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domenica 9 febbraio 2025

La questione palestinese in Germania (14)

9 febbraio 2025


I politici tedeschi fanno campagna elettorale per le elezioni federali che si terranno il 23 febbraio per il rinnovo del Bundestag, il parlamento nazionale.  Ieri alla Columbia Allee e' stato contestato da un gruppo di attivistx pro-Pal il candidto del partito dei verdi Robert Habeck, uno dei  responsabili occidentali del genocidio in corso a Gaza e nella West  Bank, rifornendo di armi Israele per tramite della sua collega Annalene Baerbock ancora ministra degli esteri della coalizione di governo Ampel (dai colori del semaforo).

"L'attacco di Hamas contro Israele, con le sue numerose vittime, è stato il peggior crimine contro gli ebrei, in quanto ebrei, dai tempi della Shoah", ha affermato.

"Per le terribili sofferenze della popolazione civile a Gaza e' responsabile Hamas, ha aggiunto. "Ma questo non significa che io stia dicendo che Israele può fare qualsiasi cosa o potrebbe fare qualsiasi cosa voglia. A mio avviso, sono state compiute azioni che violano il diritto internazionale." mostrando poi una certa comprensione per chi protesta e ha perso la famiglia sotto i bombardamenti.

Purtroppo il candidato dimentica di ricordare al suo uditorio che non ci sta nessuna giustificazione per la massiccia repressione che i manifestanti subiscono dal 7 ottobre qui in Germania, dove piu' che comprensione si legittima uno stato di polizia. 

Interessante inoltre e' questa statitistica di Itidal – Dein unabhängiges Medium.che illustra  quanti deputati dentro i partiti maggioritari esprimano crtiche verso lo stato ebraico.



BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigkeit) in testa con l'80% di parlamentari, seguita dai Die Linke (la sinitra che di recente ha avuto alcune defezioni a seguito del dibattito a proposito della definizione controversa del Bundestag intorno all' antisemitismo) con il 39% e a sorpresa un timido 9,7 % proviene dal partito socialdemocratico dell'attuale cancelliere Scholz. 

I verdi di Habeck non pervenuti!!!


Solo 39 deputati su 733 che siedono al Bundestag hanno espresso critiche a Israele, cioe' il 5,3%, nonostante altri sondaggi abbiamo rilevato come tra la popolazione piu' del 50% sia piuttosto critica verso le politiche israeliane. 

Magra consolazione di fronte all'orrore a cui stiamo assistendo.












 words  © ANTONELLA PINTUS 

lunedì 25 novembre 2024

La questione palestinese in Germania (13)

 Domenica 24 novembre

Nella puntata di oggi ospite speciale: Anna Bolena.

Artista multimediale a 360*, DJane, Producer e attivista politica.

Di origini sarde, negli anni 90 si avvicina alla scena rave romana per poi trasferirsi a Berlino, continuando ad organizzare eventi nell'ambito del clubbing. Ci racconta delle sue esperienze nella capitale tedesca e anche i motivi che l'hanno spinta a prendersi una pausa dalla scena underground, in relazione anche per le sue posizioni politiche, rispetto alla situazione in Medio Oriente.

Soundtrack: Arturo, Arsenico, D.O.A, Patty Smith, Einstuerzende Neubauten e altri...

Per ascoltare il programma cliccate il link sotto!!

https://www.radiobandito.it/podcast/25229/


photo @DISCORDANT


sabato 20 luglio 2024

La questione palestinese in Germania (12)


CONTRIBUTO @ RADIO BLACKOUT TORINO

29 GIUGNO 2024

cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/29giu2024direttannabolena.mp3

 https://radioblackout.org/podcast/radio-bizarre-29-giugno-2024/


Ultima trasmissione della stagione per radio bizzarre prima di una lunga pausa estiva. Oltre ai consueti viaggi tra gli zoccoli duri e le nuove onde oggi abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Anna Bolena in diretta telefonica da Berlino per continuare a parlare di lotta in solidarietà col popolo Palestinese nei confini dello stato Tedesco e non solo.

Qui di seguito potete ascoltare il programma intero:

radio bizarre 29 giu 2024

Qui, invece, trovate l’audio della telefonata con Anna Bolena:

diretta con anna bolena 29 giu 2024

Qui il link alla precedente chiacchierata

https://radioblackout.org/podcast/radio-bizarre-18-maggio-2024/

mercoledì 22 maggio 2024

La questione palestinese in Germania (11)

CONTRIBUTO PER RADIO BLACKOUT TORINO 

18 MAGGIO 2024



cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/direttaannabolena_nakbatag_18maggio2024.mp3





… e ogni tanto anche radio bizarre si ricorda di confezionare il podacst della trasmissione…

qui troverete l’audio della trasmissione completa:

18 maggio 24

qui l’audio del solo intervento telefonico di Anna Bolena sul Nakba tag a Berlino per presentare il corteo di oggi 18 maggio 2024, le iniziative dei giorni scorsi per commemorare i 76 anni dalla Nakba (che ricorreva il 15 maggio) e per parlare ancora di repressione e cesura contro chi appoggia il popolo palestinese e denuncia il genocidio in corso:

anna bolena su nakba tag a berlino18 maggio 24

cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/direttaannabolena_nakbatag_18maggio2024.mp3

Per approfondire ecco i link a due interventi di Anna Bolena sul tema Germania e Palestina a radio ondarossa

https://www.ondarossa.info/redazionali/2023/11/germania-e-palestina

https://www.ondarossa.info/redazionali/2024/04/germania-repressione-de-propalestine

 

 

 Durante la trasmissione accenno all’opera dell’autore di fumetti palestinese Naji al Ali assassinato a Londra nel 1987 per le su eposizioni politiche e autore, tra l’altro, de Filastin opera pubblicata in italiano da eris edizioni realizzato con il Comitato in solidarietà con il popolo palestinese di Torino

Qui il link per leggere e scaricare Filastin:

https://www.erisedizioni.org/uniti-a-handala/

radio bizarre – 18 maggio 2024 – Radio Blackout 105.25FM



sabato 13 aprile 2024

La questione palestinese in Germania (9)

A seguito dell'interruzione forzata da parte della polizia, del Congresso sulla Palestina che avrebbe dovuto tenersi questo weekend a Berlino, qui di seguito il comunicato del collegio degli avvocati che rappresentano le associazioni e le organizzazioni coinvolte.

 

Home (palaestinakongress.de)


COLLEGGIO DEGLI AVVOCATI BERLINESI 

Berlino, 13 aprile 2024

Dichiarazione del collegio degli avvocati sullo scioglimento e il divieto del “Congresso Palestinese – Accusiamo!” previsto dal 12 al 14 aprile 2024 a Berlino

Siamo un collettivo di avvocati a Berlino che fornisce consulenza preparatoria e rappresenta gli organizzatori del “Congresso della Palestina – Accusiamo!” 

Il congresso è stato registrato dall'associazione Jewish Voice for a Just Peace in the Middle East - EJJP Deutschland e.V.  come evento/incontro al chiuso.

Il comitato era ed è il referente della polizia di Berlino.

I. L'evento

Gli organizzatori, in collaborazione con un gran numero di azioni politiche, ONG, associazioni per i diritti civili e singoli individui, hanno pianificato il Congresso Palestinese 2024 come un forum di scambio articolato delle diverse espressioni e opinioni politiche. L'obiettivo era dibattere in merito agli attacchi militari delle forze armate israeliane effettuati a seguito dell'azione dei combattenti di Hamas contro 1.200 cittadini israeliani e di altre nazionalita' il 7 ottobre 2023 e l'accusa di violazione delle norme ONU ai sensi del diritto internazionale e della Convenzione sul genocidio ritenuta plausibile dalla Corte Internazionale di Giustizia. Gli organizzatori hanno voluto ricordare gli oltre 32.000 palestinesi che hanno perso la vita a causa dell'intervento militare nella Striscia di Gaza, le famiglie uccise, le infrastrutture civili distrutte, i beni culturali perduti e gli 1,9 milioni di sfollati colpiti dalle conseguenze devastanti dei bombardamenti. In questo contesto ha voluto discutere anche la questione di come e in che misura la politica della Repubblica Tedesca contribuisce a questo scopo. Allo stesso tempo, il richiedente voleva garantire che le persone colpite dagli eventi potessero superare il loro senso di impotenza politica e difficolta' di azione diretta, fare rete per raggiungere l’obiettivo comune di un cessato il fuoco, fornire assistenza alle persone bisognose di aiuto, e la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri politici, nell' intento di creare in Medio Oriente le condizioni politiche secondo il rispetto del ​​diritto internazionale  per garantire una pace duratura basata su un modello sociale egualitario.

II. Precedenti discussioni sulla sicurezza in base al requisito di cooperazione

In anticipo si sono svolti diversi colloqui di sicurezza tra il mandante, il collegio degli avvocati e la polizia con l'obiettivo di garantire la sicurezza dell'evento, come richiesto dalla legge, e di svolgerlo senza interruzioni. Queste discussioni sono andate molto bene; non abbiamo mai avuto motivo di presumere che ci fossero intenzioni di vietare o limitare gli accordi, nonostante la pressione della politica e dei media.

La mattina del congresso, il 12 aprile 2024, il programma e i relatori ivi previsti sono stati discussi e confermati con la polizia. Le misure di polizia poi intraprese durante il congresso sono state una sorpresa e contraddicono l'esigenza di cooperazione. L'obbligo di cooperazione è sancito dalla legge di Berlino sulla libertà di riunione e costituisce la base per tutte le discussioni tra il richiedente, gli avvocati e la polizia.

III. Misure di polizia all'inizio del Congresso Palestinese

Dopo la prima conferenza e streaming, mentre veniva trasmesso un videomessaggio del Dr. Salman Abu Sitta (cartografo e storico) è entrata nella sala riunioni la polizia di Duisburg in assetto antisommossa, che si è subito messa in fila davanti al palco e ha chiesto che il video fosse interrotto. Il motivo addotto era che all'oratore era stato vietato di mettere piede a Berlino. Gli organizatori  non erano stati precedentemente informati di tale divieto. Dopo che inizialmente la musica continuava ad essere riprodotta, la porta della sala è stata aperta con la forza e l'elettricità è stata staccata senza usare la chiave che era stata offerta più volte. Nonostante questa escalation di azione della polizia - l'organizzatore avrebbe adattato il programma conoscendo la richiesta della polizia - la situazione sul posto è rimasta calma, il servizio d'ordine ha calmato i partecipanti e non ci sono stati scontri fisici.

Si sono svolti colloqui di cooperazione con l'ufficiale di riferimento della polizia della Renania Settentrionale-Vestfalia che fornisce assistenza amministrativa. È stato sottolineato che già in tribunale era stato chiarito che il divieto di riunione non si applica alla riproduzione di video da parte di persone all'estero. Era stato promesso che questo sarebbe stato esaminato. Secondo quanto riferito, né la polizia né il rappresentante della Procura presente sono stati in grado di accertare se il contenuto del video incriminato contenesse parole vietate. Quando il mandante si è tuttavia offerto di non riprodurre il video, è stato affermato che il live streaming avrebbe potuto causare denunce penali in tutto il mondo e  che avrebbe allargato in modo imponderabile la cerchia degli spettatori. Subito dopo in segno di protesta contro l'ordinanza, si e' proposto di rinunciare temporaneamente allo streaming live per poter continuare l'evento. Sembrava un compromesso fattibile. Tuttavia il direttore generale delle operazioni ha deciso che l'assemblea doveva essere sciolta e che il congresso non poteva aver luogo, a causa del videomessaggio del Dr. Salman Abu Sitta e della sua interdizione. 

In linea di principio, le riunioni in ambienti chiusi possono essere sciolte o vietate ai sensi dell'articolo 22 n. 3 VersFG di Berlino se 1. esiste il pericolo immediato di un esito non pacifico, o 2. un pericolo immediato per la vita e l'incolumità delle persone, oppure 3. il pericolo immediato. È possibile che in assemblea vengano rese dichiarazioni che costituiscano reato perseguibile d'ufficio. Niente di tutto ciò è presente in questo caso. Non c’era alcun pericolo immediato di un esito non pacifico, né rischio per la vita o di incolumità fisica, o di offese legate al contenuto dell'intervento.


IV. Norma giuridica per lo scioglimento e il divieto

Secondo la giurisprudenza, l'abolizione dell'articolo 22 n. 3 VersFG BE e dell'articolo 5 della legge sull'Assemblea federale viene interpretata nel senso che:

“Da un lato, i reati di espressione di opinione ivi contemplati devono essere di notevole importanza e portare a disarmonia, e dall’altro, i fatti su cui si fonda il divieto devono essere accertati con certezza tale da escludere ogni ragionevole dubbio, in modo che le ulteriori richieste la previsione del comportamento dell'organizzatore o dei suoi seguaci costituisce una base valida (cfr. delibera del Senato del 25 aprile 1998 - 1 S 1143/98 - VBlBW 1998, 426).

Un divieto totale può essere preso in considerazione solo se ci sono circostanze evidenti che suggeriscono che rappresentare o tollerare opinioni e dichiarazioni criminali sia la preoccupazione principale del raduno. Se una previsione attendibile dei rischi non consente questa conclusione, sono ammesse solo restrizioni meno drastiche (cfr. Dietel/Gintzel/Kniesel, a.a.O. § 5 Rn. 33). Poiché le semplici restrizioni sono interventi minori rispetto al divieto, dall'autorizzazione al divieto si può trarre una conclusione all'autorizzazione a emanare misure che eludono il divieto ma sono tuttavia adatte allo scopo nell'applicazione del principio di necessità (cfr. Dietel/Gintzel /Kniesel, a.a.O. § 5 Rn. 43 m.w.N.).” (VGH Mannheim, sentenza del 12 luglio 2010 – 1 S 349/10 –, juris 45)

Secondo tali principi, l'ordinanza impugnata è priva di fondamento fattuale. Come ha ammesso lo stesso direttore generale delle operazioni davanti al collegio degli avvocati, gli organizzatori non erano a conoscenza dell'esistenza di divieti di attività da parte di persone non presenti. Nel corso dell'incontro non sono stati individuati fatti penali che, per la loro natura e gravità, debbano essere perseguiti come reato perseguibile d'ufficio. L'ordine di scioglimento non si basava su tali constatazioni.

Le dichiarazioni – ammesso che fossero punibili – non miravano né erano idonee a causare disturbo alla quiete pubblica – né all’interno dell’assemblea stessa né al di fuori di essa. L'organizzatore non ha nemmeno dato seguito a tale richiesta. L’intero scenario dell’orchestrazione delle misure di polizia non offriva alcuna opportunità per questo. I partecipanti alla riunione avevano la sensazione di trovarsi a una riunione di polizia piuttosto che a una riunione sorvegliata dalla polizia.

A causa della impossibilita' di prevedere eventuali rischi di pericolo per l'evento o di anticipare il comportamento dell'organizzatore o dei partecipanti, si puo' presumere che le motivazioni addotte per lo scioglimento del 12 aprile 2024 e l'ulteriore divieto nei giorni successivi della manifestazione fino al 14, sono al di là di ogni ragionevole dubbio arbitrarie.

Questa constatazione è ulteriormente rafforzata dal fatto che l'organizzatore non viola il divieto di attività – di cui non era a conoscenza – quando mostra il video di un cittadino di uno Stato terzo in Germania che si trova all'estero. 

Misure relative a un caso simile di divieto di attività politica sono state dichiarate illegali dal VG Berlin proprio l’anno scorso (VG Berlin, sentenza del 22 marzo 2023, VG 24 K 256.19). Qui la polizia si rifiuta di prendere atto della giurisprudenza e di applicarla.


V. Misure più blande dello scioglimento erano chiaramente possibili

Secondo l'articolo 22 comma 2 della VersFG BE si sarebbero dovute adottare misure più blande, vale a dire il divieto di riprodurre o riprodurre determinati videomessaggi o il divieto di parlare per i presenti. Tuttavia né l'autorità si è avvalsa di ciò nella sua decisione, né sono stati impartiti ordini corrispondenti sul posto. Era risaputo che Salman Abu Sitta avrebbe inviato un saluto al Congresso. Nello scambio di informazioni con la polizia dell'8 aprile 2024 è stato inoltre annunciato che i contributi riprodotti sarebbero stati preventivamente controllati per eventuali contenuti criminali e che tutti gli oratori sarebbero stati informati sulla situazione giuridica nella Repubblica federale. Ciò è stato ripetuto anche al responsabile generale delle operazioni. È stato inoltre offerto di mettere i contributi video a disposizione della polizia per la revisione. Anche questo non è stato affrontato.

La polizia ha così mostrato un comportamento del tutto sproporzionato e incostituzionale. Le numerose e serie preoccupazioni e argomentazioni legali presentate dal collettivo di avvocati sono state ignorate.

La sala è stata poi sgombrata e ci sono stati almeno tre arresti. È stato inoltre riferito che ex partecipanti e giornalisti sono stati seguiti, osservati, identificati e perquisiti dalla polizia mentre tornavano a casa.

VI. Ulteriori divieti di attività politica e di contatto

Ancor prima dell'inizio dell'evento, è stato annunciato che un relatore in viaggio dalla Gran Bretagna, il Dr. A Ghassan Abu Sittah (rettore dell'Università di Glasgow e medico) è stato vietato l'ingresso nel Paese dalla polizia federale, che è stato detenuto nella zona del terminal e il suo passaporto è stato confiscato fino al suo ritorno a Londra dopo un lungo interrogatorio. Gli è stato anche vietato di tenere il suo discorso online.

Il 13 aprile 2024 si è saputo che era stato emesso un “divieto di attività” contro Yannis Varoufakis (ex ministro delle finanze greco e presidente del partito Diem25), anche questo su ordine verbale della polizia. L'ordine è stato emesso dalla Polizia Federale per conto del Ministero Federale degli Interni. La base giuridica non è stata comunicata.

I nostri clienti sono inoltre venuti a conoscenza di ulteriori divieti di contatto e di attività in almeno due casi. È stato proibito qualsiasi contatto o accomodamento con i partecipanti o gli organizzatori del Congresso sulla Palestina.

VII. Intimidazione

Non va sottaciuto che la messa al bando del Congresso palestinese fa parte di vari precedenti episodi di mobbing. Ciò include, tra l'altro, il blocco del conto bancario Jüdische Stimme e.V., utilizzato per raccogliere donazioni per il congresso. Ciò include anche gli "avvertimenti di sicurezza" della polizia contro il Café MadaMe, dove avrebbe dovuto svolgersi una serata di raccolta fondi per il Congresso della Palestina, che è stata annullata sotto pressione. Tra questi rientrano anche i tentativi di intimidazione contro il proprietario della sala del Congresso Palestinese: diverse autorità sono state chiamate in causa per constatare presunte carenze nella protezione antincendio e nel permesso d'uso.

VIII. Conclusione

Il Collegio degli avvocati di Berlino rimane scosso di fronte a questi sviluppi. Ogni tentativo costituzionale di proteggere l'incontro e i partecipanti all'incontro e di garantire che tutto si svolgesse regolarmente e legalmente è stato reciso dalla polizia. Si è creata l'impressione che la tutela giuridica sia stata calpestata, al di là di ogni comprovata esperienza nel diritto assembleare, nella giurisprudenza e nei precetti costituzionali. Rafforza inoltre l’impressione che la polizia sia stata esposta a pressioni politiche che la hanno portata ad agire consapevolmente in modo illegale. Una risposta costituzionale non solo ci è resa più difficile, ma ora è quasi impossibile: un precedente divieto – come richiesto dalla politica e dai media – non avrebbe potuto essere emanato in modo giuridicamente sicuro; Gli organizzatori avrebbero potuto difendersi con successo da questo attraverso una protezione legale urgente. Il divieto locale ha ridotto al massimo la tutela giuridica.

Possiamo solo supporre che la questione palestinese e la discussione sul genocidio verranno messe a tacere, nonostante i molteplici ordini provvisori dell’ICJ. E questo nonostante il coinvolgimento tedesco nel genocidio, attualmente in fase di negoziazione all’Aia. Con l’attenzione nazionale e internazionale rivolta alla repressione del Congresso palestinese, ora è accaduto il contrario.


traduzione e sintesi dal tedesco AP


venerdì 3 novembre 2023

La questione palestinese in Germania (7)

Berlino, 3 novembre 2023


Al Jazeera trasmette in diretta l'ennesimo vile attacco a G4Z4 sui civili inermi da parte delle !DF. Questa volta hanno centrato con chirurgica precisione un ambulanza nell'area adiacente all'ospedale Al Shifa situato al centro della striscia, dopo che per la terza volta avevano già  bombardato il campo profughi di Jabalya. Ogni edificio pubblico e' ormai un target, scuole ospedali, chiese e moschee, considerate basi strategiche della resistenza. Piu' di 9000 morti, quasi tutti civili, quasi la meta' bambini. La carneficina non finisce, non finirà', considerando che il premier istr43li4no non ha nessuna intenzione di ordinare una tregua se non vengono rilasciati i 200 ostaggi catturati da H4m4s il 7 ottobre scorso, nonostante gli americani attraverso le parole del segretario di stato Antony Blinken, consigliano blandamente di cautelare i civili. 

Il capo di H!sbollah, il libanese Hassan N4srallah, in una estenuante e minacciosa filippica contro i paesi occidentali, ha detto sostanzialmente che se Isr43l attacca il L!bano, loro reagiranno con forza e determinazione. Tutte le opzioni sono sul tavolo. Inconcludente contributo che non ferma l'eccidio ormai inevitabile del fiero popolo palestinese che viene massacrato nell'indifferenza generale. La UE resta a guardare di fronte alla richiesta del segretario generale dell 'ONU Antonio Guterres che chiede un cessato il fuoco da entrambi le parti e incassa il divieto di ingresso in Isr43l non senza essere accusato di anti-semitismo dall'opinione internazionale.

In tutto il mondo fiumane di attivisti e sostenitori indignate e' scesa in piazza per esprimere appoggio incondizionato al popolo palestinese e per chiedere la fine della guerra. Qui in Germania, dove poche manifestazioni sono autorizzate, si registrano arresti e denunce. Un giovane  italiano e' stato arrestato durante un corteo a Berlino-Neukölln a metà ottobre, ed e' accusato, tra l'altro, di aver scandito slogan antisemiti e anti-israeliani e di aver lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti di polizia.  La procura di Berlino ha processato il 25enne con procedura accelerata, ha annunciato venerdì un portavoce dell'autorità.

Ma protestare in sostegno della Palestina non deve essere reato e non staremo zitt3!!!

Qui di seguito pubblico la mia traduzione in italiano del contributo pubblicato il 1 novembre dal collettivo antifascista Rigaer94. Una goccia in un mare di indifferenza in questa Berlino alle porte dell'inverno, preoccupata unicamente di combattere l'aumento dell'anti-semitismo, da una parte sostenendo acriticamente lo stato di Isr43l e dall'altra ignorando le ragioni storiche, politiche e territoriali della questione palestinese. 


Handala
 dell'artista palestinese Naji al-Ali 


Alcune riflessioni sulla fuga dalla prigione più grande del mondo

Da un paio di settimane sentiamo da molti la necessità di esprimersi riguardo a ciò che “sta accadendo ora a Gaza”. Argomentazioni che sembrano quasi suggerire che sia iniziata una nuova guerra sono comuni anche negli ambienti radicali o anarchici. Da quando è cominciata la fuga da Gaza, la lotta palestinese di liberazione in Germania viene assimilata alle azioni di Hamas. Lo Stato tedesco, i partiti politici e talvolta anche i nostri compagni sono molto preoccupati di quanto si possa essere lontani o vicini alle idee di Hamas. Ma queste posizioni mettono in discussione molto poco riguardo alle radici storiche di una guerra asimmetrica che dura da più di 70 anni. Un continuo massacro del popolo palestinese è in corso fin dai tempi del colonialismo britannico, assistito dall’instaurazione di un regime di apartheid in una società di coloni creata artificialmente.

Oggi in Germania prevale ancora la necessità di condannare le storie dell’orrore e le fake news, anche quando sono già state negate dai media mainstream. Invece di ascoltare le voci della Palestina e delle comunità in esilio, c’è poca resilienza al discorso orientalista che lo Stato e i media stanno spingendo, costruendo l’immagine dell’“arabo” come il male supremo. Questa dinamica è stata presente in tutte le cosiddette “Guerre al terrorismo” a partire dall’11 settembre, ma ha avuto origine molto prima. Individui e collettivi, che non sono mai stati simpatizzanti di Hamas, si trovano oggi con le spalle al muro, costretti a seguire le direttive di un movimento bianco tedesco. Innanzitutto devono dichiarare pubblicamente la loro distanza dalle idee islamiste prima di avere lo spazio per parlare delle proprie idee politiche sulla liberazione dall’oppressione coloniale e fascista di Israele.

Il livello di violenza manifestato a Berlino nelle ultime settimane non può essere spiegato semplicemente come una reazione alla fuga da G4z4. Gli studenti possono essere schiaffeggiati da un insegnante a scuola, le persone si trovano ad affrontare la brutale violenza della polizia nelle strade e le manifestazioni sono sistematicamente vietate. Sebbene l’antisemitismo trovi le sue massime espressioni in questo territorio, e consideriamo nostra responsabilità combattere le molteplici espressioni della supremazia cristiana bianca – siano esse Hubert Aiwanger, AFD, Reichsbürger o altri – lo stato tedesco distoglie l’attenzione da questo accusando altri. L’idea dell’antisemitismo importato è e rimane un modo per la Germania di trovare un nuovo demone della storia e di spingere l’antisemitismo da sé alla Palestina in un modo storicamente revisionista. I risultati sono evidenti oggi. Con la consueta agitazione razzista, costruendo l’idea che i palestinesi sono antisemiti per natura, lo stato tedesco sta cercando di dividere la nostra classe su linee etniche e religiose, come una cortina di fumo per la divisione tra noi e i produttori di armi che attualmente guadagnano un sacco di soldi dalle azioni  Rheinmetall quotate in borsa.

Per mettere a tacere ogni resistenza alla complicità tra lo stato tedesco e l’esercito israeliano e le sue autorità sioniste, viene utilizzata la nota narrazione della colpa, dispiegandola come un manto trasparente sulle persone socializzate nel territorio controllato dallo stato tedesco. 

Solo ora, dopo oltre 100 anni?!

Ci pesa il mare di contraddizioni in cui è immersa la guerra. Da oltre 100 anni vediamo immagini di palestinesi uccisi dalle forze coloniali. Da oltre 100 anni vediamo immagini di palestinesi sfollati dai propri territori. A partire dal II Accordo di Oslo del 1995, siamo stati testimoni di come l’artiglieria narrativa del peacemaking attacchi tutte le forme di autodifesa e autodeterminazione, caratterizzandole come barbare o incivili.

Siamo stufi di vedere G4z4 sotto le macerie, dopo decenni di bombardamenti da parte delle forze isra3li4ne. Ed è con questa sensazione che abbiamo assistito all'abbattimento delle recinzioni del carcere più grande del mondo. Le persone a G4z4 sono state soggette a una costante violenza che non possiamo nemmeno immaginare possa essere inflitta suoi nostri corpi ma che è stata normalizzata per gli altri. Dopotutto, normalizzare l’oppressione di alcune persone è una necessità del mondo capitalista coloniale in cui viviamo ancora. Questa bestia ha bisogno che i colonizzati rimangano in silenzio, obbediscano passivamente. Anche la “sinistra” tedesca ama le vittime di cui “prendersi cura” per riscattare la propria colpa.

Ciò che preoccupa alcune persone in Germania oggi non è la violenza in sé e per sé, e non tutte le morti sono ugualmente inquietanti. Interiorizziamo la valutazione delle morti a cui possiamo dare un volto, mentre non ci interessano quelle senza volto. Accettiamo il fatto che alcuni possano piangere i propri cari e seppellirli, e allo stesso tempo accettiamo semplicemente la scomparsa di migliaia e migliaia di persone. Ciò che infastidisce alcune persone, soprattutto quelle al potere, è il fatto che coloro che dovrebbero rimanere passivi si stanno attivando sulla via della liberazione, ed è allora che il sistema finalmente trema. Attraverso le loro azioni, gli abitanti di G4z4 stanno costringendo noi dell’Europa centrale a smettere di guardarci l’ombelico e a prendere posizione sulla loro realtà. Oggi, coloro che dovrebbero perseguire l’ideale di sviluppo occidentale, ci rinfacciano una realtà che a volte è difficile per noi comprendere. Questo ci infastidisce, costringendoci a lasciare il posto a chi comanda, che dice cosa interessa e cosa no, e chiede di attirare l’attenzione su una realtà di cui noi tutti beneficiamo. Oppure pensiamo ancora che il nostro benessere e la nostra stabilità economica in questo Paese siano indipendenti dal massacro degli altri nel Sud del mondo?

Per molti qui, è un duro colpo per il loro ego, confrontarsi con questa realtà, essere smascherati come se non avessero una posizione chiara. Perché fino ad oggi avrebbero potuto essere indifferenti, come lo sono stati alcuni di noi, ma ora non più. Prendere posizione in questo genocidio dovrebbe essere facile per chiunque. Per noi è doloroso, contraddittorio e faticoso, ma necessario. La guerra ci mette nella posizione di non avere alcuna opzione già pronta tra cui scegliere, ma ci impone di costruire posizioni nostre, o di essere messi da parte.

Forse questa può essere un’opportunità per molti di iniziare a capire cosa significa il colonialismo anche per le persone qui, nella nostra quotidianità', e quindi di camminare sulla via delle lotte anticoloniali.

Affrontare le contraddizioni rimanendo solidali.

Nonostante le contraddizioni sopra menzionate, non ci allontaniamo dalle nostre convinzioni antimilitariste e pacifiste. Per noi è chiaro che la macchina da guerra e il mercato della morte non sono mai la via verso la liberazione. Abbiamo appreso che l’idea di una pace suprematista bianca, in cui solo i militari degli stati nazionali riconosciuti dalle Nazioni Unite combattono nei territori occupati, non è pacifica. È semplicemente un’idea ignorante, che mira a togliere lo spazio all’autodifesa monopolizzando la violenza su scala globale. Tutte le morti avvenute finora sono terribili, così come quelle che accadono oggi. Ecco perché vogliamo una lotta che garantisca che nessun altro muoia, o che venga segnato a morte a causa della sua identità, e che diventi solo un altro numero in una statistica globale.

E sappiamo per certo che la politica del regime, plasmata dall’esercito israeliano e sostenuta dall’Autorità Palestinese che ha governato questo paese dagli anni ’90 in poi, non ha fornito alcun terreno fertile per una vita in libertà, e non lo farebbe quindi in ogni possibile futuro.

Negli ultimi giorni la notizia ribadisce la posizione della Germania con Israele. Ebbene, lo Stato tedesco potrebbe, ma noi abbiamo dimostrato sulla strade di Berlino, Sonnenallee, Potsdamer Platz, O-Platz… che siamo dalla parte della Palestina.

Dal Sahara Occidentale alle montagne del Chiapas, dai territori Mapuche alla valle del Kashmir. Con il cuore rivolto a G4z4, 48 anni, e alla Cisgiordania, vale a dire alla P4lestina nel suo insieme, abbracciamo l’autorganizzazione e l’autodeterminazione dei popoli. Salutiamo coloro che sono oppressi e si sollevano per altri mondi e che si impegnano nel dialogo attraverso le azioni.

Siamo fianco a fianco con le persone che affrontano la repressione. 

Uniamoci alla Sonnenallee e scendiamo in strada a manifestare.

From the river to the sea, Palestine will be free!

Riga 94

2023 November (squat.net)


testo e traduzione words  © ANTONELLA PINTUS 


lunedì 28 novembre 2022

La questione palestinese in Germania (2)

 Il caso di Yazan Khalili


Documenta, che si tiene a Kassel in Germania ogni cinque anni, rappresenta sicuramente uno degli eventi artistici più prestigiosi e piu' conosciuti nel mondo. Artisti illustri come Joseph Beuys, Marina Abramovic, Giuseppe Penone, Gerhard Richter sono presenti nei cataloghi della kermesse cosmopolita iniziata nel 1955 con rinomate opere multimediali, performance e installazioni, cosi come le contemporanee ricerche cromatiche del fotografo e architetto palestinese Yazan Khalili, responsabile del Khalil Sakakini Cultural Centre a Ramallah e fondatore del collettivo The Question of Funding, highligh della prossima documenta15.
L'artista ha ricevuto il 28 maggio un messaggio tramite WhatsApp che lo informava di un atto di vandalismo nel suo spazio espositivo: il lancio di un estintore e scritte minacciose sui muri, accuse criptate da sigle e numeri inneggianti a un non precisato antisemitismo.


In Germania è piuttosto frequente l'accusa di antisemitismo. L'annosa tensione politica e culturale che anima il dibattito pubblico, sui media, e al Bundestag, il parlamento, tra sostenitori dell'"antisionismo", che accusano i governi israeliani di aver espropriato illegalmente territori palestinesi, richiamandosi alle risoluzioni dell'Onu dal 1947 a oggi, e la recente campagna di denuncia di violazione dei diritti umani nei territori occupati da parte di Amnesty International: Israel/OPT: Israel must dismantle its system of apartheid. I sostenitori di queste due denunce di violazioni di diritti umani vengono confusi spesso con i veri antisemiti, i negazionisti dell'olocausto, nazionalisti arabi e esponenti della destra, non soltanto quella estrema, conservatori, omofobi, sovranisti e razzisti, la cui matrice storica e politica e' decisamente diversa, e i difensori viscerali di Israele, che dalla caduta del muro fino a oggi si identificano in una serie di gruppi e collettivi Antifa/Antideutsch (anti fasci e antinazionalisti) profondamente critici sia nei confronti della sinistra extraparlamentare degli anni 70, colpevoli secondo loro di essere antisemiti perché' filopalestinesi, ma anche dell'attuale corso politico governativo, nonostante finanzi e sostenga la politica di Israele con ingenti commesse belliche e alimentari. Dal 2019, il parlamento tedesco, con la ex cancelliera Angela Merkel, ha stigmatizzato esplicitamente il movimento BDS Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, causando epurazioni tra i sostenitori che sono stati privati ​​di premiazioni o finanziamenti pubblici o privati, cancellati dagli eventi e pubblicamente denunciati come antisemiti.

Documenta15- che si tiene dal 18 giugno al 25 settembre 2022 - è curata dal collettivo artistico indonesiano Ruangrupa, che ha rotto con la tradizionale curatela utilizzando un formato collaborativo, invitando artisti provenienti da paesi del sud del mondo.

In risposta all'attacco razzista dello spazio espositivo di Khalili, Ruangrupa ha affermato di aver presentato una denuncia penale alla polizia e di voler rafforzare la sicurezza dell'evento. L'allarme era già scattato ad aprile, dopo che sono stati affissi adesivi sul quartier generale di Ruangrupa, in cui era scritto “Libertà invece dell'Islam! Nessun compromesso con la barbarie!” e anche “Solidarietà con Israele”.
In seguito si e' intensificato l'attacco ad artisti palestinesi presenti a Documenta da parte del blog di notizie Ruhrbarone, che ha pubblicato un post di autore anonimo proveniente dall'Alleanza di Kassel contro l'antisemitismo, un gruppo che si identifica come parte della scena "anti-tedesca".
Il post sul blog accusava diverse figure coinvolte in Documenta di antisemitismo per il loro sostegno al BDS o per la firma di petizioni critiche nei confronti di Israele. L'attacco si è concentrato in particolare su Khalili e The Question of Funding e sul loro collegamento con il Centro culturale Khalil al-Sakakini a Ramallah.

L'autore anonimo descrive al-Sakakini, un intellettuale nazionalista arabo nato negli anni '70 dell'Ottocento, come un simpatizzante nazista, un resoconto confutato dallo storico Jens Hanssen dell'Università' di Toronto, esperto di politiche del Medio Oriente, che studiando gli otto diari scritti dallo studioso palestinese è giunto alla conclusione che si tratta di illazioni riprese da esponenti tedeschi di tendenze anti-islamiche. Questi gruppi islamofobi di recente hanno criticato aspramente sia Achille Mbembe, filosofo camerunese cacciato dalla Ruhrbiennale perché' sostenitore del BDS, sia la filosofa femminista americana, studiosa delle tematiche di genere Judith Butler, perché' denuncia da anni le correnti mainstream LGBTQ in Israele che praticando il cosiddetto pink washing nascondono di fatto le responsabilità' del regime di apartheid che secondo lei penalizza i palestinesi.

Le accuse rivolte a Yazan Khalili sono poi state amplificate dai principali giornali in lingua tedesca di tutto l'arco politico, tra cui Die Tageszeitung, di sinistra, il liberale Die Zeit e il conservatore Die Welt. Ma il dibattito che circonda l'evento ha sollevato dubbi sul fatto che l'approccio della Germania alla lotta all'antisemitismo in realtà discrimini palestinesi e sostenitori dei diritti dei palestinesi, limitando di fatto la libertà dell'espressione artistica.
La Germania ospita la più grande comunità palestinese in Europa, ma molti ritengono che il clima politico stia diventando sempre più ostile nei loro confronti. Il 15 maggio, la polizia di Berlino ha proibito tutte le manifestazioni nel fine settimana dell'anniversario della 74. Nakba (la distruzione della società palestinese nel 1948 e lo sfollamento permanente della maggioranza degli arabi palestinesi in seguito alla proclamazione della nascita dello Stato di Israele) sulla base dell'alto rischio di comportamenti antisemiti, nonostante questi non fossero presenti nelle motivazioni degli organizzatori. Tra le manifestazioni era prevista una veglia organizzata dal gruppo ebraico di attivisti Palästina Spricht Palestine Speaks, che chiedono il diritto al ritorno a casa del popolo palestinese, per la giornalista di Al

Jazeera Shireen Abu Akleh, uccisa, secondo molti osservatori internazionali, dalle forze di sicurezza israeliane lo scorso 11 maggio.


 Sebbene diversi contributi sui giornali e dichiarazioni di personaggi pubblici, incluso il capo dell'Anne Frank Educational Center, abbiano respinto le affermazioni di antisemitismo fatte dal post pubblicato sul blog, la questione ha continuato ad infiammare il dibattito, coinvolgendo persino il ministro della cultura tedesco Claudia Roth. Ruangrupa ha quindi organizzato una serie di webinar per discutere del "ruolo dell'arte e della libertà artistica di fronte al crescente antisemitismo, razzismo e islamofobia", che hanno visto la partecipazione degli artisti ebrei Eyal Weizman e Hito Steyerl. Dopo che il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania ha scritto a Roth per criticare i dibattiti, Ruangrupa ha cancellato il programma e ha detto che avrebbe permesso all'evento di parlare da solo con i suoi contenuti.

L'Alleanza di Kassel contro l'antisemitismo ha negato qualsiasi collegamento con il vandalismo dichiarando sul blog Ruhrbaron che "La "187" e la "RJ Peralta" sono state scarabocchiate su una parete dello showroom. 187 è il codice penale della California per omicidio e Peralta è il nome di un estremista di destra spagnolo. RJ Peralta è anche il nome di un rapper, 187 Straßenbande è il nome di una band di Amburgo. La polizia che indaga sul caso sostiene che non e' chiaro chi sia l'autore.

Khalili inizialmente ha offerto interviste alla stampa tedesca per difendersi, ma ha poi spiegato di aver avuto la sensazione di essere sotto interrogatorio da parte di giornalisti ritenuti ostili e colpevolisti. Uno di questi gli ha chiesto se i curatori hanno commesso un errore nell'invitare il suo collettivo. "Una domanda umiliante”, ha commentato Khalili. La comunità artistica di Kassel è stata di incredibile supporto, ha detto, ma il calvario è stato estenuante. I membri del collettivo hanno dovuto ripensare la mostra, che esaminerà le strutture economiche alternative al modello istituzionale di finanziamento dell'arte in Palestina, per garantire che gli individui e le comunità palestinesi coinvolte siano protette.
L'artista ha poi raccontato che durante alcune escursioni notturne intorno a Ramallah, nei campi profughi palestinesi, che lo costringevano a fare i conti in qualsiasi momento con la possibilità di essere fermato dai soldati israeliani, ha notato una decisa differenza di intensita' nella illuminazione dei villaggi palestinesi rispetto agli insediamenti dei coloni. Nel lavoro fotografico e video, la luce non diventa solo uno specchio della condizione di miseria e di abbandono di una parte della popolazione a vantaggio dell'occupante, ma denuncia come la forza delle immagini racconti in maniera diretta le strutture del potere politico, economico e sociale.
La sua posizione sul movimento di boicottaggio del BDS, rimane in parte critica, contro il rischio di dogmatizzazione delle posizioni politiche e sociali, invitando semmai a un più ampio approccio critico anche all'interno della comunità palestinese.
La lotta e il controllo delle risorse energetiche, come l'accesso all'acqua, ritorna nel lavoro dell'artista, denunciando un annoso problema di stridente attualità se pensiamo alla guerra in Ucraina, che tanto sta dividendo l'opinione pubblica. Pensiamo a quanto sia difficile esprimere un parere non allineato alla narrativa conforme, come dimostra anche la vicenda, ancora molto oscura, della lista dei presunti putiniani d'Italia pubblicata dal Corriere della Sera. La tempestiva solidarietà al popolo ucraino lascia aperta la porta al sospetto che i governi occidentali applichino "due pesi e due misure", non trovando reazioni equivalenti nei confronti delle ingiustizie subite dai popoli arabi in Paesi governati da dittature, in cui i diritti basilari, a partire da quelli delle donne, sono negati platealmente, ma con cui i governi occidentali sono in fiorenti rapporti economici.
La Germania e il mondo s'interrogano ancora oggi sul significato da dare al sionismo, il movimento nazionalista di fine ottocento definito nelle sue linee essenziali da Theodor Herzl nel primo congresso del 1897 a Basilea e che dopo piu' di un secolo dovrebbe essere meglio analizzato, studiato e rivisto dinanzi alle nuove trasformazioni della società e della cultura internazionale. Le Nazioni Unite in una risoluzione del 1975 equipararono il sionismo al razzismo, ma la risoluzione fu poi ritirata nel 1991, come condizione richiesta da parte di Israele per partecipare alla Conferenza di Madrid.

Viene da chiedersi se sia possibile criticare il governo di Israele senza essere tacciati e additati come antisemiti, visto che non viene messa in discussione l'esistenza dello stato israeliano. Così come bisogna chiedersi se sia consentito esprimere solidarietà, dentro e fuori Israele, al popolo palestinese costretto a una mera sopravvivenza nei territori occupati. L'arte può e deve essere un momento di denuncia sociale, ma è anche un punto di confronto e dialogo che non deve essere strumentalizzato dalla propaganda politica. Per questo va difesa la libertà d'espressione artistica anche quando il suo contenuto ci pone di fronte a una realtà che non ci piace.

 fonti:

http://yazankhalili.com
https://documenta-fifteen.de
https://www.juedische-stimme.de
https://www.palaestinaspricht.de
https://www.ruhrbarone.de
https://www.faz.net/aktuell/feuilleton/kunst-und-architektur/documenta-in-der-kritik-antiisraelische-hetze-in-kassel-17729831.html
https://geschichtedergegenwart.ch/wer-war-khalil-sakakini-eine-tagebuchreise-nach-palaestina
https://bgakasselblog.wordpress.com/2022/01/07/documenta-fifteen-antizionismus-und-antisemitismus-im-lumbung
https://www.amnesty.it/apartheid-israeliano-contro-i-palestinesi-un-crudele-sistema-di-dominazione-e-un-crimine-contro-lumanita
https://www.facebook.com/pinkwashing
https://www.facebook.com/BDSItalia
https://www.aljazeera.com
https://it.wikipedia.org/wiki/Khalil_al-Sakakini
https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-where-your-outrage-legalisation-apartheid
https://de.wikipedia.org/wiki/Theodor_Herzl



words © ANTONELLA PINTUS 

La questione palestinese in Germania (1)

Il caso di Mohammed El-Kurd

Berlino 24 Giugno 2022

Dal 23 al 26 giugno, il Goethe-Institut di Amburgo e il Ministero degli esteri tedesco organizza presso il centro culturale Kampnagel il forum "Beyond the Lone Offender – Dynamics of the Global Right", che si  focalizza sulle connessioni internazionali dei movimenti di estrema destra, con particolare attenzione critica alla cosiddetta teoria dell'attentatore solitario, ritenuta da molti studiosi e attivisti, esperti di politica e geopolitica decisamente riduttiva nella spiegazione di alcuni dei recenti fatti di terrorismo avvenuti in Europa e negli Stati Uniti.




Moshtari Hilal, artista e ricercatrice di origini afgane e Sinthujan Varatharajah, filosofo tedesco di origini tamil, chiamati a coordinare una conferenza durante il forum, avevano pianificato e da tempo confermato, di presentare il giovane poeta palestinese Mohammed El-Kurd come relatore. 

Il 17 giugno il Goethe-Institut annuncia sulla piattaforma social da poco acquistata dal magnate Elon Musk quanto segue: "Dopo alcune considerazioni, il Goethe-Institut ha deciso che Mohammed El-Kurd non e' un relatore appropriato per questo forum: in precedenti post sui social media, ha fatto diversi commenti su Israele in un modo che il Goethe-Institut non trova accettabile."

A seguito di questa discutibile decisione, i due curatori che in solidarietà' hanno cancellato il panel hanno dichiarato:

"Il Goethe-Institut decide esplicitamente che la violenza che colpisce i palestinesi nei territori occupati non può' essere discussa in un programma sulle dinamiche della destra globale in Germania. [...] Le difficoltà di El-Kurd nell'ottenere il visto per visitare la Germania devono essere inquadrate alla luce della politica razzista tedesca di soffocare il dissenso palestinese nel paese."

Altrx scrittorx come l'inglese di origini pakistane Mohammed Hanif hanno preso la decisione di boicottare il forum in solidarietà' all'attivista, sottolineando: "La casa di Mohammed El-Kurd è stata rilevata dai coloni israeliani quando aveva undici anni. Kurd e sua sorella Muna protestano da quando erano bambini. Non ho letto molto Goethe, ma non credo che volesse che il mondo fosse rispettoso nei confronti di un regime che pratica di fatto l'apartheid". O come riporta la prestigiosa rivista Der Spiegel: "Adesso la scrittrice americana Ijeoma Oluo ha cancellato anche la sua partecipazione all'evento via Instagram."

Come riporta The New Arab Staff:  "Il Goethe-Institut tedesco ha ridimensionato il suo prossimo evento, "Beyond The Lone Offender" sui diritti umani, dopo che i partecipanti si sono ritirati pochi giorni prima per la decisione di disdire l'invito a Mohammed El-Kurd.

Daniel Stoevesandt, direttore del Goethe-Institut Hamburg, ha dichiarato: "Abbiamo commesso errori organizzativi prima dell'evento e siamo molto dispiaciuti per queste cancellazioni. "Continueremo quindi a tenere il forum con un programma ridotto per dare all'argomento l'attenzione che merita".

Mohammed El-Kurd (24) corrispondente da NYC del The Nation Magazine e autore di numerosi scritti come la raccolta di poesie intitolata RIFQA, e' stato protagonista nel maggio 2021 di una campagna internazionale di resistenza allo sfratto della lora casa nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est.

Il 6 giugno 2021, la sorella gemella Muna è stata temporaneamente arrestata dalle autorità di sicurezza israeliane, interrogata e successivamente rilasciata. Fu accusata di aver preso parte a rivolte contro la polizia e l'esercito. Quando suo fratello ha saputo dell'arresto, si è rivolto alle autorità. Anche lui è stato interrogato e poi rilasciato come sua sorella.

Nel 2021, Mohammed e Muna El-Kurd sono stati inseriti nell'elenco annuale della rivista TIME tra le 100 persone più influenti al mondo.

 

Antonella Pintus

fonti

https://www.goethe.de/de/uun/prs/p21/23109765.html

https://en.wikipedia.org/wiki/Sheikh_Jarrah

https://twitter.com/varathas/status/1537716929829404677

https://en.wikipedia.org/wiki/Mohammed_El-Kurd

https://twitter.com/goetheinstitut/

https://images.dawn.com/news/1190334

https://www.moshtari.de/

https://www.thenation.com/


words © ANTONELLA PINTUS 

La questione palestinese in Germania (14)

9 febbraio 2025 I politici tedeschi fanno campagna elettorale per le elezioni  federali che si  terranno il 23 febbraio per il rinnovo del B...