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mercoledì 22 maggio 2024

La questione palestinese in Germania (11)

CONTRIBUTO PER RADIO BLACKOUT TORINO 

18 MAGGIO 2024



cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/direttaannabolena_nakbatag_18maggio2024.mp3





… e ogni tanto anche radio bizarre si ricorda di confezionare il podacst della trasmissione…

qui troverete l’audio della trasmissione completa:

18 maggio 24

qui l’audio del solo intervento telefonico di Anna Bolena sul Nakba tag a Berlino per presentare il corteo di oggi 18 maggio 2024, le iniziative dei giorni scorsi per commemorare i 76 anni dalla Nakba (che ricorreva il 15 maggio) e per parlare ancora di repressione e cesura contro chi appoggia il popolo palestinese e denuncia il genocidio in corso:

anna bolena su nakba tag a berlino18 maggio 24

cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/direttaannabolena_nakbatag_18maggio2024.mp3

Per approfondire ecco i link a due interventi di Anna Bolena sul tema Germania e Palestina a radio ondarossa

https://www.ondarossa.info/redazionali/2023/11/germania-e-palestina

https://www.ondarossa.info/redazionali/2024/04/germania-repressione-de-propalestine

 

 

 Durante la trasmissione accenno all’opera dell’autore di fumetti palestinese Naji al Ali assassinato a Londra nel 1987 per le su eposizioni politiche e autore, tra l’altro, de Filastin opera pubblicata in italiano da eris edizioni realizzato con il Comitato in solidarietà con il popolo palestinese di Torino

Qui il link per leggere e scaricare Filastin:

https://www.erisedizioni.org/uniti-a-handala/

radio bizarre – 18 maggio 2024 – Radio Blackout 105.25FM



venerdì 3 novembre 2023

La questione palestinese in Germania (7)

Berlino, 3 novembre 2023


Al Jazeera trasmette in diretta l'ennesimo vile attacco a G4Z4 sui civili inermi da parte delle !DF. Questa volta hanno centrato con chirurgica precisione un ambulanza nell'area adiacente all'ospedale Al Shifa situato al centro della striscia, dopo che per la terza volta avevano già  bombardato il campo profughi di Jabalya. Ogni edificio pubblico e' ormai un target, scuole ospedali, chiese e moschee, considerate basi strategiche della resistenza. Piu' di 9000 morti, quasi tutti civili, quasi la meta' bambini. La carneficina non finisce, non finirà', considerando che il premier istr43li4no non ha nessuna intenzione di ordinare una tregua se non vengono rilasciati i 200 ostaggi catturati da H4m4s il 7 ottobre scorso, nonostante gli americani attraverso le parole del segretario di stato Antony Blinken, consigliano blandamente di cautelare i civili. 

Il capo di H!sbollah, il libanese Hassan N4srallah, in una estenuante e minacciosa filippica contro i paesi occidentali, ha detto sostanzialmente che se Isr43l attacca il L!bano, loro reagiranno con forza e determinazione. Tutte le opzioni sono sul tavolo. Inconcludente contributo che non ferma l'eccidio ormai inevitabile del fiero popolo palestinese che viene massacrato nell'indifferenza generale. La UE resta a guardare di fronte alla richiesta del segretario generale dell 'ONU Antonio Guterres che chiede un cessato il fuoco da entrambi le parti e incassa il divieto di ingresso in Isr43l non senza essere accusato di anti-semitismo dall'opinione internazionale.

In tutto il mondo fiumane di attivisti e sostenitori indignate e' scesa in piazza per esprimere appoggio incondizionato al popolo palestinese e per chiedere la fine della guerra. Qui in Germania, dove poche manifestazioni sono autorizzate, si registrano arresti e denunce. Un giovane  italiano e' stato arrestato durante un corteo a Berlino-Neukölln a metà ottobre, ed e' accusato, tra l'altro, di aver scandito slogan antisemiti e anti-israeliani e di aver lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti di polizia.  La procura di Berlino ha processato il 25enne con procedura accelerata, ha annunciato venerdì un portavoce dell'autorità.

Ma protestare in sostegno della Palestina non deve essere reato e non staremo zitt3!!!

Qui di seguito pubblico la mia traduzione in italiano del contributo pubblicato il 1 novembre dal collettivo antifascista Rigaer94. Una goccia in un mare di indifferenza in questa Berlino alle porte dell'inverno, preoccupata unicamente di combattere l'aumento dell'anti-semitismo, da una parte sostenendo acriticamente lo stato di Isr43l e dall'altra ignorando le ragioni storiche, politiche e territoriali della questione palestinese. 


Handala
 dell'artista palestinese Naji al-Ali 


Alcune riflessioni sulla fuga dalla prigione più grande del mondo

Da un paio di settimane sentiamo da molti la necessità di esprimersi riguardo a ciò che “sta accadendo ora a Gaza”. Argomentazioni che sembrano quasi suggerire che sia iniziata una nuova guerra sono comuni anche negli ambienti radicali o anarchici. Da quando è cominciata la fuga da Gaza, la lotta palestinese di liberazione in Germania viene assimilata alle azioni di Hamas. Lo Stato tedesco, i partiti politici e talvolta anche i nostri compagni sono molto preoccupati di quanto si possa essere lontani o vicini alle idee di Hamas. Ma queste posizioni mettono in discussione molto poco riguardo alle radici storiche di una guerra asimmetrica che dura da più di 70 anni. Un continuo massacro del popolo palestinese è in corso fin dai tempi del colonialismo britannico, assistito dall’instaurazione di un regime di apartheid in una società di coloni creata artificialmente.

Oggi in Germania prevale ancora la necessità di condannare le storie dell’orrore e le fake news, anche quando sono già state negate dai media mainstream. Invece di ascoltare le voci della Palestina e delle comunità in esilio, c’è poca resilienza al discorso orientalista che lo Stato e i media stanno spingendo, costruendo l’immagine dell’“arabo” come il male supremo. Questa dinamica è stata presente in tutte le cosiddette “Guerre al terrorismo” a partire dall’11 settembre, ma ha avuto origine molto prima. Individui e collettivi, che non sono mai stati simpatizzanti di Hamas, si trovano oggi con le spalle al muro, costretti a seguire le direttive di un movimento bianco tedesco. Innanzitutto devono dichiarare pubblicamente la loro distanza dalle idee islamiste prima di avere lo spazio per parlare delle proprie idee politiche sulla liberazione dall’oppressione coloniale e fascista di Israele.

Il livello di violenza manifestato a Berlino nelle ultime settimane non può essere spiegato semplicemente come una reazione alla fuga da G4z4. Gli studenti possono essere schiaffeggiati da un insegnante a scuola, le persone si trovano ad affrontare la brutale violenza della polizia nelle strade e le manifestazioni sono sistematicamente vietate. Sebbene l’antisemitismo trovi le sue massime espressioni in questo territorio, e consideriamo nostra responsabilità combattere le molteplici espressioni della supremazia cristiana bianca – siano esse Hubert Aiwanger, AFD, Reichsbürger o altri – lo stato tedesco distoglie l’attenzione da questo accusando altri. L’idea dell’antisemitismo importato è e rimane un modo per la Germania di trovare un nuovo demone della storia e di spingere l’antisemitismo da sé alla Palestina in un modo storicamente revisionista. I risultati sono evidenti oggi. Con la consueta agitazione razzista, costruendo l’idea che i palestinesi sono antisemiti per natura, lo stato tedesco sta cercando di dividere la nostra classe su linee etniche e religiose, come una cortina di fumo per la divisione tra noi e i produttori di armi che attualmente guadagnano un sacco di soldi dalle azioni  Rheinmetall quotate in borsa.

Per mettere a tacere ogni resistenza alla complicità tra lo stato tedesco e l’esercito israeliano e le sue autorità sioniste, viene utilizzata la nota narrazione della colpa, dispiegandola come un manto trasparente sulle persone socializzate nel territorio controllato dallo stato tedesco. 

Solo ora, dopo oltre 100 anni?!

Ci pesa il mare di contraddizioni in cui è immersa la guerra. Da oltre 100 anni vediamo immagini di palestinesi uccisi dalle forze coloniali. Da oltre 100 anni vediamo immagini di palestinesi sfollati dai propri territori. A partire dal II Accordo di Oslo del 1995, siamo stati testimoni di come l’artiglieria narrativa del peacemaking attacchi tutte le forme di autodifesa e autodeterminazione, caratterizzandole come barbare o incivili.

Siamo stufi di vedere G4z4 sotto le macerie, dopo decenni di bombardamenti da parte delle forze isra3li4ne. Ed è con questa sensazione che abbiamo assistito all'abbattimento delle recinzioni del carcere più grande del mondo. Le persone a G4z4 sono state soggette a una costante violenza che non possiamo nemmeno immaginare possa essere inflitta suoi nostri corpi ma che è stata normalizzata per gli altri. Dopotutto, normalizzare l’oppressione di alcune persone è una necessità del mondo capitalista coloniale in cui viviamo ancora. Questa bestia ha bisogno che i colonizzati rimangano in silenzio, obbediscano passivamente. Anche la “sinistra” tedesca ama le vittime di cui “prendersi cura” per riscattare la propria colpa.

Ciò che preoccupa alcune persone in Germania oggi non è la violenza in sé e per sé, e non tutte le morti sono ugualmente inquietanti. Interiorizziamo la valutazione delle morti a cui possiamo dare un volto, mentre non ci interessano quelle senza volto. Accettiamo il fatto che alcuni possano piangere i propri cari e seppellirli, e allo stesso tempo accettiamo semplicemente la scomparsa di migliaia e migliaia di persone. Ciò che infastidisce alcune persone, soprattutto quelle al potere, è il fatto che coloro che dovrebbero rimanere passivi si stanno attivando sulla via della liberazione, ed è allora che il sistema finalmente trema. Attraverso le loro azioni, gli abitanti di G4z4 stanno costringendo noi dell’Europa centrale a smettere di guardarci l’ombelico e a prendere posizione sulla loro realtà. Oggi, coloro che dovrebbero perseguire l’ideale di sviluppo occidentale, ci rinfacciano una realtà che a volte è difficile per noi comprendere. Questo ci infastidisce, costringendoci a lasciare il posto a chi comanda, che dice cosa interessa e cosa no, e chiede di attirare l’attenzione su una realtà di cui noi tutti beneficiamo. Oppure pensiamo ancora che il nostro benessere e la nostra stabilità economica in questo Paese siano indipendenti dal massacro degli altri nel Sud del mondo?

Per molti qui, è un duro colpo per il loro ego, confrontarsi con questa realtà, essere smascherati come se non avessero una posizione chiara. Perché fino ad oggi avrebbero potuto essere indifferenti, come lo sono stati alcuni di noi, ma ora non più. Prendere posizione in questo genocidio dovrebbe essere facile per chiunque. Per noi è doloroso, contraddittorio e faticoso, ma necessario. La guerra ci mette nella posizione di non avere alcuna opzione già pronta tra cui scegliere, ma ci impone di costruire posizioni nostre, o di essere messi da parte.

Forse questa può essere un’opportunità per molti di iniziare a capire cosa significa il colonialismo anche per le persone qui, nella nostra quotidianità', e quindi di camminare sulla via delle lotte anticoloniali.

Affrontare le contraddizioni rimanendo solidali.

Nonostante le contraddizioni sopra menzionate, non ci allontaniamo dalle nostre convinzioni antimilitariste e pacifiste. Per noi è chiaro che la macchina da guerra e il mercato della morte non sono mai la via verso la liberazione. Abbiamo appreso che l’idea di una pace suprematista bianca, in cui solo i militari degli stati nazionali riconosciuti dalle Nazioni Unite combattono nei territori occupati, non è pacifica. È semplicemente un’idea ignorante, che mira a togliere lo spazio all’autodifesa monopolizzando la violenza su scala globale. Tutte le morti avvenute finora sono terribili, così come quelle che accadono oggi. Ecco perché vogliamo una lotta che garantisca che nessun altro muoia, o che venga segnato a morte a causa della sua identità, e che diventi solo un altro numero in una statistica globale.

E sappiamo per certo che la politica del regime, plasmata dall’esercito israeliano e sostenuta dall’Autorità Palestinese che ha governato questo paese dagli anni ’90 in poi, non ha fornito alcun terreno fertile per una vita in libertà, e non lo farebbe quindi in ogni possibile futuro.

Negli ultimi giorni la notizia ribadisce la posizione della Germania con Israele. Ebbene, lo Stato tedesco potrebbe, ma noi abbiamo dimostrato sulla strade di Berlino, Sonnenallee, Potsdamer Platz, O-Platz… che siamo dalla parte della Palestina.

Dal Sahara Occidentale alle montagne del Chiapas, dai territori Mapuche alla valle del Kashmir. Con il cuore rivolto a G4z4, 48 anni, e alla Cisgiordania, vale a dire alla P4lestina nel suo insieme, abbracciamo l’autorganizzazione e l’autodeterminazione dei popoli. Salutiamo coloro che sono oppressi e si sollevano per altri mondi e che si impegnano nel dialogo attraverso le azioni.

Siamo fianco a fianco con le persone che affrontano la repressione. 

Uniamoci alla Sonnenallee e scendiamo in strada a manifestare.

From the river to the sea, Palestine will be free!

Riga 94

2023 November (squat.net)


testo e traduzione words  © ANTONELLA PINTUS 


lunedì 28 novembre 2022

La questione palestinese in Germania (2)

 Il caso di Yazan Khalili

Documenta, che si tiene a Kassel in Germania ogni cinque anni, rappresenta sicuramente uno degli eventi artistici più prestigiosi e piu' conosciuti nel mondo. Artisti illustri come Joseph Beuys, Marina Abramovic, Giuseppe Penone, Gerhard Richter sono presenti nei cataloghi della kermesse cosmopolita iniziata nel 1955 con rinomate opere multimediali, performance e installazioni, cosi come le contemporanee ricerche cromatiche del fotografo e architetto palestinese Yazan Khalili, responsabile del Khalil Sakakini Cultural Centre a Ramallah e fondatore del collettivo The Question of Funding, highligh della prossima documenta15.
L'artista ha ricevuto il 28 maggio un messaggio tramite WhatsApp che lo informava di un atto di vandalismo nel suo spazio espositivo: il lancio di un estintore e scritte minacciose sui muri, accuse criptate da sigle e numeri inneggianti a un non precisato antisemitismo.

In Germania è piuttosto frequente l'accusa di antisemitismo. L'annosa tensione politica e culturale che anima il dibattito pubblico, sui media, e al Bundestag, il parlamento, tra sostenitori dell'"antisionismo", che accusano i governi israeliani di aver espropriato illegalmente territori palestinesi, richiamandosi alle risoluzioni dell'Onu dal 1947 a oggi, e la recente campagna di denuncia di violazione dei diritti umani nei territori occupati da parte di Amnesty International: Israel/OPT: Israel must dismantle its system of apartheid. I sostenitori di queste due denunce di violazioni di diritti umani vengono confusi spesso con i veri antisemiti, i negazionisti dell'olocausto, nazionalisti arabi e esponenti della destra, non soltanto quella estrema, conservatori, omofobi, sovranisti e razzisti, la cui matrice storica e politica e' decisamente diversa, e i difensori viscerali di Israele, che dalla caduta del muro fino a oggi si identificano in una serie di gruppi e collettivi Antifa/Antideutsch (anti fasci e antinazionalisti) profondamente critici sia nei confronti della sinistra extraparlamentare degli anni 70, colpevoli secondo loro di essere antisemiti perché' filopalestinesi, ma anche dell'attuale corso politico governativo, nonostante finanzi e sostenga la politica di Israele con ingenti commesse belliche e alimentari. Dal 2019, il parlamento tedesco, con la ex cancelliera Angela Merkel, ha stigmatizzato esplicitamente il movimento BDS Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, causando epurazioni tra i sostenitori che sono stati privati ​​di premiazioni o finanziamenti pubblici o privati, cancellati dagli eventi e pubblicamente denunciati come antisemiti.

Documenta15- che si tiene dal 18 giugno al 25 settembre 2022 - è curata dal collettivo artistico indonesiano Ruangrupa, che ha rotto con la tradizionale curatela utilizzando un formato collaborativo, invitando artisti provenienti da paesi del sud del mondo.

In risposta all'attacco razzista dello spazio espositivo di Khalili, Ruangrupa ha affermato di aver presentato una denuncia penale alla polizia e di voler rafforzare la sicurezza dell'evento. L'allarme era già scattato ad aprile, dopo che sono stati affissi adesivi sul quartier generale di Ruangrupa, in cui era scritto “Libertà invece dell'Islam! Nessun compromesso con la barbarie!” e anche “Solidarietà con Israele”.
In seguito si e' intensificato l'attacco ad artisti palestinesi presenti a Documenta da parte del blog di notizie Ruhrbarone, che ha pubblicato un post di autore anonimo proveniente dall'Alleanza di Kassel contro l'antisemitismo, un gruppo che si identifica come parte della scena "anti-tedesca".
Il post sul blog accusava diverse figure coinvolte in Documenta di antisemitismo per il loro sostegno al BDS o per la firma di petizioni critiche nei confronti di Israele. L'attacco si è concentrato in particolare su Khalili e The Question of Funding e sul loro collegamento con il Centro culturale Khalil al-Sakakini a Ramallah.

L'autore anonimo descrive al-Sakakini, un intellettuale nazionalista arabo nato negli anni '70 dell'Ottocento, come un simpatizzante nazista, un resoconto confutato dallo storico Jens Hanssen dell'Università' di Toronto, esperto di politiche del Medio Oriente, che studiando gli otto diari scritti dallo studioso palestinese è giunto alla conclusione che si tratta di illazioni riprese da esponenti tedeschi di tendenze anti-islamiche. Questi gruppi islamofobi di recente hanno criticato aspramente sia Achille Mbembe, filosofo camerunese cacciato dalla Ruhrbiennale perché' sostenitore del BDS, sia la filosofa femminista americana, studiosa delle tematiche di genere Judith Butler, perché' denuncia da anni le correnti mainstream LGBTQ in Israele che praticando il cosiddetto pink washing nascondono di fatto le responsabilità' del regime di apartheid che secondo lei penalizza i palestinesi.

Le accuse rivolte a Yazan Khalili sono poi state amplificate dai principali giornali in lingua tedesca di tutto l'arco politico, tra cui Die Tageszeitung, di sinistra, il liberale Die Zeit e il conservatore Die Welt. Ma il dibattito che circonda l'evento ha sollevato dubbi sul fatto che l'approccio della Germania alla lotta all'antisemitismo in realtà discrimini palestinesi e sostenitori dei diritti dei palestinesi, limitando di fatto la libertà dell'espressione artistica.
La Germania ospita la più grande comunità palestinese in Europa, ma molti ritengono che il clima politico stia diventando sempre più ostile nei loro confronti. Il 15 maggio, la polizia di Berlino ha proibito tutte le manifestazioni nel fine settimana dell'anniversario della 74. Nakba (la distruzione della società palestinese nel 1948 e lo sfollamento permanente della maggioranza degli arabi palestinesi in seguito alla proclamazione della nascita dello Stato di Israele) sulla base dell'alto rischio di comportamenti antisemiti, nonostante questi non fossero presenti nelle motivazioni degli organizzatori. Tra le manifestazioni era prevista una veglia organizzata dal gruppo ebraico di attivisti Palästina Spricht Palestine Speaks, che chiedono il diritto al ritorno a casa del popolo palestinese, per la giornalista di Al

Jazeera Shireen Abu Akleh, uccisa, secondo molti osservatori internazionali, dalle forze di sicurezza israeliane lo scorso 11 maggio.


 Sebbene diversi contributi sui giornali e dichiarazioni di personaggi pubblici, incluso il capo dell'Anne Frank Educational Center, abbiano respinto le affermazioni di antisemitismo fatte dal post pubblicato sul blog, la questione ha continuato ad infiammare il dibattito, coinvolgendo persino il ministro della cultura tedesco Claudia Roth. Ruangrupa ha quindi organizzato una serie di webinar per discutere del "ruolo dell'arte e della libertà artistica di fronte al crescente antisemitismo, razzismo e islamofobia", che hanno visto la partecipazione degli artisti ebrei Eyal Weizman e Hito Steyerl. Dopo che il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania ha scritto a Roth per criticare i dibattiti, Ruangrupa ha cancellato il programma e ha detto che avrebbe permesso all'evento di parlare da solo con i suoi contenuti.

L'Alleanza di Kassel contro l'antisemitismo ha negato qualsiasi collegamento con il vandalismo dichiarando sul blog Ruhrbaron che "La "187" e la "RJ Peralta" sono state scarabocchiate su una parete dello showroom. 187 è il codice penale della California per omicidio e Peralta è il nome di un estremista di destra spagnolo. RJ Peralta è anche il nome di un rapper, 187 Straßenbande è il nome di una band di Amburgo. La polizia che indaga sul caso sostiene che non e' chiaro chi sia l'autore.

Khalili inizialmente ha offerto interviste alla stampa tedesca per difendersi, ma ha poi spiegato di aver avuto la sensazione di essere sotto interrogatorio da parte di giornalisti ritenuti ostili e colpevolisti. Uno di questi gli ha chiesto se i curatori hanno commesso un errore nell'invitare il suo collettivo. "Una domanda umiliante”, ha commentato Khalili. La comunità artistica di Kassel è stata di incredibile supporto, ha detto, ma il calvario è stato estenuante. I membri del collettivo hanno dovuto ripensare la mostra, che esaminerà le strutture economiche alternative al modello istituzionale di finanziamento dell'arte in Palestina, per garantire che gli individui e le comunità palestinesi coinvolte siano protette.
L'artista ha poi raccontato che durante alcune escursioni notturne intorno a Ramallah, nei campi profughi palestinesi, che lo costringevano a fare i conti in qualsiasi momento con la possibilità di essere fermato dai soldati israeliani, ha notato una decisa differenza di intensita' nella illuminazione dei villaggi palestinesi rispetto agli insediamenti dei coloni. Nel lavoro fotografico e video, la luce non diventa solo uno specchio della condizione di miseria e di abbandono di una parte della popolazione a vantaggio dell'occupante, ma denuncia come la forza delle immagini racconti in maniera diretta le strutture del potere politico, economico e sociale.
La sua posizione sul movimento di boicottaggio del BDS, rimane in parte critica, contro il rischio di dogmatizzazione delle posizioni politiche e sociali, invitando semmai a un più ampio approccio critico anche all'interno della comunità palestinese.
La lotta e il controllo delle risorse energetiche, come l'accesso all'acqua, ritorna nel lavoro dell'artista, denunciando un annoso problema di stridente attualità se pensiamo alla guerra in Ucraina, che tanto sta dividendo l'opinione pubblica. Pensiamo a quanto sia difficile esprimere un parere non allineato alla narrativa conforme, come dimostra anche la vicenda, ancora molto oscura, della lista dei presunti putiniani d'Italia pubblicata dal Corriere della Sera. La tempestiva solidarietà al popolo ucraino lascia aperta la porta al sospetto che i governi occidentali applichino "due pesi e due misure", non trovando reazioni equivalenti nei confronti delle ingiustizie subite dai popoli arabi in Paesi governati da dittature, in cui i diritti basilari, a partire da quelli delle donne, sono negati platealmente, ma con cui i governi occidentali sono in fiorenti rapporti economici.
La Germania e il mondo s'interrogano ancora oggi sul significato da dare al sionismo, il movimento nazionalista di fine ottocento definito nelle sue linee essenziali da Theodor Herzl nel primo congresso del 1897 a Basilea e che dopo piu' di un secolo dovrebbe essere meglio analizzato, studiato e rivisto dinanzi alle nuove trasformazioni della società e della cultura internazionale. Le Nazioni Unite in una risoluzione del 1975 equipararono il sionismo al razzismo, ma la risoluzione fu poi ritirata nel 1991, come condizione richiesta da parte di Israele per partecipare alla Conferenza di Madrid.

Viene da chiedersi se sia possibile criticare il governo di Israele senza essere tacciati e additati come antisemiti, visto che non viene messa in discussione l'esistenza dello stato israeliano. Così come bisogna chiedersi se sia consentito esprimere solidarietà, dentro e fuori Israele, al popolo palestinese costretto a una mera sopravvivenza nei territori occupati. L'arte può e deve essere un momento di denuncia sociale, ma è anche un punto di confronto e dialogo che non deve essere strumentalizzato dalla propaganda politica. Per questo va difesa la libertà d'espressione artistica anche quando il suo contenuto ci pone di fronte a una realtà che non ci piace.

 fonti:

http://yazankhalili.com
https://documenta-fifteen.de
https://www.juedische-stimme.de
https://www.palaestinaspricht.de
https://www.ruhrbarone.de
https://www.faz.net/aktuell/feuilleton/kunst-und-architektur/documenta-in-der-kritik-antiisraelische-hetze-in-kassel-17729831.html
https://geschichtedergegenwart.ch/wer-war-khalil-sakakini-eine-tagebuchreise-nach-palaestina
https://bgakasselblog.wordpress.com/2022/01/07/documenta-fifteen-antizionismus-und-antisemitismus-im-lumbung
https://www.amnesty.it/apartheid-israeliano-contro-i-palestinesi-un-crudele-sistema-di-dominazione-e-un-crimine-contro-lumanita
https://www.facebook.com/pinkwashing
https://www.facebook.com/BDSItalia
https://www.aljazeera.com
https://it.wikipedia.org/wiki/Khalil_al-Sakakini
https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-where-your-outrage-legalisation-apartheid
https://de.wikipedia.org/wiki/Theodor_Herzl



words © ANTONELLA PINTUS 

La questione palestinese in Germania (1)

Il caso di Mohammed El-Kurd

Berlino 24 Giugno 2022

Dal 23 al 26 giugno, il Goethe-Institut di Amburgo e il Ministero degli esteri tedesco organizza presso il centro culturale Kampnagel il forum "Beyond the Lone Offender – Dynamics of the Global Right", che si  focalizza sulle connessioni internazionali dei movimenti di estrema destra, con particolare attenzione critica alla cosiddetta teoria dell'attentatore solitario, ritenuta da molti studiosi e attivisti, esperti di politica e geopolitica decisamente riduttiva nella spiegazione di alcuni dei recenti fatti di terrorismo avvenuti in Europa e negli Stati Uniti.




Moshtari Hilal, artista e ricercatrice di origini afgane e Sinthujan Varatharajah, filosofo tedesco di origini tamil, chiamati a coordinare una conferenza durante il forum, avevano pianificato e da tempo confermato, di presentare il giovane poeta palestinese Mohammed El-Kurd come relatore. 

Il 17 giugno il Goethe-Institut annuncia sulla piattaforma social da poco acquistata dal magnate Elon Musk quanto segue: "Dopo alcune considerazioni, il Goethe-Institut ha deciso che Mohammed El-Kurd non e' un relatore appropriato per questo forum: in precedenti post sui social media, ha fatto diversi commenti su Israele in un modo che il Goethe-Institut non trova accettabile."

A seguito di questa discutibile decisione, i due curatori che in solidarietà' hanno cancellato il panel hanno dichiarato:

"Il Goethe-Institut decide esplicitamente che la violenza che colpisce i palestinesi nei territori occupati non può' essere discussa in un programma sulle dinamiche della destra globale in Germania. [...] Le difficoltà di El-Kurd nell'ottenere il visto per visitare la Germania devono essere inquadrate alla luce della politica razzista tedesca di soffocare il dissenso palestinese nel paese."

Altrx scrittorx come l'inglese di origini pakistane Mohammed Hanif hanno preso la decisione di boicottare il forum in solidarietà' all'attivista, sottolineando: "La casa di Mohammed El-Kurd è stata rilevata dai coloni israeliani quando aveva undici anni. Kurd e sua sorella Muna protestano da quando erano bambini. Non ho letto molto Goethe, ma non credo che volesse che il mondo fosse rispettoso nei confronti di un regime che pratica di fatto l'apartheid". O come riporta la prestigiosa rivista Der Spiegel: "Adesso la scrittrice americana Ijeoma Oluo ha cancellato anche la sua partecipazione all'evento via Instagram."

Come riporta The New Arab Staff:  "Il Goethe-Institut tedesco ha ridimensionato il suo prossimo evento, "Beyond The Lone Offender" sui diritti umani, dopo che i partecipanti si sono ritirati pochi giorni prima per la decisione di disdire l'invito a Mohammed El-Kurd.

Daniel Stoevesandt, direttore del Goethe-Institut Hamburg, ha dichiarato: "Abbiamo commesso errori organizzativi prima dell'evento e siamo molto dispiaciuti per queste cancellazioni. "Continueremo quindi a tenere il forum con un programma ridotto per dare all'argomento l'attenzione che merita".

Mohammed El-Kurd (24) corrispondente da NYC del The Nation Magazine e autore di numerosi scritti come la raccolta di poesie intitolata RIFQA, e' stato protagonista nel maggio 2021 di una campagna internazionale di resistenza allo sfratto della lora casa nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est.

Il 6 giugno 2021, la sorella gemella Muna è stata temporaneamente arrestata dalle autorità di sicurezza israeliane, interrogata e successivamente rilasciata. Fu accusata di aver preso parte a rivolte contro la polizia e l'esercito. Quando suo fratello ha saputo dell'arresto, si è rivolto alle autorità. Anche lui è stato interrogato e poi rilasciato come sua sorella.

Nel 2021, Mohammed e Muna El-Kurd sono stati inseriti nell'elenco annuale della rivista TIME tra le 100 persone più influenti al mondo.

 

Antonella Pintus

fonti

https://www.goethe.de/de/uun/prs/p21/23109765.html

https://en.wikipedia.org/wiki/Sheikh_Jarrah

https://twitter.com/varathas/status/1537716929829404677

https://en.wikipedia.org/wiki/Mohammed_El-Kurd

https://twitter.com/goetheinstitut/

https://images.dawn.com/news/1190334

https://www.moshtari.de/

https://www.thenation.com/


words © ANTONELLA PINTUS 

La questione palestinese in Germania (13)

  Domenica 24 novembre Nella puntata di oggi ospite speciale: Anna Bolena. Artista multimediale a 360*, DJane, Producer e attivista politica...