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mercoledì 15 novembre 2023

RAVE @APPIA ANTICA Roma 3 giugno 1995 (1997)

 



TREGIUGNOMILLENOVECENTONOVANTACINQUE

APPIA ANTICA

Su una delle vie consolari della città, quasi a ridosso delle Mura Aureliane, abbiamo scoperto un grosso edificio a due piani, assai polveroso e dismesso; utile per passare qualche notte particolarmente fredda a chi come barboni o immigrati non ha fissa dimora. Infatti al piano superiore ci stavano una serie di piccole stanze con materassi puzzolenti, dove era visibile il passaggio di esseri umani: cartacce, cicche rozze coperte, scarpe usate....Utilissime le finestre sulla strada per cioccare l’arrivo degli sbirri, che puntuali si presentarono, intorno alle 3: 00 della mattina del quattro; con abile diplomazia riuscimmo a non farli entrare sino alla fine della festa.

Ma torniamo un po' indietro di circa un mese, quando dopo qualche riunione organizzativa, decidemmo che posto troppo diroccato e sozzo andava pulito. Ci premunimmo di scope, palette, buste....In genere cominciavamo di pomeriggio a spalare un po' di merda, quanto meno per evitare che la gente sollevasse più polvere del previsto.

La stanza più grande doveva servire per acchitare la dance-hall; i piatti con il monitor dovevano essere installati il più in alto possibile lontani da polvere ed eventuali avventori. La consolle è sacra. Così venne sistemata su un trespolo industriale raggiungibile da scomode scalette. Tutta la strumentazione venne collocata in modo tale da non venire danneggiata evitando così guai onerosi con il service.

Nella stanza affianco srotolammo del nastro rosso e bianco (il work-in-progress dei cantieri edili e della segnaletica stradale) nei punti più rischiosi per l’incolumità delle persone. Il pericolo era rappresentato dai vecchi ingranaggi e dai macchinari dell’ex cartiera, probabilmente ancora funzionanti; archeologia da fabbrica stupenda, che a suo tempo serviva per la produzione della carta per i giornali locali. Il fascino del sudore operaio a qualcuno di noi illuminava la fantasia. Il detournement del luogo è stato spesso  stimolo indispensabile nell’allestimento dei raves. Non soltanto per il semplice piacere estetico architettura post-industriale, ma anche per stuzzicare il nostro gioioso cinismo volto a trasformare un antico simulacro, simbolo del lavoro salariato, in un luogo dove esprimere il nostro divertimento collettivo e personalizzato senza bavagli o limiti di sorta. Fino alle prime luci dell’alba o oltre.

Dopo aver fatto una sosta infinita in sottoscrizione e aver mediato con gli sbirri affinché non scassassero le palle per almeno altre 2 o 3 ore, mi avvicinai al bar intorno alle 5: 00 e piano piano a spintoni raggiunsi gli altri sotto la consolle.   

Un attimo di distrazione e i fottuti tutori dell’ordine ,sino ad allora rimasti chiusi fuori, penetrarono furtivi attraverso il l’enorme cancello scorrevole. Dopo l’ennesima discussione presero gli estremi di un paio di documenti e finalmente i zelanti dipendenti comunali si allontanarono. In seguito non mi risulta che qualcuno di noi abbia subito conseguenze giudiziarie. Qualcuno comunque approfittò dell’uscita secondaria per allontanarsi indisturbato senza incappare in perquisizioni inutili. Bravo! Noi invece che dovevamo smontare tutto;  amplificazione e relativi cavi, pannelli fluorescenti issati sui muri, piatti e mixer ed altri attrezzi, facemmo entrare il furgone dall’Appia, unico accesso ampio disponibile, praticamente davanti agli sbirri. Sti cazzi ...è andata.

Per finire ancora due parole sulla nottata : per me fu l’iniziativa più coinvolgente che fino ad allora avessi organizzato, da quando l’ ambiente dei raves era un po' cambiato, non saprei dire se in positivo o in negativo fatto sta' che la contaminazione sociale e in parte culturale già da tempo si respirava nelle storie. Quella sera arrivarono più di duemila persone; credo sia stato il massimo storico per una festa fatta al centro e  per giunta non autorizzata. Prima di allora si svolgeva tutto in periferia. Ricordo che una certa presenza coatta e discotecara mi infastidì non poco ,in realtà stranamente già da tempo i DJ’s più seguiti della capitale avevano cominciato a prestare parecchia attenzione per il fenomeno e quindi un certo seguito bisognava tollerarlo. D’altra parte una certa stima e rispetto c’è sempre stata con  chi anni prima provò a creare un contesto techno di un certo spessore. Ritengo che dal punto di vista squisitamente musicale il livello che le labels indipendenti romane raggiunsero nel periodo più creativo(dal novanta sino al novantaquattro) ha già fatto scuola, se non storia. Ma altre testimonianze raccontano di episodi poco edificanti, quali risse o accoltellamenti fra piccole bande fasciste e borgatare che costrinsero i gestori organizzatori a rinunciare ai loro lauti guadagni. Lo sfruttamento non ha limiti di sorta e certe contraddizioni iniziarono a creare problemi in chi professionista musicista era animato dalle migliori intenzioni. Certo per molti di noi che proveniva da un ambiente dichiaratamente contestatario antiautoritario questi contesti o situazioni erano parecchio distanti per intenzioni ed obiettivi ; ciò fece scaturire numerose discussioni sul significato di festa, spettacolo , rave.... e l’immancabile voglia di autogestione; condizione questa assai problematica da sempre e non ancora chiarita. AUTOGESTIONE parola magica di uso comune che vuole significare tutto ,troppo e niente. Sicuramente una parola diffusa ed abusata. Mah!................................................................

Pare che all’interno della cartiera un paio di settimane prima , durante un sopraluogo, venne trovato un pacco contenente un etto di eroina purissima. Forse leggende metropolitane. Prurito garantito di prima qualità.

                                                                                                                             duesettembremillenovecentonovantasette


 Contributo individuale di  Meridiana 0.7

giovedì 24 agosto 2023

ROMA RIOT @ Datacide Magazine (1998)




ROMA RIOT @ Datacide Magazine 

"People asked me questions about tomatoes robbing the vine and rotting on the vine and I had no idea what I was thinking about and abided in blank ecstasy. The only cure for morphine poisoning is more morphine”. [Jack Kerouac – Mexico City Blues 1959]


The Roman context doesn’t breathe quite well. It’s blocked up by the habit of a routine which offers almost the same, approximate, superficial stuff.
In spite of the indefatigable activity of a small part, we have to notice that Rome lived other periods, even short, distinguished by a deep, rebel, stirred up spirit. In those periods all the people involved did the best to lead their attitudes and behaviors, honestly inclined to the transformation and the global mutation of everything around our existence and “resistance”.
The social control in its most marked issues (see the fortunately faulted attempts of police to stop the raves) has been able to refrain the intentions of many, but at the same time made harsher the intentions of the few, as us, which never gave up the fight to claim actions, facts and events filled with emancipation and freedom.

Politics not always has been the cause of this claim. Sometimes the will of believe in something to escape from the tainted vicious circle of a usual, insipid life (which grinds the consciences inside the authoritarian mechanism), used to make the difference. The production of creativity and eccentricity is certainly recognized by the ones who run slices of the market and absolutely valid fields of production planned to gain, but those works are often insignificant for what concerned aim and contents.
It is “honeyed” reassured that someone of us decided to express disregard against all this system in different ways: by the conscious use of psychotropic substances (see the flyers of “underground information” about “use and abuse” divulged during our enterprises between 1995 and 1996; the fight against nuclear bombs in Mururoa; the campaign for the abstention to vote); by the intention to exceed the bonds forced by too restrictive musical kinds (see many attempts to contaminate the sound from the desk at the last two years parties); by the divulgation of discographic stuff outside the business of music shops (see musical self-production and records resell struggle against SIAE and the rest of Establishment).

These “attempted attempts” clearly haven’t been working yet, because of the uncontrollable increase of synthetic rubbish (pills and powders) that most of us go on with, just for boredom or habit, forgetting that the control and the output of this business definitely isn’t our matter, but remind to someone else’s dirty hands inclined to manipulate other most dangerous (even if different in effects and implications) substances (cocaine and heroine); and also forgetting that anything has been really done to stop the trade of the big narco-dealers. Lots of people is still thinking that buying some pastiglia or a gramme of Ketamine by our friendly pusher means to have precious goods of high quality. Bullshits.

By the way, without any moralistic parable (let’s say it sincerely: we like drugs and we are for the free Statal tax circulation), we have to notice the obvious lack of good raw materials to prepare what we generically call DRUG. Let’s meditate on it, guys, let’s meditate on all the creep available in this period!!

Driving the attention on the music, the “daily bread” for many of us, the chance to improve the quality of the production had an half success. Even bounding around the remark of the intentions to change sounds and rhythmic, we have to say that those intentions haven’t always been appreciated or appreciable.
Not appreciated because, except for the essential production at the beginning of the decade [we hold in high regard Leo Anibaldi, Lory D, D’Arcangelo, Passarani, Benedetti, Micheli, Rizzo, Renghi, Galli and little few], the rest of the production hasn’t been taken into the same consideration. First because, as suitable, the enjoyment of the musicians changes towards most mature sounds, and then because the flat taste of “the people of the night” has been submitted to the absolute tyranny of a spiral sound made in raves parties of various tribes (among other things I heard a rumor that in the clubs progressive is selling well: this is a reality that we don’t know and we don’t want to know!).

Not appreciable because, in spite of the excellent ADC’s industrial, Amptek-Entropia’s experimentations (Eclectic rec.), Syncretic's brave beginning (not always convincing), Mat 101’s ironic electro and many others, self production seems to be, in our context, still a sort of mirage. Something too much announced but never really carried out, maybe because we are Italian, and we’ve got lots of problems with money, and moreover we still pay the addiction from the across the Channel’s foreigners, not always positive and interesting (let’s specify: they aren’t better than us, but surely faster and most prepared in make up their music).

Without any provincial attitude, it’s always right to promote the cross contamination of sounds, complex but need full. A pale try has been “The Celebrat.Action in SpazioKamino” (a squat in Ostia) on 10/11/12 December 1999, for the 10th anniversary of occupation. Many roman record labels get involved in (Nature, Plasmek, Eclectic, Syncretic), and also many new levers of urban self production (Roma Sud Tracker, Mechanic Willow alias Thomas & Emilio [see their good track on Evil Rec.], San Pedro, Fire Workers, FUB), John Healey of Somatic Responses, Dan/Mwarf of HEKATE, Ostia Rioters, Dj Shakti and the undersigned Anna Bolena, which accompanied the PANZARASA’s performance (Ostia’s contemporary dance group), all joined with VHS by CARTA ZERO[Roma] and TITUS from France/Marseille, also HI-TEC installations by BRADIPO MORPH.

The appointment saw the presence of 3.000 people (considering that for 3 years till now the number of rave’s founds decreased, maybe because the work of the newspapers on the police clear of Fintek), but we have to say that we can do more. We have to find better ways to promote this contamination, better strategies to modify the way to involve all the people.
Too many times I disagree with the mental attitude of some of us, the ones who think that the work of a few near us is most important and interesting than the others work. Sometime when our effort finds low gratification we use to blame on external causes, rather then make a right internal analysis of the feedback. Often we play other’s work down, just because they have the “fault” to deal mainly with a “so unimportant” activity as MUSIC.
It’s rare to find attitudes inclined to develop everyone’s diligence.

For what concerned us PETI NUDI, after few numbers of our magazine we decided to do something different. Now we are contributing to TELECANDIDA (a local broadcasting’s TV program) for music and editing. Besides, we’re working on a project for a self managed record label, called IDROSCALO DISCHI: a place to give voice to everyone interested in experimental and industrial music, our old passion; and also an tribute to Pasolini, Ostia, and the subterranean culture.

Coming to an end, we specify that other realities are operating in Rome, as FORTE PRENESTINO’s ones (a squat occupied for 14 years): 00Nowhere, and Kernel Panik. Even if we don’t always like every musical choice of them, we admit the coherence and the perseverance in their plans. Moreover we remind to Retinal Fremen, the happenings called BLUE CHEESE at the ex Mattatoio of Testaccio, Lab 0028 at Spinaceto suburbia and Brancaleone’s (an ex-squat) Fridays called Agatha.

Anna Bolena (PETI NUDI HYPERMEDIA)

translated by iefaiebio

pics & words © ANTONELLA PINTUS 

La questione palestinese in Germania (13)

  Domenica 24 novembre Nella puntata di oggi ospite speciale: Anna Bolena. Artista multimediale a 360*, DJane, Producer e attivista politica...