ateo che crede in DIO! Non è poi così facile fare l’agnostico!”

“ Tutto serve per la macina del tuo mulino, vero? E va bene.. tu non hai significato, sei un fantasma che con una gran manica  vuota accenna sogghignando a tutto ciò che la gente prova, ama o desidera. Mi fai pena!”

“ Ti faccio pena?”

“Ma non c’è proprio niente che ti tocchi il cuore e che ti riscaldi un po' ? Tutti gli uomini sognano qualcosa, ma tu non sogni, tu non hai bisogno di niente?....Non hai bisogno di niente, è  così? Amici, amore, ideali, qualcosa in cui credere?.......No! Sei un uomo solo, che non crede in niente......e nessuno verserà una lacrima o curerà la tua tomba quando sarai morto, perchè a nessuno gliene importerà niente di te, a nessuno!”

“ No vecchio ti sbagli... ! Ci sarai tu ...e io ci conto! Sennò chi altri difenderebbe il mio diritto alla solitudine!?”

                                                                     ....e l’uomo creò Satana! - STANLEY KRAMER 1998




Ms 45 - Angel of Vengeance

1980

King of New York

1989

Bad Lieutenant

1992

Body Snatchers

1993

Snake Eyes - Dangerous Game

1993

The Addiction

1994

The Funeral

1996

The Blackout

1997

 anna bolena 1998

                words  © ANTONELLA PINTUS 

venerdì 3 novembre 2023

La questione palestinese in Germania (7)

Berlino, 3 novembre 2023


Al Jazeera trasmette in diretta l'ennesimo vile attacco a G4Z4 sui civili inermi da parte delle !DF. Questa volta hanno centrato con chirurgica precisione un ambulanza nell'area adiacente all'ospedale Al Shifa situato al centro della striscia, dopo che per la terza volta avevano già  bombardato il campo profughi di Jabalya. Ogni edificio pubblico e' ormai un target, scuole ospedali, chiese e moschee, considerate basi strategiche della resistenza. Piu' di 9000 morti, quasi tutti civili, quasi la meta' bambini. La carneficina non finisce, non finirà', considerando che il premier istr43li4no non ha nessuna intenzione di ordinare una tregua se non vengono rilasciati i 200 ostaggi catturati da H4m4s il 7 ottobre scorso, nonostante gli americani attraverso le parole del segretario di stato Antony Blinken, consigliano blandamente di cautelare i civili. 

Il capo di H!sbollah, il libanese Hassan N4srallah, in una estenuante e minacciosa filippica contro i paesi occidentali, ha detto sostanzialmente che se Isr43l attacca il L!bano, loro reagiranno con forza e determinazione. Tutte le opzioni sono sul tavolo. Inconcludente contributo che non ferma l'eccidio ormai inevitabile del fiero popolo palestinese che viene massacrato nell'indifferenza generale. La UE resta a guardare di fronte alla richiesta del segretario generale dell 'ONU Antonio Guterres che chiede un cessato il fuoco da entrambi le parti e incassa il divieto di ingresso in Isr43l non senza essere accusato di anti-semitismo dall'opinione internazionale.

In tutto il mondo fiumane di attivisti e sostenitori indignate e' scesa in piazza per esprimere appoggio incondizionato al popolo palestinese e per chiedere la fine della guerra. Qui in Germania, dove poche manifestazioni sono autorizzate, si registrano arresti e denunce. Un giovane  italiano e' stato arrestato durante un corteo a Berlino-Neukölln a metà ottobre, ed e' accusato, tra l'altro, di aver scandito slogan antisemiti e anti-israeliani e di aver lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti di polizia.  La procura di Berlino ha processato il 25enne con procedura accelerata, ha annunciato venerdì un portavoce dell'autorità.

Ma protestare in sostegno della Palestina non deve essere reato e non staremo zitt3!!!

Qui di seguito pubblico la mia traduzione in italiano del contributo pubblicato il 1 novembre dal collettivo antifascista Rigaer94. Una goccia in un mare di indifferenza in questa Berlino alle porte dell'inverno, preoccupata unicamente di combattere l'aumento dell'anti-semitismo, da una parte sostenendo acriticamente lo stato di Isr43l e dall'altra ignorando le ragioni storiche, politiche e territoriali della questione palestinese. 


Handala
 dell'artista palestinese Naji al-Ali 


Alcune riflessioni sulla fuga dalla prigione più grande del mondo

Da un paio di settimane sentiamo da molti la necessità di esprimersi riguardo a ciò che “sta accadendo ora a Gaza”. Argomentazioni che sembrano quasi suggerire che sia iniziata una nuova guerra sono comuni anche negli ambienti radicali o anarchici. Da quando è cominciata la fuga da Gaza, la lotta palestinese di liberazione in Germania viene assimilata alle azioni di Hamas. Lo Stato tedesco, i partiti politici e talvolta anche i nostri compagni sono molto preoccupati di quanto si possa essere lontani o vicini alle idee di Hamas. Ma queste posizioni mettono in discussione molto poco riguardo alle radici storiche di una guerra asimmetrica che dura da più di 70 anni. Un continuo massacro del popolo palestinese è in corso fin dai tempi del colonialismo britannico, assistito dall’instaurazione di un regime di apartheid in una società di coloni creata artificialmente.

Oggi in Germania prevale ancora la necessità di condannare le storie dell’orrore e le fake news, anche quando sono già state negate dai media mainstream. Invece di ascoltare le voci della Palestina e delle comunità in esilio, c’è poca resilienza al discorso orientalista che lo Stato e i media stanno spingendo, costruendo l’immagine dell’“arabo” come il male supremo. Questa dinamica è stata presente in tutte le cosiddette “Guerre al terrorismo” a partire dall’11 settembre, ma ha avuto origine molto prima. Individui e collettivi, che non sono mai stati simpatizzanti di Hamas, si trovano oggi con le spalle al muro, costretti a seguire le direttive di un movimento bianco tedesco. Innanzitutto devono dichiarare pubblicamente la loro distanza dalle idee islamiste prima di avere lo spazio per parlare delle proprie idee politiche sulla liberazione dall’oppressione coloniale e fascista di Israele.

Il livello di violenza manifestato a Berlino nelle ultime settimane non può essere spiegato semplicemente come una reazione alla fuga da G4z4. Gli studenti possono essere schiaffeggiati da un insegnante a scuola, le persone si trovano ad affrontare la brutale violenza della polizia nelle strade e le manifestazioni sono sistematicamente vietate. Sebbene l’antisemitismo trovi le sue massime espressioni in questo territorio, e consideriamo nostra responsabilità combattere le molteplici espressioni della supremazia cristiana bianca – siano esse Hubert Aiwanger, AFD, Reichsbürger o altri – lo stato tedesco distoglie l’attenzione da questo accusando altri. L’idea dell’antisemitismo importato è e rimane un modo per la Germania di trovare un nuovo demone della storia e di spingere l’antisemitismo da sé alla Palestina in un modo storicamente revisionista. I risultati sono evidenti oggi. Con la consueta agitazione razzista, costruendo l’idea che i palestinesi sono antisemiti per natura, lo stato tedesco sta cercando di dividere la nostra classe su linee etniche e religiose, come una cortina di fumo per la divisione tra noi e i produttori di armi che attualmente guadagnano un sacco di soldi dalle azioni  Rheinmetall quotate in borsa.

Per mettere a tacere ogni resistenza alla complicità tra lo stato tedesco e l’esercito israeliano e le sue autorità sioniste, viene utilizzata la nota narrazione della colpa, dispiegandola come un manto trasparente sulle persone socializzate nel territorio controllato dallo stato tedesco. 

Solo ora, dopo oltre 100 anni?!

Ci pesa il mare di contraddizioni in cui è immersa la guerra. Da oltre 100 anni vediamo immagini di palestinesi uccisi dalle forze coloniali. Da oltre 100 anni vediamo immagini di palestinesi sfollati dai propri territori. A partire dal II Accordo di Oslo del 1995, siamo stati testimoni di come l’artiglieria narrativa del peacemaking attacchi tutte le forme di autodifesa e autodeterminazione, caratterizzandole come barbare o incivili.

Siamo stufi di vedere G4z4 sotto le macerie, dopo decenni di bombardamenti da parte delle forze isra3li4ne. Ed è con questa sensazione che abbiamo assistito all'abbattimento delle recinzioni del carcere più grande del mondo. Le persone a G4z4 sono state soggette a una costante violenza che non possiamo nemmeno immaginare possa essere inflitta suoi nostri corpi ma che è stata normalizzata per gli altri. Dopotutto, normalizzare l’oppressione di alcune persone è una necessità del mondo capitalista coloniale in cui viviamo ancora. Questa bestia ha bisogno che i colonizzati rimangano in silenzio, obbediscano passivamente. Anche la “sinistra” tedesca ama le vittime di cui “prendersi cura” per riscattare la propria colpa.

Ciò che preoccupa alcune persone in Germania oggi non è la violenza in sé e per sé, e non tutte le morti sono ugualmente inquietanti. Interiorizziamo la valutazione delle morti a cui possiamo dare un volto, mentre non ci interessano quelle senza volto. Accettiamo il fatto che alcuni possano piangere i propri cari e seppellirli, e allo stesso tempo accettiamo semplicemente la scomparsa di migliaia e migliaia di persone. Ciò che infastidisce alcune persone, soprattutto quelle al potere, è il fatto che coloro che dovrebbero rimanere passivi si stanno attivando sulla via della liberazione, ed è allora che il sistema finalmente trema. Attraverso le loro azioni, gli abitanti di G4z4 stanno costringendo noi dell’Europa centrale a smettere di guardarci l’ombelico e a prendere posizione sulla loro realtà. Oggi, coloro che dovrebbero perseguire l’ideale di sviluppo occidentale, ci rinfacciano una realtà che a volte è difficile per noi comprendere. Questo ci infastidisce, costringendoci a lasciare il posto a chi comanda, che dice cosa interessa e cosa no, e chiede di attirare l’attenzione su una realtà di cui noi tutti beneficiamo. Oppure pensiamo ancora che il nostro benessere e la nostra stabilità economica in questo Paese siano indipendenti dal massacro degli altri nel Sud del mondo?

Per molti qui, è un duro colpo per il loro ego, confrontarsi con questa realtà, essere smascherati come se non avessero una posizione chiara. Perché fino ad oggi avrebbero potuto essere indifferenti, come lo sono stati alcuni di noi, ma ora non più. Prendere posizione in questo genocidio dovrebbe essere facile per chiunque. Per noi è doloroso, contraddittorio e faticoso, ma necessario. La guerra ci mette nella posizione di non avere alcuna opzione già pronta tra cui scegliere, ma ci impone di costruire posizioni nostre, o di essere messi da parte.

Forse questa può essere un’opportunità per molti di iniziare a capire cosa significa il colonialismo anche per le persone qui, nella nostra quotidianità', e quindi di camminare sulla via delle lotte anticoloniali.

Affrontare le contraddizioni rimanendo solidali.

Nonostante le contraddizioni sopra menzionate, non ci allontaniamo dalle nostre convinzioni antimilitariste e pacifiste. Per noi è chiaro che la macchina da guerra e il mercato della morte non sono mai la via verso la liberazione. Abbiamo appreso che l’idea di una pace suprematista bianca, in cui solo i militari degli stati nazionali riconosciuti dalle Nazioni Unite combattono nei territori occupati, non è pacifica. È semplicemente un’idea ignorante, che mira a togliere lo spazio all’autodifesa monopolizzando la violenza su scala globale. Tutte le morti avvenute finora sono terribili, così come quelle che accadono oggi. Ecco perché vogliamo una lotta che garantisca che nessun altro muoia, o che venga segnato a morte a causa della sua identità, e che diventi solo un altro numero in una statistica globale.

E sappiamo per certo che la politica del regime, plasmata dall’esercito israeliano e sostenuta dall’Autorità Palestinese che ha governato questo paese dagli anni ’90 in poi, non ha fornito alcun terreno fertile per una vita in libertà, e non lo farebbe quindi in ogni possibile futuro.

Negli ultimi giorni la notizia ribadisce la posizione della Germania con Israele. Ebbene, lo Stato tedesco potrebbe, ma noi abbiamo dimostrato sulla strade di Berlino, Sonnenallee, Potsdamer Platz, O-Platz… che siamo dalla parte della Palestina.

Dal Sahara Occidentale alle montagne del Chiapas, dai territori Mapuche alla valle del Kashmir. Con il cuore rivolto a G4z4, 48 anni, e alla Cisgiordania, vale a dire alla P4lestina nel suo insieme, abbracciamo l’autorganizzazione e l’autodeterminazione dei popoli. Salutiamo coloro che sono oppressi e si sollevano per altri mondi e che si impegnano nel dialogo attraverso le azioni.

Siamo fianco a fianco con le persone che affrontano la repressione. 

Uniamoci alla Sonnenallee e scendiamo in strada a manifestare.

From the river to the sea, Palestine will be free!

Riga 94

2023 November (squat.net)


testo e traduzione words  © ANTONELLA PINTUS 


mercoledì 1 novembre 2023

La questione palestinese in Germania (6)



Qui di seguito qualche considerazione sul tema Palestina in Germania

divieto di manifestare

club & rave culture

antisemitismo

Medio Oriente

@ Radio Onda Rossa Roma 1 novembre 2023

https://www.ondarossa.info/redazionali/2023/11/germania-e-palestina

La questione palestinese in Germania (10)

 SABATO 27 APRILE 2024  Intervento e intervista@ RADIO ONDA ROSSA ROMA Germania: repressione de* proPalestine, antideutsch e technowashing |...