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venerdì 3 novembre 2023

La questione palestinese in Germania (7)

Berlino, 3 novembre 2023


Al Jazeera trasmette in diretta l'ennesimo vile attacco a G4Z4 sui civili inermi da parte delle !DF. Questa volta hanno centrato con chirurgica precisione un ambulanza nell'area adiacente all'ospedale Al Shifa situato al centro della striscia, dopo che per la terza volta avevano già  bombardato il campo profughi di Jabalya. Ogni edificio pubblico e' ormai un target, scuole ospedali, chiese e moschee, considerate basi strategiche della resistenza. Piu' di 9000 morti, quasi tutti civili, quasi la meta' bambini. La carneficina non finisce, non finirà', considerando che il premier istr43li4no non ha nessuna intenzione di ordinare una tregua se non vengono rilasciati i 200 ostaggi catturati da H4m4s il 7 ottobre scorso, nonostante gli americani attraverso le parole del segretario di stato Antony Blinken, consigliano blandamente di cautelare i civili. 

Il capo di H!sbollah, il libanese Hassan N4srallah, in una estenuante e minacciosa filippica contro i paesi occidentali, ha detto sostanzialmente che se Isr43l attacca il L!bano, loro reagiranno con forza e determinazione. Tutte le opzioni sono sul tavolo. Inconcludente contributo che non ferma l'eccidio ormai inevitabile del fiero popolo palestinese che viene massacrato nell'indifferenza generale. La UE resta a guardare di fronte alla richiesta del segretario generale dell 'ONU Antonio Guterres che chiede un cessato il fuoco da entrambi le parti e incassa il divieto di ingresso in Isr43l non senza essere accusato di anti-semitismo dall'opinione internazionale.

In tutto il mondo fiumane di attivisti e sostenitori indignate e' scesa in piazza per esprimere appoggio incondizionato al popolo palestinese e per chiedere la fine della guerra. Qui in Germania, dove poche manifestazioni sono autorizzate, si registrano arresti e denunce. Un giovane  italiano e' stato arrestato durante un corteo a Berlino-Neukölln a metà ottobre, ed e' accusato, tra l'altro, di aver scandito slogan antisemiti e anti-israeliani e di aver lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti di polizia.  La procura di Berlino ha processato il 25enne con procedura accelerata, ha annunciato venerdì un portavoce dell'autorità.

Ma protestare in sostegno della Palestina non deve essere reato e non staremo zitt3!!!

Qui di seguito pubblico la mia traduzione in italiano del contributo pubblicato il 1 novembre dal collettivo antifascista Rigaer94. Una goccia in un mare di indifferenza in questa Berlino alle porte dell'inverno, preoccupata unicamente di combattere l'aumento dell'anti-semitismo, da una parte sostenendo acriticamente lo stato di Isr43l e dall'altra ignorando le ragioni storiche, politiche e territoriali della questione palestinese. 


Handala
 dell'artista palestinese Naji al-Ali 


Alcune riflessioni sulla fuga dalla prigione più grande del mondo

Da un paio di settimane sentiamo da molti la necessità di esprimersi riguardo a ciò che “sta accadendo ora a Gaza”. Argomentazioni che sembrano quasi suggerire che sia iniziata una nuova guerra sono comuni anche negli ambienti radicali o anarchici. Da quando è cominciata la fuga da Gaza, la lotta palestinese di liberazione in Germania viene assimilata alle azioni di Hamas. Lo Stato tedesco, i partiti politici e talvolta anche i nostri compagni sono molto preoccupati di quanto si possa essere lontani o vicini alle idee di Hamas. Ma queste posizioni mettono in discussione molto poco riguardo alle radici storiche di una guerra asimmetrica che dura da più di 70 anni. Un continuo massacro del popolo palestinese è in corso fin dai tempi del colonialismo britannico, assistito dall’instaurazione di un regime di apartheid in una società di coloni creata artificialmente.

Oggi in Germania prevale ancora la necessità di condannare le storie dell’orrore e le fake news, anche quando sono già state negate dai media mainstream. Invece di ascoltare le voci della Palestina e delle comunità in esilio, c’è poca resilienza al discorso orientalista che lo Stato e i media stanno spingendo, costruendo l’immagine dell’“arabo” come il male supremo. Questa dinamica è stata presente in tutte le cosiddette “Guerre al terrorismo” a partire dall’11 settembre, ma ha avuto origine molto prima. Individui e collettivi, che non sono mai stati simpatizzanti di Hamas, si trovano oggi con le spalle al muro, costretti a seguire le direttive di un movimento bianco tedesco. Innanzitutto devono dichiarare pubblicamente la loro distanza dalle idee islamiste prima di avere lo spazio per parlare delle proprie idee politiche sulla liberazione dall’oppressione coloniale e fascista di Israele.

Il livello di violenza manifestato a Berlino nelle ultime settimane non può essere spiegato semplicemente come una reazione alla fuga da G4z4. Gli studenti possono essere schiaffeggiati da un insegnante a scuola, le persone si trovano ad affrontare la brutale violenza della polizia nelle strade e le manifestazioni sono sistematicamente vietate. Sebbene l’antisemitismo trovi le sue massime espressioni in questo territorio, e consideriamo nostra responsabilità combattere le molteplici espressioni della supremazia cristiana bianca – siano esse Hubert Aiwanger, AFD, Reichsbürger o altri – lo stato tedesco distoglie l’attenzione da questo accusando altri. L’idea dell’antisemitismo importato è e rimane un modo per la Germania di trovare un nuovo demone della storia e di spingere l’antisemitismo da sé alla Palestina in un modo storicamente revisionista. I risultati sono evidenti oggi. Con la consueta agitazione razzista, costruendo l’idea che i palestinesi sono antisemiti per natura, lo stato tedesco sta cercando di dividere la nostra classe su linee etniche e religiose, come una cortina di fumo per la divisione tra noi e i produttori di armi che attualmente guadagnano un sacco di soldi dalle azioni  Rheinmetall quotate in borsa.

Per mettere a tacere ogni resistenza alla complicità tra lo stato tedesco e l’esercito israeliano e le sue autorità sioniste, viene utilizzata la nota narrazione della colpa, dispiegandola come un manto trasparente sulle persone socializzate nel territorio controllato dallo stato tedesco. 

Solo ora, dopo oltre 100 anni?!

Ci pesa il mare di contraddizioni in cui è immersa la guerra. Da oltre 100 anni vediamo immagini di palestinesi uccisi dalle forze coloniali. Da oltre 100 anni vediamo immagini di palestinesi sfollati dai propri territori. A partire dal II Accordo di Oslo del 1995, siamo stati testimoni di come l’artiglieria narrativa del peacemaking attacchi tutte le forme di autodifesa e autodeterminazione, caratterizzandole come barbare o incivili.

Siamo stufi di vedere G4z4 sotto le macerie, dopo decenni di bombardamenti da parte delle forze isra3li4ne. Ed è con questa sensazione che abbiamo assistito all'abbattimento delle recinzioni del carcere più grande del mondo. Le persone a G4z4 sono state soggette a una costante violenza che non possiamo nemmeno immaginare possa essere inflitta suoi nostri corpi ma che è stata normalizzata per gli altri. Dopotutto, normalizzare l’oppressione di alcune persone è una necessità del mondo capitalista coloniale in cui viviamo ancora. Questa bestia ha bisogno che i colonizzati rimangano in silenzio, obbediscano passivamente. Anche la “sinistra” tedesca ama le vittime di cui “prendersi cura” per riscattare la propria colpa.

Ciò che preoccupa alcune persone in Germania oggi non è la violenza in sé e per sé, e non tutte le morti sono ugualmente inquietanti. Interiorizziamo la valutazione delle morti a cui possiamo dare un volto, mentre non ci interessano quelle senza volto. Accettiamo il fatto che alcuni possano piangere i propri cari e seppellirli, e allo stesso tempo accettiamo semplicemente la scomparsa di migliaia e migliaia di persone. Ciò che infastidisce alcune persone, soprattutto quelle al potere, è il fatto che coloro che dovrebbero rimanere passivi si stanno attivando sulla via della liberazione, ed è allora che il sistema finalmente trema. Attraverso le loro azioni, gli abitanti di G4z4 stanno costringendo noi dell’Europa centrale a smettere di guardarci l’ombelico e a prendere posizione sulla loro realtà. Oggi, coloro che dovrebbero perseguire l’ideale di sviluppo occidentale, ci rinfacciano una realtà che a volte è difficile per noi comprendere. Questo ci infastidisce, costringendoci a lasciare il posto a chi comanda, che dice cosa interessa e cosa no, e chiede di attirare l’attenzione su una realtà di cui noi tutti beneficiamo. Oppure pensiamo ancora che il nostro benessere e la nostra stabilità economica in questo Paese siano indipendenti dal massacro degli altri nel Sud del mondo?

Per molti qui, è un duro colpo per il loro ego, confrontarsi con questa realtà, essere smascherati come se non avessero una posizione chiara. Perché fino ad oggi avrebbero potuto essere indifferenti, come lo sono stati alcuni di noi, ma ora non più. Prendere posizione in questo genocidio dovrebbe essere facile per chiunque. Per noi è doloroso, contraddittorio e faticoso, ma necessario. La guerra ci mette nella posizione di non avere alcuna opzione già pronta tra cui scegliere, ma ci impone di costruire posizioni nostre, o di essere messi da parte.

Forse questa può essere un’opportunità per molti di iniziare a capire cosa significa il colonialismo anche per le persone qui, nella nostra quotidianità', e quindi di camminare sulla via delle lotte anticoloniali.

Affrontare le contraddizioni rimanendo solidali.

Nonostante le contraddizioni sopra menzionate, non ci allontaniamo dalle nostre convinzioni antimilitariste e pacifiste. Per noi è chiaro che la macchina da guerra e il mercato della morte non sono mai la via verso la liberazione. Abbiamo appreso che l’idea di una pace suprematista bianca, in cui solo i militari degli stati nazionali riconosciuti dalle Nazioni Unite combattono nei territori occupati, non è pacifica. È semplicemente un’idea ignorante, che mira a togliere lo spazio all’autodifesa monopolizzando la violenza su scala globale. Tutte le morti avvenute finora sono terribili, così come quelle che accadono oggi. Ecco perché vogliamo una lotta che garantisca che nessun altro muoia, o che venga segnato a morte a causa della sua identità, e che diventi solo un altro numero in una statistica globale.

E sappiamo per certo che la politica del regime, plasmata dall’esercito israeliano e sostenuta dall’Autorità Palestinese che ha governato questo paese dagli anni ’90 in poi, non ha fornito alcun terreno fertile per una vita in libertà, e non lo farebbe quindi in ogni possibile futuro.

Negli ultimi giorni la notizia ribadisce la posizione della Germania con Israele. Ebbene, lo Stato tedesco potrebbe, ma noi abbiamo dimostrato sulla strade di Berlino, Sonnenallee, Potsdamer Platz, O-Platz… che siamo dalla parte della Palestina.

Dal Sahara Occidentale alle montagne del Chiapas, dai territori Mapuche alla valle del Kashmir. Con il cuore rivolto a G4z4, 48 anni, e alla Cisgiordania, vale a dire alla P4lestina nel suo insieme, abbracciamo l’autorganizzazione e l’autodeterminazione dei popoli. Salutiamo coloro che sono oppressi e si sollevano per altri mondi e che si impegnano nel dialogo attraverso le azioni.

Siamo fianco a fianco con le persone che affrontano la repressione. 

Uniamoci alla Sonnenallee e scendiamo in strada a manifestare.

From the river to the sea, Palestine will be free!

Riga 94

2023 November (squat.net)


testo e traduzione words  © ANTONELLA PINTUS 


martedì 31 ottobre 2023

Soluzione Finale_ Deluxe Edition (2023)

 


Quali prospettive per Gaza?

Qui di seguito un edificante progetto risolutivo da parte del think tank Misgav dell'Institute for Z!on!st Strategies!





Ricollocamento in Egitto dell'intera popolazione di G4z4: ricostruire e ripristinare un piano per la sistemazione degli aspetti economici.

Attualmente esiste un’opportunità unica e rara per evacuare l’intera Striscia di G4z4 in coordinamento con il governo egiziano.

Questo documento presenterà un piano sostenibile con un’elevata fattibilità economica, che ben si allinea con gli interessi economici e geopolitici dello Stato di Isra3l3, dell’Egitto, degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita. Una sintesi di un piano immediato, realistico e sostenibile per il reinsediamento umanitario e riabilitazione della popolazione araba nella Striscia di Gaza.

Nel 2017, è stato riferito che ci sono circa 10 milioni di unità abitative sfitte in Egitto, di cui circa la metà sono costruite e l’altra metà sono in costruzione. Ad esempio, nelle due più grandi città satellite del Cairo, il 6 ottobre e il 10 di Ramadan, c’è un’enorme quantità di appartamenti costruiti e vuoti di proprietà del governo e di privati ​​e aree edificabili sufficienti ad ospitare circa 6 milioni di abitanti. La maggior parte della popolazione locale non riesce ad acquistare gli appartamenti nonostante il loro prezzo molto basso (solo tra 150 e 300 dollari al metro quadro). Anche se lo stock di appartamenti vuoti cambia nel tempo, sembra rimanere molto grande e disponibile per essere abitato da tutta la popolazione di G4z4.

Il costo medio di un appartamento di 3 locali con una superficie di 95 metri quadrati per una famiglia media di G4z4 composta da 5,14 persone in una delle due città sopra menzionate è di circa 19.000 dollari, tenendo conto della dimensione attualmente conosciuta dell’intera popolazione. residenti nella Striscia di Gaza, che varia da circa 1,4 a circa 2,2 milioni di persone, si può stimare che l'importo totale che sarà richiesto per finanziare il progetto sarà nell'ordine da 5 a 8 miliardi di dollari. 

Questo importo riflette Il trasferimento alla Egypt Inc., un valore compreso solo tra l’1% e l’1,5% del PIL dello Stato di Isra3l3 e potrebbe essere facilmente finanziato dallo Stato di Isra3l3, anche senza alcun aiuto internazionale.

Come verrà spiegato nel paragrafo successivo, l’iniezione di uno stimolo immediato di tale portata all’economia egiziana fornirà un beneficio enorme e immediato al regime di al-Sisi. Queste somme di denaro, in rapporto all’economia israeliana, sono minime. Se aiuta le condizioni in l’Egitto, possono anche essere raddoppiati, triplicati e addirittura quadruplicati per risolvere la questione della Striscia di G4z4, che da anni costituisce un ostacolo alla pace, alla sicurezza e alla stabilità non solo nella Striscia di G4z4, ma in tutto il mondo. Investire qualche miliardo di dollari (anche se si tratta di 20 o 30 miliardi di dollari) per risolvere questo difficile problema è una soluzione innovativa, soluzione economica e sostenibile. In questo contesto, è opportuno ricordare che lo Stato di Isra3l3 ha speso circa 200 miliardi di shekel in meno di un anno per curare l’epidemia di Corona. Non c’è motivo di ritenere che non saremo in grado di permetterci un pagamento immediato di 20-30 miliardi di shekel, che è fondamentalmente una sorta di pagamento per l’acquisto della Striscia di G4z4 e in cui possiamo comunque avvalerci dei benefici nel tempo, tanto che si tratta effettivamente di un investimento molto utile per lo Stato di Israele. Le condizioni del territorio di Gaza, simili a quelle dell’area di Gush Dan, consentiranno in futuro alloggi di alta qualità per molti cittadini israeliani e di fatto espanderanno l’area di Gush Dan fino al confine egiziano. Darà anche un enorme impulso agli insediamenti nel Neghev.


Contesto economico - Egitto:

Il 16.12.2022 il Fondo Monetario Internazionale ha approvato un prestito di salvataggio di 3 miliardi di dollari per l'Egitto a fronte dell'aggravarsi della crisi economica che ha attraversato (a gennaio 2023 l'inflazione in Egitto è salita al 26,5%) - ma è subordinato a condizioni e riforme draconiane nell’economia egiziana. Sebbene il FMI abbia raccomandato di passare a un tasso di cambio flessibile, si prevede che questo approccio aggraverà l’inflazione e peggiorerà addirittura i problemi relativi al costo della vita. 

Dal mese di marzo 2022, la sterlina egiziana ha perso circa la metà del suo valore (il tasso di cambio ufficiale del dollaro è aumentato del 95% - da 15,7 a 30,7 sterline per dollaro, molto meno del tasso del mercato nero), e questo deprezzamento del valore della moneta ha già danneggiato l’economia egiziana gonfiandola significativamente.

I costi per l’importazione di generi alimentari nel Paese (circa il 70% della popolazione egiziana, che vive con un reddito di pochi dollari al giorno, sopravvive grazie all’acquisto di pane e prodotti di prima necessità sovvenzionati dal governo). Il settore privato in Egitto è in difficoltà in ripresa e la sua produzione è in costante calo da 26 mesi consecutivi. Anche il prestito è condizionato e i privilegi li ricevono solo aziende di proprietà dell’esercito, cosa che potrebbe mettere in pericolo il regime di al-Sisi. Alla luce di questi dati, le raccomandazioni del FMI incontrano una forte opposizione e, allo stesso tempo, la loro attuazione appare altamente improbabile dato il rischio che rappresentano per la stabilità del regime di al-Sisi. Sembra che il governo egiziano intenda vendere le sue partecipazioni B35 - Società pubbliche per investitori strategici fino alla fine del giugno 2024.

È stata raccolta una somma di circa 5 miliardi di dollari, con ulteriori 5 miliardi di dollari stanziati per la raccolta.

"Se il governo egiziano riuscisse a promuovere il piano di emissione e ad assicurarsi ulteriori finanziamenti dai paesi del Golfo o da altri partner, la Banca centrale egiziana adotterà una politica di cambio più flessibile", ha detto l'economista Hani Abdul-Fathuh ad "Ahram Online". "La seconda data di audit del prestito del FMI avrebbe dovuto svolgersi a metà settembre, ma la prima data, prevista per il mese di marzo 2023, non ha avuto luogo affatto Il debito dell'Egitto è pari al 6% del PIL per l'anno fiscale 2022-2023 e il suo rapporto debito/PIL è stato stimato in  95,6% - con un PIL di 9,8 - 318,23 miliardi di dollari. Il valore del deficit netto in attività estere dell'Egitto ha raggiunto 26,34 miliardi di dollari a luglio 2023 - (il valore del deficit netto in attività estere riflette il valore netto di proprietà straniera delle banche statali meno le loro passività estere). Il regime di Al-Sisi sta affrontando forti pressioni per ripagare i suoi debiti, a fronte della scarsa fiducia degli investitori. Inoltre, il 10 maggio 2023 - L'agenzia di rating Moody's ha declassato il credito dell'Egitto da B3 a Caa1.

"Rischio significativo." Si tratta del punteggio più basso mai assegnato all'Egitto.

La Cina è il quarto debitore del governo egiziano, con un debito di 7,8 miliardi di dollari al giugno 2023 - L'Egitto prevede di ricevere un prestito del valore di circa mezzo miliardo di dollari in obbligazioni, costituite principalmente da yuan cinesi per aiutarlo ad adempiere ai propri obblighi. La maggior parte dei finanziamenti del progetto Capitale del “Nuovo” Egitto, che prevede il trasferimento di tutti gli uffici governativi in ​​una nuova città con processi di costruzione avanzati nel deserto a est del Cairo ed essenziale per Al- Sisi, proverranno da prestiti e commissioni cinesi stimati in 4 miliardi di dollari, con un rendimento elevato e ingenti pagamenti di rimborso che l’Egitto ha già difficoltà a far fronte. Pertanto, anche la Cina ha iniziato a mostrare cautela nell’investire in Egitto alla luce delle sfide finanziarie che quest’ultimo si trova ad affrontare. Tuttavia, anche se la Cina decidesse di iniziare a ridurre i propri investimenti, vorrebbe comunque vedere completato il progetto Capitale del “Nuovo” Egitto e altri progetti. La Cina è attualmente concentrata sulle relazioni con gli Stati del Golfo, mentre la sopravvivenza economica dell'Egitto è una questione importante per quest'ultimo. In uno scenario in cui l’Egitto sarà profondamente indebitato nei confronti della Cina, si creeranno conseguenze geopolitiche significative ed estese per la regione. Ciò è motivo di grande preoccupazione per gli Stati Uniti, perché il mancato rispetto da parte dell'Egitto dei suoi obblighi nei confronti della Cina e, di conseguenza, l'acquisizione da parte della Cina di asset strategici in Egitto, sarà un disastro strategico per gli Stati Uniti.

Anche altri creditori dell’Egitto, come Germania, Francia e Arabia Saudita, non vogliono assistere ad un fallimento totale dell’economia egiziana, quindi anch’essi avranno un incentivo a mantenere l’economia egiziana fuori dall’acqua, anche  attraverso investimenti israeliani per l'insediamento dell'intera popolazione di Gaza negli appartamenti esistenti in Egitto. Per i paesi europei, e in particolare per quelli dell’Europa occidentale, il trasferimento dell’intera popolazione di Gaza in Egitto e la sua riabilitazione, riducendo significativamente il rischio di immigrazione clandestina nel loro territorio, rappresenta un enorme vantaggio. Si prevede che anche l’Arabia Saudita trarrà notevoli benefici dalla mossa perché l’evacuazione della Striscia di Gaza significa l’eliminazione di un importante alleato dell’Iran e un enorme contributo alla stabilità della regione, offrendo quindi la possibilità di promuovere la pace con Israele senza continue interferenze. dall'opinione pubblica locale a causa dei continui e ripetuti scontri che accendono  focolari d’odio contro Israele.

Inoltre, ci sono paesi, come l’Arabia Saudita, che hanno bisogno di personale qualificato nell’edilizia, come gli abitanti di G4z4. L’Arabia Saudita sta costruendo grandi progetti e la città del futuro Naum, e questo potrebbe essere un incrocio di interessi anche a questo livello. Si può presumere che non pochi residenti di G4z4 coglierebbero al volo l’opportunità di vivere in un paese ricco e avanzato piuttosto che continuare a vivere in povertà sotto il dominio di Hamas.

Questo accordo tra Egitto e Israele potrà essere raggiunto entro pochi giorni dall'inizio del flusso di immigrati da G4z4 verso l'Egitto attraverso il valico di Rafah. Già oggi sono centinaia di migliaia gli abitanti di G4z4 che desiderano lasciare la Striscia. L’IDF (Isra3l Defense Forces) deve creare le giuste condizioni affinché la popolazione di G4z4 possa immigrare in Egitto, con la cooperazione dell’Egitto dall’altra parte del confine (e con un adeguato risarcimento). Inoltre, la risoluzione della questione di G4z4 garantirà una situazione stabile e l’aumento della fornitura di gas liquido israeliano all’Egitto, nonché un maggiore controllo da parte delle compagnie egiziane sulle riserve di gas esistenti al largo della costa di Gaza, insieme al trasferimento di G4z4 viene svuotata dei suoi abitanti allo Stato di Isra3l3. che la popolazione totale di G4z4, circa 2 milioni di abitanti, costituisce complessivamente meno del 2% del totale della popolazione egiziana, che già oggi comprende 9 milioni di profughi. 

Non c’è dubbio che affinché questo piano possa realizzarsi devono coesistere molte condizioni contemporaneamente. Attualmente, questi termini stanno avendo luogo e non è chiaro quando tale opportunità si ripresenterà, se mai si ripresenterà. Questo è il momento di agire. Ora.

Appendice A'

Costo di reinsediamento per persona/famiglia in Egitto e costo totale per Isra3l3 come percentuale del PNL per l'anno fiscale 2023

La popolazione totale della Striscia di G4z4

Valore massimo 2.200.000  Valore minimo 1.400.000 

5,14  Numero di persone nella famiglia (media)

428.016 272.374 Il numero di famiglie nella Striscia di G4z4

$ 19.000 Costo medio di reinsediamento per famiglia

Costo totale del progetto

max. $ 8.132.295.720 min. $ 5.175.097.276 

Costo totale del progetto come percentuale del PIL statale Israele

max. 1,51% min. 0,96% 


Appendice B'

Costo medio per appartamento negli obiettivi di reinsediamento, suddiviso per dimensione dell'appartamento

secondo 

costo per persona

costo di un appartamento

zona appartamento [Ram] 

il numero di persone in famiglia

$ 5.000/ $ 10.000 50 Ram 2 persone

$ 4.667/ $ 14.000 70 Ram  3 persone

$ 4.100/ $ 16.400 82 Ram 4 persone

$ 3.800/ $ 19.000 95 Ram 5 persone

$ 3.500/ $ 21.000 105 Ram 6 persone


Questo documento che propone la criminale soluzione finale per risolvere il problema palestinese nella striscia di G4z4 e' stato redato da Amir Weitman, gestore degli investimenti e ricercatore in visita presso l’Istituto Mesgav per la sicurezza nazionale e la strategia s!on!sta.

La versione originale in ebraico qui tradotta da me in italiano con l'ausilio di Google la trovate sul sito di The Gray Zone

https://thegrayzone.com/2023/10/24/zionist-think-tank-palestinian-genocide/

inoltre un illuminante contributo sul tema da parte del giornalista Giuliano Marrucci lo trovate sull'account di Ottolina Tv su Youtube 

https://www.youtube.com/watch?v=P86mFx423LA

Questo invece il sito ufficiale dell'Istituto per la Strategie S!on!ste https://www.izs.org.il/about-us/ dove si viene informati sulle loro svariate opere di bene dentro le istituzioni, le aziende, le scuole e l'esercito d' IsraHell.

Happy Halloween!!!!


words  © ANTONELLA PINTUS 

BERLINO 31 OTTOBRE 2023

La questione palestinese in Germania (13)

  Domenica 24 novembre Nella puntata di oggi ospite speciale: Anna Bolena. Artista multimediale a 360*, DJane, Producer e attivista politica...