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lunedì 28 novembre 2022

La questione palestinese in Germania (2)

 Il caso di Yazan Khalili

Documenta, che si tiene a Kassel in Germania ogni cinque anni, rappresenta sicuramente uno degli eventi artistici più prestigiosi e piu' conosciuti nel mondo. Artisti illustri come Joseph Beuys, Marina Abramovic, Giuseppe Penone, Gerhard Richter sono presenti nei cataloghi della kermesse cosmopolita iniziata nel 1955 con rinomate opere multimediali, performance e installazioni, cosi come le contemporanee ricerche cromatiche del fotografo e architetto palestinese Yazan Khalili, responsabile del Khalil Sakakini Cultural Centre a Ramallah e fondatore del collettivo The Question of Funding, highligh della prossima documenta15.
L'artista ha ricevuto il 28 maggio un messaggio tramite WhatsApp che lo informava di un atto di vandalismo nel suo spazio espositivo: il lancio di un estintore e scritte minacciose sui muri, accuse criptate da sigle e numeri inneggianti a un non precisato antisemitismo.

In Germania è piuttosto frequente l'accusa di antisemitismo. L'annosa tensione politica e culturale che anima il dibattito pubblico, sui media, e al Bundestag, il parlamento, tra sostenitori dell'"antisionismo", che accusano i governi israeliani di aver espropriato illegalmente territori palestinesi, richiamandosi alle risoluzioni dell'Onu dal 1947 a oggi, e la recente campagna di denuncia di violazione dei diritti umani nei territori occupati da parte di Amnesty International: Israel/OPT: Israel must dismantle its system of apartheid. I sostenitori di queste due denunce di violazioni di diritti umani vengono confusi spesso con i veri antisemiti, i negazionisti dell'olocausto, nazionalisti arabi e esponenti della destra, non soltanto quella estrema, conservatori, omofobi, sovranisti e razzisti, la cui matrice storica e politica e' decisamente diversa, e i difensori viscerali di Israele, che dalla caduta del muro fino a oggi si identificano in una serie di gruppi e collettivi Antifa/Antideutsch (anti fasci e antinazionalisti) profondamente critici sia nei confronti della sinistra extraparlamentare degli anni 70, colpevoli secondo loro di essere antisemiti perché' filopalestinesi, ma anche dell'attuale corso politico governativo, nonostante finanzi e sostenga la politica di Israele con ingenti commesse belliche e alimentari. Dal 2019, il parlamento tedesco, con la ex cancelliera Angela Merkel, ha stigmatizzato esplicitamente il movimento BDS Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, causando epurazioni tra i sostenitori che sono stati privati ​​di premiazioni o finanziamenti pubblici o privati, cancellati dagli eventi e pubblicamente denunciati come antisemiti.

Documenta15- che si tiene dal 18 giugno al 25 settembre 2022 - è curata dal collettivo artistico indonesiano Ruangrupa, che ha rotto con la tradizionale curatela utilizzando un formato collaborativo, invitando artisti provenienti da paesi del sud del mondo.

In risposta all'attacco razzista dello spazio espositivo di Khalili, Ruangrupa ha affermato di aver presentato una denuncia penale alla polizia e di voler rafforzare la sicurezza dell'evento. L'allarme era già scattato ad aprile, dopo che sono stati affissi adesivi sul quartier generale di Ruangrupa, in cui era scritto “Libertà invece dell'Islam! Nessun compromesso con la barbarie!” e anche “Solidarietà con Israele”.
In seguito si e' intensificato l'attacco ad artisti palestinesi presenti a Documenta da parte del blog di notizie Ruhrbarone, che ha pubblicato un post di autore anonimo proveniente dall'Alleanza di Kassel contro l'antisemitismo, un gruppo che si identifica come parte della scena "anti-tedesca".
Il post sul blog accusava diverse figure coinvolte in Documenta di antisemitismo per il loro sostegno al BDS o per la firma di petizioni critiche nei confronti di Israele. L'attacco si è concentrato in particolare su Khalili e The Question of Funding e sul loro collegamento con il Centro culturale Khalil al-Sakakini a Ramallah.

L'autore anonimo descrive al-Sakakini, un intellettuale nazionalista arabo nato negli anni '70 dell'Ottocento, come un simpatizzante nazista, un resoconto confutato dallo storico Jens Hanssen dell'Università' di Toronto, esperto di politiche del Medio Oriente, che studiando gli otto diari scritti dallo studioso palestinese è giunto alla conclusione che si tratta di illazioni riprese da esponenti tedeschi di tendenze anti-islamiche. Questi gruppi islamofobi di recente hanno criticato aspramente sia Achille Mbembe, filosofo camerunese cacciato dalla Ruhrbiennale perché' sostenitore del BDS, sia la filosofa femminista americana, studiosa delle tematiche di genere Judith Butler, perché' denuncia da anni le correnti mainstream LGBTQ in Israele che praticando il cosiddetto pink washing nascondono di fatto le responsabilità' del regime di apartheid che secondo lei penalizza i palestinesi.

Le accuse rivolte a Yazan Khalili sono poi state amplificate dai principali giornali in lingua tedesca di tutto l'arco politico, tra cui Die Tageszeitung, di sinistra, il liberale Die Zeit e il conservatore Die Welt. Ma il dibattito che circonda l'evento ha sollevato dubbi sul fatto che l'approccio della Germania alla lotta all'antisemitismo in realtà discrimini palestinesi e sostenitori dei diritti dei palestinesi, limitando di fatto la libertà dell'espressione artistica.
La Germania ospita la più grande comunità palestinese in Europa, ma molti ritengono che il clima politico stia diventando sempre più ostile nei loro confronti. Il 15 maggio, la polizia di Berlino ha proibito tutte le manifestazioni nel fine settimana dell'anniversario della 74. Nakba (la distruzione della società palestinese nel 1948 e lo sfollamento permanente della maggioranza degli arabi palestinesi in seguito alla proclamazione della nascita dello Stato di Israele) sulla base dell'alto rischio di comportamenti antisemiti, nonostante questi non fossero presenti nelle motivazioni degli organizzatori. Tra le manifestazioni era prevista una veglia organizzata dal gruppo ebraico di attivisti Palästina Spricht Palestine Speaks, che chiedono il diritto al ritorno a casa del popolo palestinese, per la giornalista di Al

Jazeera Shireen Abu Akleh, uccisa, secondo molti osservatori internazionali, dalle forze di sicurezza israeliane lo scorso 11 maggio.


 Sebbene diversi contributi sui giornali e dichiarazioni di personaggi pubblici, incluso il capo dell'Anne Frank Educational Center, abbiano respinto le affermazioni di antisemitismo fatte dal post pubblicato sul blog, la questione ha continuato ad infiammare il dibattito, coinvolgendo persino il ministro della cultura tedesco Claudia Roth. Ruangrupa ha quindi organizzato una serie di webinar per discutere del "ruolo dell'arte e della libertà artistica di fronte al crescente antisemitismo, razzismo e islamofobia", che hanno visto la partecipazione degli artisti ebrei Eyal Weizman e Hito Steyerl. Dopo che il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania ha scritto a Roth per criticare i dibattiti, Ruangrupa ha cancellato il programma e ha detto che avrebbe permesso all'evento di parlare da solo con i suoi contenuti.

L'Alleanza di Kassel contro l'antisemitismo ha negato qualsiasi collegamento con il vandalismo dichiarando sul blog Ruhrbaron che "La "187" e la "RJ Peralta" sono state scarabocchiate su una parete dello showroom. 187 è il codice penale della California per omicidio e Peralta è il nome di un estremista di destra spagnolo. RJ Peralta è anche il nome di un rapper, 187 Straßenbande è il nome di una band di Amburgo. La polizia che indaga sul caso sostiene che non e' chiaro chi sia l'autore.

Khalili inizialmente ha offerto interviste alla stampa tedesca per difendersi, ma ha poi spiegato di aver avuto la sensazione di essere sotto interrogatorio da parte di giornalisti ritenuti ostili e colpevolisti. Uno di questi gli ha chiesto se i curatori hanno commesso un errore nell'invitare il suo collettivo. "Una domanda umiliante”, ha commentato Khalili. La comunità artistica di Kassel è stata di incredibile supporto, ha detto, ma il calvario è stato estenuante. I membri del collettivo hanno dovuto ripensare la mostra, che esaminerà le strutture economiche alternative al modello istituzionale di finanziamento dell'arte in Palestina, per garantire che gli individui e le comunità palestinesi coinvolte siano protette.
L'artista ha poi raccontato che durante alcune escursioni notturne intorno a Ramallah, nei campi profughi palestinesi, che lo costringevano a fare i conti in qualsiasi momento con la possibilità di essere fermato dai soldati israeliani, ha notato una decisa differenza di intensita' nella illuminazione dei villaggi palestinesi rispetto agli insediamenti dei coloni. Nel lavoro fotografico e video, la luce non diventa solo uno specchio della condizione di miseria e di abbandono di una parte della popolazione a vantaggio dell'occupante, ma denuncia come la forza delle immagini racconti in maniera diretta le strutture del potere politico, economico e sociale.
La sua posizione sul movimento di boicottaggio del BDS, rimane in parte critica, contro il rischio di dogmatizzazione delle posizioni politiche e sociali, invitando semmai a un più ampio approccio critico anche all'interno della comunità palestinese.
La lotta e il controllo delle risorse energetiche, come l'accesso all'acqua, ritorna nel lavoro dell'artista, denunciando un annoso problema di stridente attualità se pensiamo alla guerra in Ucraina, che tanto sta dividendo l'opinione pubblica. Pensiamo a quanto sia difficile esprimere un parere non allineato alla narrativa conforme, come dimostra anche la vicenda, ancora molto oscura, della lista dei presunti putiniani d'Italia pubblicata dal Corriere della Sera. La tempestiva solidarietà al popolo ucraino lascia aperta la porta al sospetto che i governi occidentali applichino "due pesi e due misure", non trovando reazioni equivalenti nei confronti delle ingiustizie subite dai popoli arabi in Paesi governati da dittature, in cui i diritti basilari, a partire da quelli delle donne, sono negati platealmente, ma con cui i governi occidentali sono in fiorenti rapporti economici.
La Germania e il mondo s'interrogano ancora oggi sul significato da dare al sionismo, il movimento nazionalista di fine ottocento definito nelle sue linee essenziali da Theodor Herzl nel primo congresso del 1897 a Basilea e che dopo piu' di un secolo dovrebbe essere meglio analizzato, studiato e rivisto dinanzi alle nuove trasformazioni della società e della cultura internazionale. Le Nazioni Unite in una risoluzione del 1975 equipararono il sionismo al razzismo, ma la risoluzione fu poi ritirata nel 1991, come condizione richiesta da parte di Israele per partecipare alla Conferenza di Madrid.

Viene da chiedersi se sia possibile criticare il governo di Israele senza essere tacciati e additati come antisemiti, visto che non viene messa in discussione l'esistenza dello stato israeliano. Così come bisogna chiedersi se sia consentito esprimere solidarietà, dentro e fuori Israele, al popolo palestinese costretto a una mera sopravvivenza nei territori occupati. L'arte può e deve essere un momento di denuncia sociale, ma è anche un punto di confronto e dialogo che non deve essere strumentalizzato dalla propaganda politica. Per questo va difesa la libertà d'espressione artistica anche quando il suo contenuto ci pone di fronte a una realtà che non ci piace.

 fonti:

http://yazankhalili.com
https://documenta-fifteen.de
https://www.juedische-stimme.de
https://www.palaestinaspricht.de
https://www.ruhrbarone.de
https://www.faz.net/aktuell/feuilleton/kunst-und-architektur/documenta-in-der-kritik-antiisraelische-hetze-in-kassel-17729831.html
https://geschichtedergegenwart.ch/wer-war-khalil-sakakini-eine-tagebuchreise-nach-palaestina
https://bgakasselblog.wordpress.com/2022/01/07/documenta-fifteen-antizionismus-und-antisemitismus-im-lumbung
https://www.amnesty.it/apartheid-israeliano-contro-i-palestinesi-un-crudele-sistema-di-dominazione-e-un-crimine-contro-lumanita
https://www.facebook.com/pinkwashing
https://www.facebook.com/BDSItalia
https://www.aljazeera.com
https://it.wikipedia.org/wiki/Khalil_al-Sakakini
https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-where-your-outrage-legalisation-apartheid
https://de.wikipedia.org/wiki/Theodor_Herzl



words © ANTONELLA PINTUS 

La questione palestinese in Germania (12)

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