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domenica 17 settembre 2023

WARNUNG VOR EINER HEILIGEN NUTTE [Rubrica di cinema] MATTEO GARRONE (2000)

WARNUNG VOR EINER HEILIGEN NUTTE

ATTENZIONE ALLA PUTTANA SANTA

Rubrica di cinema [da un film del 1970 sulla visione del cinema di Rainer Werner Fassbinder, 1945-1982] con qualche precisazione:

Nessuna narrazione della trama dei film consigliati, salvo qualche dettaglio utile per le considerazioni in merito.

Nessun film che non ci sia piaciuto, lasciamo le critiche ai critici di professione.

Niente spazio alla macchina hollywoodiana anche se di manifattura europea o africana o quant'altro.

Nessuna censura di natura moralistica.     






Estate romana di Matteo Garrone

Il mondo ruzzola giù dalle scale

Strane a volte le coincidenze, ieri mia madre al telefono mi comunicava l'intenzione di regalarmi un mappamondo da tavolo, di quelli che si illuminano sulle città da visitare, ed ero appunto appena tornata da vedere questo film dove in una delle scene più divertenti i protagonisti fanno scivolare giù dalle scale un grossissimo mondo di plexiglass utile per una rappresentazione teatrale.

Tragicommedia italiana ma senza la tragicommedia all'italiana, piccolo DOGME romano girato principalmente nei dintorni di Piazza Vittorio nota zona extracomunitaria romana, dove una attrice non più giovane [Rossella Or], un poco svampita, appena ritornata nella capitale cerca invano di allestire uno spettacolo che non farà mai.

Visioni metropolitane della banalità quotidiana con attori che recitano se stessi nella pantomima di questa vita sfigata e senza sentimenti. Dove si tocca anche con immagini sgranate con colori quasi in bianco e nero i tentativi falliti di una grama esistenza. Se gli avvenimenti raccontati sono tristi anzi tristissimi, è la levità dei dialoghi nella consuetudine, la leggerezza dei desideri nello squallore, l'approssimazione delle intenzioni nella rassegnazione a rendere questo film un piccolo capolavoro anti hollywoodiano. Tutto quello che non ti aspetti di vedere e stemperato qui con una brillante e sottilissima ironia, tutto quello che vedi tutti i giorni è qui dipinto con un ritmo grottesco da filosofia dell'inevitabile.

Curiose le riunioni negli appartamenti degli abitanti dell'Esquilino in guerra con gli immigrati, le feste a Capocotta sul lungomare ostiense dove si agisce una sessualità del sentito dire, o le danze caraibiche in un noto ritrovo popolare alla periferia della città.

Alla fine ci scappa pure il morto.

E qui forse non si ride più.


Trentanovembreduemila


Anna Bolena 2000

 words © ANTONELLA PINTUS 

Rubrica di Cinema per la newsletter di SpazioKamino Ostia 2000-2002

martedì 22 agosto 2023

ROMA @ RAVE IN ITALY (2018)

contributo @ RAVE IN ITALY 

gli anni novanta raccontati dai protagonisti 

curato da Pablito el Drito 

pubblicato da Agenzia X 2018

pubblicato su Not Nero Edizioni 2018





ROMA

di Anna Bolena


Sono sempre stata appassionata di musica. Mia madre suonava il pianoforte e insegnava musica nelle scuole primarie, sono cresciuta in una casa in cui c’erano dischi sia di cassica che di altri generi. Alla fine degli anni ottanta, venendo dalla scena post punk, avevo una idiosincrasia nei confronti della musica elettronica da ballo, che consideravo di cattivo gusto e superficiale. Era un mio pregiudizio, una chiusura mentale che negli anni ho poi superato. Anche perché poi un genere musicale va studiato, approfondito, vissuto e compreso. Quando mi sono ritrovata a Roma nella scena di movimento, la musica principale che girava era il punk e il rap. Era musica di protesta, la colonna sonora di parole d’ordine e contenuti politici che caratterizzavano quel periodo storico. Io ho militato nel movimento studentesco de LA PANTERA all’Università della Sapienza, poi sono entrata in contatto sia coi centri sociali, con le radio di movimento, l` Autonomia Operaia, i comitati di quartiere, le sedi politiche, per poi militare nel circuito anarchico e entrare a far parte del collettivo CONTROCULTURA al Pigneto.  In quel periodo i fascisti avevano iniziato a riaprire luoghi di aggregazione in diversi quartieri, non solo quelli storici di appartenenza. Era una situazione anche pericolosa, ci sono stati scontri anche fisici durante gli attacchinaggi notturni.

La musica elettronica era considerata dai compagni musica commerciale, anche perché era ballata principalmente nel circuito delle discoteche.

Quando noi abbiamo cominciato a suonare e organizzare rave, la musica che mettevamo era quella che compravamo da Remix, un negozio romano che è stato fondamentale per diffondere techno/electro e musica sperimentale come l` IDM.

Il movimento dei rave illegali e` iniziato nel 1993/1994 grazie a un gruppo di musicisti e compagni stanchi della solita musica dentro i consueti luoghi di aggregazione sociale della sinistra extraparlamentare. Alcuni di noi componevano gia` musica da ballo e non solo con apparecchiature elettroniche. Musica acida più in sintonia con il mood di queste prime feste, che si svolgevano in periferia. 

La musica, al tempo, rappresentava solo uno degli aspetti del movimento anche se per me è diventata sempre più preponderante. Al’inizio l’occupazione deglli spazi periferici aveva un aspetto prettamente politico. Si andavano a prendere gli spazi delle città lontani dalle solite organizzazioni, sia da quelle commerciali, sia dagli spazi sociali. Anche perché nei centri sociali c’erano delle restrizioni di tipo estetico, culturale, musicale. E anche dei pregiudizi. 

Io sono sempre stata una persona molto curiosa e aperta, che ama trasgredire. Mi ero resa conto che la musica elettronica aveva una valenza culturale. Basta pensare alla tradizione inglese o a quella americana. Poi, ascoltando la scuola romana, mi sono definitivamente innamorata di quel suono. Continuo a ritenere che la scuola romana sia quella che mi ha formata, tanto che il suono di Roma sia quello che si continua a sentire anche nelle mie produzioni attuali. L’utilizzo della musica techno aveva una sua funzione: riportare un po’ di novita` e creativita` (come momento di rottura dal consueto suono "sociale") dentro il discorso dell` autogestione e del controllo del territorio all’interno delle situazioni politiche. La nostra aspirazione era quella di strappare al “muretto fascista” il ragazzo di periferia, indottrinato alla cultura dell`intolleranza e della violenza, che era attratto da questo  tipo di musica. Mi ricordo che all’inizio del movimento dei rave illegali arrivava gente coi bomber e scudetti, che apparteneva a questo tipo di comunità di periferia, cresciuti a techno e saluti romani. La nostra sfida è stata quela di presentare a questi ragazzi un’alternativa alla discoteca commerciale mostrando direttamente su campo come si organizza dal basso un party di musica elettronica da ballo.

Io ero in contatto con alcuni musicisti / dj che stavano dentro il Forte Prenestino e al centro sociale Pirateria. Mi sono ritrovata a fare con loro un paio di feste nei centri sociali e qualcuna in periferia. 

Nella periferia est di Roma ho cominciato a ballare la techno. Lì ho cominciato a studiare generi e sottogeneri: electro, trance, hardcore, e ovviamente techno. La scena romana produceva techno sperimentale. Penso a Lory D, Leo Anibaldi. Poi c’era la scena “detroitiana”, legata al nome di Andrea Benedetti e Marco Passarani. Leo Anibaldi, giovanissimo,  già lavorava a livello internazionale e produceva dischi. C’erano anche i gemelli d’Arcangelo, che hanno influenzato il mio suono industriale. Tuttavia io amavo anche molto la scuola inglese IDM: Aphex Twin, Squarepusher, etc… La trance, nonostante il grosso della produzione fosse stata nel 1992-93, andava ancora forte in città. Alcuni suonavano goa, di cui non sono mai stata una grande appassionata. La presenza variegata e variopinta della musica è un aspetto molto bello degli anni novanta, un aspetto che secondo me negli anni si è andato perdendo. Si è sempre più asciugato in categorie tipo techno e house. Addirittura c’è gente che ancora pensa che l‘electro non faccia parte dela techno! Negli anni novanta ci interessava poco definire il genere, ci intrigava di più la dimensione alternativa della riappropriazione degi spazi e della produzione musicale. Che poi è un movimento  parallelo di integrazione a quello che era l’eredità culturale e politica dei centri sociali. Era un’esigenza di portare freschezza, quindi anche il fatto di usare la techno come veicolo per aggregare persone è stato un aspetto fondamentale. Questo avviene dopo quella fase di rave commerciali fatti in discoteca nei primi anni novanta. Io in discoteca ci sono andata a sentire la musica dark, a Roma frequentavo il Uonna. 

Quando ho incominciato a comprare dischi di elettronica mi sono appassionata a due generi: industrial e idm. Ho comprato anche robe più dancefloor, trance a 150-160 bpm e anche acid techno. L’acid techno è una cosa che ogni tanto ritorna di moda: il bassline usato in maniera esagerata esiste da sempre e non morirà mai. La musica acid dal mio punto di vista è musica più facile. L’acid di Leo Anibaldi rimane anche un prototipo del genere. Che però, a differenza di altri prototipi di quel genere, mantiene sempre quell’eleganza e ricercatezza che solo Leo ha saputo esprimere. 

Un cosa positiva della scena romana è stata che dopo i primi due anni di rave illegali, che possiamo collocare nel biennio 1995-1996, è nata l’esperienza della Fintek. Questa ha coinvolto tante persone. La Fintek è stato un rave illegale continuato, che durava 3-4 giorni a settimana. L‘occupazione è durata un paio d’anni. Alla Fintek per la prima volta si sono riusciti a portare artisti importanti come Panacea, che noi adoravamo all’epoca. La drum’n bass che faceva, che poi è stata definita darkstep, è una cosa di cui ci siamo appassionati subito. Quando è venuto a suonare in una delle salette per la prima volta eravamo solo una ventina di persone. Anzi, forse diciannove! Quando tornò al Forte Prenestino in compenso lo attesero le folle. Vero è che lì era già diventato famoso. Position Chrome è una delle etichette fondamentali del genere. Altre persone che hanno cambiato la mia conoscenza della musica sono stati Christoph Fringeli della Praxis,  Rachael Kozak della Zhark e Dan Hekate. Hanno portato una grande freschezza nella scena. La Praxis la conoscevo già, o meglio, conoscevo già le produzioni. Avere incontrato Christoph e soci della Praxis è stata una cosa fondamentale, perché poi abbiamo fatto anche cose insieme. 

Per me Praxis è tuttora una delle etichette più importanti. Il suono è molto radicale, va dalla breakcore passando per il noise fino all’hardcore, però con venature molto sperimentali, molto ricercate. Sono dischi che vanno calibrati. All’epoca li suonavamo parecchio perché eravamo rimasti in fissa! Li prediligevamo perché avendo come base la cassa spezzata lo usavamo per contrastare la noia del 4/4 alla Spiral Tribe. Lo dico con tutto rispetto per loro, abbiamo pure organizzato cose insieme, ma il loro suono mi ha sempre appassionato poco. 

Mi attraeva tutto ciò che si contrapponeva alla ripetizione noiosa e lo suonavo.

Si creò una contrapposizione tra chi suonava la cassa dritta e chi quella spezzata. Cosa che a me irritava pure, perché a me piaceva suonare sia una cosa che l’altra. Certo, tra un suono che abbraccia un consenso maggioritario e uno che abbraccia un consenso minoritario, io mi schiero con quest’ultimo. 

Il periodo della Fintek è stato molto interessante e vivace. Anche molto sociale. Il fatto di avere un posto fisso dove poter fare party è stato estremamente importante. Un po’ ha dettato delle regole e poi ha rappresentato quello che poi succede in tutti i movimenti. Non dico che si sia trattato di “imborghesimento”, ma sicuramente un rendere la cosa forse un po’ più noisa e meno ricca di sorprese. Le persone che arrivavano alla Fintek erano le stesse persone che venivano nei rave “mordi e fuggi” dei due anni precedenti, cui si sono poi aggiunte altre persone. Noi siamo arrivati ad organizzare rave fino a seimila persone, e la Fintek aveva più o meno gli stessi numeri. Però mentre negli illegali classici si organizzava il sabato e poi la domenica si andava via, con la Fintek si iniziava il venerdì, a volte anche il giovedì. E c’è stato un afflusso di gente da tutto il mondo. La gente che veniva era di tutti i tipi, non era gente necessariamente politicizzata. Dentro la fabbrica ci vivevano, con grosse difficoltà molte perone. Il posto fu preso in origine da un gruppo di amici di Sasha, un dj inglese, che era morto in India. Per ricordare Sasha gli amici fecero una prima festa nella fabbrica dismessa della Fintek. Doveva essere un evento singolo, divenne poi un’occupazione stabile. Quest’occupazione ha portato al mescolamento di persone di vario genere, tra cui alcuni traveller legati alla scena degli Spiral Tribe, dei Kamikaze e degli OQP, insieme ad una seri di musicisti sia della scuola romana, che dela scuola internazionale. 

Io frequantavo la Fintek ogni fine settimana, avevo lì una sorta di residenza. Ci suonavo spesso. 

Appartenevo a un gruppo, quello della rivista “Peti nudi”. Stiamo parlando del 1997-1998. La rivista è nata quando ci fu questo grosso evento per Sasha, e di conseguenza uscì il primo foglio, che mi comparve come un’apparizione notturna. In questo foglio c’erano dei riferimenti sia a Sasha che alla scena romana. Erano interventi provocatori, incorniciati in maniera irrivente dal grafico Matteo Swaitz. Noi di “Peti nudi” abbiamo portato il dark nella scena. Per noi nelle feste c’era un approccio troppo colorato e fricchettone, che a noi non piaceva. Quindi abbiamo tematizzato i contenuti musicali e estetici, in modalita` esoterica, in chiave loggia massonica. Ma era un modo per divertirci, per prendersi in giro. Da lì “Peti nudi” è uscito in varie edizioni, non tantissime. Non era facile farlo, perché la maggior parte della fanzine la scrivevo io. C’era qualche altro sparuto intervento, ma principalmente i testi erano farina del mio sacco, combinati con le foto di Stefania e la grafica di Matteo. La nostra presenza alla Fintek ha portato ricchezza culturale. All’interno della Fintek si era creata una socialità anche drammatica a volte. Alcuni sviluppavano atteggiamenti psicotici, perché si faceva una vita durissima. Qualcuno ha iniziato ad avere dei problemi sociali e comunitari, che sono sfociati in litigi anche molto pesanti. Qualcuno è anche morto là dentro. Però penso che con la partecipazione di 5-6000 persone, anche le morti siano cose normali. In tutti i fenomeni giovanili qualche morto c’è sempre scappato…  Non è facile mettere tutto in sicurezza. Ci siamo improvvisati su molte cose, non solo in consolle.

Discorso stati alterati di coscenza e incoscenza: le droghe giravano. C’era di tutto e di più, con il tabù della cocaina e dell’eroina, che comunque c’erano. Il tabù era un detto, ma non un fatto. Non stupisce che molta gente sia finita nell’abuso, ma questo sarebbe superfluo raccontarlo. La Fintek ad un certo punto è diventata un grosso luogo di spaccio, creando grossi problemi. Sia a livello di salute di chi ci abitava, sia a livello di controllo sociale. Le droghe arrivavano principalmente da fuori, anche se qualche laboratorio nella zona tra Roma e Napoli avrà dato certamente il suo contributo. Però le droghe di fattura superiore venivano dall’ Olanda, dall’India via Londra, qualcosa arrivava pure dalla Francia. In questo eravamo molto internazionali non c’è che dire. 

Se un posto è fermo gli apparati della sicurezza e del controllo sociale sanno che sei lì e quindi forse non ti rompono le scatole. Però per chi sta lì fermo tutto questo comporta un adagiamento. Qualcuno un po’ meno sveglio, che stava in un periodo di fragiità ha subito questa cosa… Le polemiche e le critiche sula Fintek sono state tante, ma prima di arrivare alla scritta “Fintek rave di stato” nei pressi dell’entrata, io avevo scritto un pamphlet sul fatto che il rave illegale era morto. Per me era finito nel 1996. Quando abbiamo iniziato ad avere un pubblico di seimila persone non c’era più niente dell’illegale originario. Si raccoglievano tante persone che facevano già un utilizzo smodatissimo di sostanze, dove anche l’elemento musicale iniziava a perdere d’efficacia. C’è stata come una liberalizzazione di tante cose, ma che poi liberate non erano!

Ad esempio una cosa che non si è mai discussa è la questione del gender, l’aspetto della relazione tra uomini e donne. Io per molto tempo sono stata l’unica dj donna all’interno del nostro gruppo. Adesso le cose stanno cambiando e sono cambiate. Alla Fintek la “manovalanza” organizzativa e di consolle era quasi tutta maschile. Le donne, quando c’erano, davano una mano al bar o in altre funzioni. Io però ero quella che organizzava le consolle. Ho sempre avuto molto rispetto forse anche perché ero l’organizzatrice. Poi alcune altre ragazze hanno iniziato a suonare, ma dopo di me. Però c’è stato un lungo periodo in cui ero l’unica donna a maneggiare dischi.  

Il rave ad una certo punto l’abbiamo pure portato al centro sociale. E quindi siamo ritornati da dove eravamo partiti! All’inizio l‘”intellighentia” del centro sociale era contraria, i compagni più grandi erano molto scettici. Soprattutto quelli che venivano dagli anni settanta/ottanta. Non capivano questa cultura, oppure intravedevano una china pericolosa. Secondo me erano dei conservatori che non avevano voglia di affrontare una generazione meno politicizzata della loro. Cosa che avrebbe richiesto comunque un grosso sforzo. Questa cosa è stata portata avanti dalla mia generazione, quella di mezzo. Noi avevamo voglia di confrontarci col nuovo.  

C’è anche un’altra questione che lega centri sociali e rave: le stesse droghe che giravano ai rave giravano nei centri sociali. È normale che ci fosse un collegamento tra le due scene. Perchè se all’inizio c’erano tensioni con la vecchia generazione, la nuova generazione invece voleva fare parte del movimento rave. Alcuni dei dj venivano dai centri sociali. Anche se io non ho mai fatto parte di nessun collettivo dei centri sociali, c’è stato un tentativo di portare dentro gente come me. Perchè noi eravamo il nuovo che avanzava. Loro avevano bisogno di gente come noi da strumentalizzare. Ma per me il centro sociale era un ghetto. 

Anche a Radio Onda Rossa, la radio del movimento romano, c’era chi era contro la cultura rave.Però c’è da dire che il primissimo movimento rave romano è stato caratterizzato dalla presenza anche radiofonica di “Hard raptus”, che era una trasmissione techno. Altre radio erano pronte a seguire. Ma Radio Onda Rossa era la radio che stava nel territorio sociale e politico, con un collettivo che controllava la tematiche. All’inizio degi anni novanta su una radio commerciale c’era pure il Virus di Freddy K, che è stato fondamentale per sdoganare la techno. Però stiamo parlando di un circuito che era quelo bottegaio delle discoteche. 

Nel 1999, quasi al volgere del nuovo millennio, ho fondato Idroscalo Dischi.  È stata la mia risposta alla fine del rave. Ho voluto spingere le mie energie organizzative verso la produzione musicale. Ho pensato che la musica dovesse essere la risposta a questo riflusso, al controllo sociale, alla caduta nell’abuso di sostanze. Una controffensiva all’approccio consumistico in chiave antiborghese. La musica è quella che mi ha salvato da sempre: sono nata con la musica e continuo a farla.

Anna Bolena è nata in Sardegna, trapiantata a Roma, vive per intero la scena rave della capitale, di cui è una delle organizzatrici e una delle poche dj donne. Nel 1999 fonda Idroscalo Dischi, etichetta indipendente dedicata al suono elettronico di matrice industriale. Vive a Berlino dove prosegue la sua carriera di dj e produttrice.


words © ANTONELLA PINTUS pic Paola Verde

lunedì 21 agosto 2023

IL NOSTRO PASSATO E' IL NOSTRO PRESENTE _IL FUTURO NON ESISTE contributo @ Detonazione! (2019)


contributo x il libro  DETONAZIONE! 

Percorsi, connessioni e spazi altri nella controcultura romana degli anni novanta

Stati di alterazione

Gender no gender

Autoproduzioni

Art & anti art

Movimenti

Profezie 

Riviste

Visioni

Ritmi



IL NOSTRO PASSATO E' IL NOSTRO PRESENTE

IL FUTURO NON ESISTE


di Anna Bolena 


PETI NUDI//QUARTINI AVARIATI DI MAL®UMORI VISCERALI (1997­-1999) 

"6angue 6udore 6perma 

fischi contraddizioni dubbi insulti perplessità verità intolleranza peti nudi, peli nudi, peri rudi, peni nudi, feti nudi, feti ruvidi, peni ruvidi, rutti nudi, rutti puri, reni puri, reni fuori, rane rade, rovi rudi, rovi fieri, rave neri, rave nani, rave puri, piedi nudi, piedi rari, peri lieti, fori lieti, fori rotti, bava rara, bove rado, rutti fuori, riti neri, culi rotti: La vicina di casa alla domanda: "Cosa ha pensato la prima volta che ha visto Peti Nudi?" Editoriale PN 999 

"Siamo qui per confrontarci con tutti, e se è il caso anche ignorarsi perché incompatibili. Nessuna pietà' per i servi e le donnette!!!! Stima e rispetto per pochi! Amore e passione per qualcuno. Stronzi ma buoni." LA LOGGIA Editoriale PN 666 


Gli anni novanta del Novecento non sono stati affatto confortevoli, a tratti forse piacevoli, mai risolti; sono stati e resteranno l'ultimo decennio contraddittorio di un secolo violento e complesso, uno spaccato ricco di spunti ancora da approfondire e di avvenimenti che hanno mutato inesorabilmente la geografia psicofisica di chi li ha vissuti. All'interno di queste trasformazioni non sempre richieste abbiamo solleticato i batteri a  intraprendere nuovi viaggi narrativi, a battere strade innovative verso mete ignote, a sperimentare progettualità' spontanee, nella vita di tutti i giorni compreso il dopolavoro. [È il presentimento di affondare nel caos, nell'incertezza che determina l'organizzazione limitata e razionale della vita quotidiana. L'alienazione grigia, sbiadita, la ripetitività ricercata nella strutturazione estremamente rigida dell'esistere, o meglio del sopravvivere, trova apparentemente una possibilità di riscatto e di cambiamento nel gusto compiaciuto del divertimento fittizio, comprato a caro prezzo, allestito secondo i dettami delle mode e delle nuove tendenze. Il culto materiale dell'immagine giusta al posto giusto, del look arricchito e ingigantito dall'ultimo oggetto optional che va tanto in voga, ben si concilia all'interno dell'organizzazione quotidiana dell'uomo-donna che lavora, produce e consuma... da VIVERE L'ESTREMO E RITORNO di Meridiana 0.7 ­ PN 666] Prima della inesorabile fine della ideologia degli ultimi perdenti, della storia dei presunti vincitori, della filosofia del narcisismo compulsivo e dell'onanismo logorante davanti a Pornhub, delle differenze di gender e anche no, della politica degli sfigati al potere, ci stavano spazi creativi dove comunicare le proprie opinioni e scambiare i propri bisogni e desideri, dove amare e odiare erano vissute in modalità analogica, a volte dolorosa, ma affrontabile, a stretto contatto fisico e mentale, con esiti inaspettati ma comunque stimolanti. [Sabato 20 settembre gioiosa inaugurazione del Tempio della Pezza, alias Spazio Kamino, rioccupato con una grande festa d'inizio stagione. Numerosi i DJs che si sono alternati alla consolle, alcuni (nuove leve della techno cittadina) hanno ripercorso tutta la vecchia tradizione romana e non solo, con simpatico carisma; altri, invece, hanno provato con convinzione ad accontentare il pischellame tipico del quartiere (semplice e sincero), con dell'ottima hard techno industriale. Il tutto condito da un'atmosfera calorosa e afosa, sicuramente un po’ fastidiosa; ma comunque ne è valsa la pena. Forse per qualcuno l'iniziativa ha rappresentato poco più che niente di nuovo sotto il sole. C'è invece da constatare che rispetto al grigiore triste di questi ultimi mesi nella periferia marina della città si respira un dolce venticello fresco e invitante. D'altronde i progetti dei giovani occupanti sono interessanti e indispensabili per non fermarsi: ristrutturare il posto per renderlo più vivibile, organizzare una saletta prove, promuovere e finanziare un vinile autoprodotto su etichetta indipendente, allestire altri parties in futuro, etc. Quanto basta per incoraggiare e sostenere il loro entusiasmo. In culo alla balena! Dalla rubrica Consenso Popolare SPORCHIAMOCI LE MANI Riapertura e ristrutturazione dello Spazio Kamino a Ostia di Meridiana.07 ­ PN 1]




Non abbiamo vinto alla lotteria, ma neanche perso il treno della storia. Abbiamo tentato a volte con difficoltà, molto spesso con ardore e passione di gettare le fondamenta durature del passaggio dalla nostra giovinezza alla dimensione dell' essere responsabilmente adulti, che poi altro non è stato se non appropinquarsi alla fine dell' impaziente secondo millennio fingendo di essere pronti al salto verso l' ignoto, e prima di venire divorati e consumati dal turbocapitalismo, segmentati dal social network, psichiatrizzati dal lavoro precario, disintegrati nel s.uperamento delle in/differenze di genere e dopo il "produci consuma crepa" degli anni ottanta, comprendere in ritardo che Nostradamus col cazzo ci aveva azzeccato.

Immagine di copertina dell'ultimo PN nr. 888 tradotto anche in inglese, che raffigura due giovani sulla spiaggia di Ostia: uno rasato in tuta mimetica militare con un boa di piume sintetiche di struzzo e ai fianchi un kit di sopravvivenza (pentolino in acciaio, piatto in plastica e bottiglietta di ketamina); l'altro con dreadlocks, occhiali e turbante arabo indossa una tunica, entrambi a braccia conserte a chiosare la scritta pleonastica: READY 4 THE NEW MILLENIUM/fatti non parole 


Passaggio involontario dall' aspirato vacuo nulla "copy and paste" dal "no future" degli anni settanta, fino all'incubo della quotidianità forzata da nuove esigenze societarie che non servono a farti stare bene ma neanche a farti stare male, certo è che non ti servono. Dopo una brillante stagione ricordata come la fase degli illegali romani (quando i rave parties si organizzavano un po' dappertutto sia in periferia che in centro a Roma), iniziò un leggero decadimento spirituale e fisico, percepito per lo più come già definitivamente decaduto, non senza un pizzico di drammaticità' che non guastava almeno l' estetica del periodo. [Ultimamente all'interno dei rave parties si sta diffondendo uno strano morbo, una pericolosa epidemia che sta progressivamente distruggendo quanto di concreto e creativo è stato costruito nel corso del tempo. Purtroppo tale malessere ha già inevitabilmente contagiato una serie di persone.....Accecati dal protagonismo sterile e dal desiderio di apparire come leader, questi soggetti non fanno altro che occupare per ore la consolle proponendo musica insulsa e appiattendo totalmente anche quanto di più sperimentale e innovativo esiste nel panorama musicale underground, producendo in questo modo un tipo di atteggiamento che inibisce l'espressività' di coloro che nella ricerca e nella comunicazione investono gran parte del loro tempo....Nuovi suoni e altre energie si scaglieranno contro questo stato di cose. La prossima realtà' musicale coprirà sotto un cumulo di polvere la banalità e le sue stupide marcettine. Da MINIMAL SHIT di BIG HEAD ­ PN 999]



Proiettati verso la fine del secondo millennio o l'inizio del terzo dipende dalla prospettiva, un gruppo consistente pianificò e occupò nel settembre del 1997 lo spazio in disuso dentro e attorno la fabbrica della Fintek a Castel Romano, periferia sud della capitale. L'occasione per altro funesta fu la morte prematura per overdose in India di un nostro caro amico inglese, il dj eclettico e musicista bizzarro, Sasha Sansbury. In principio avrebbe dovuto essere un rave volante di un paio di giorni, prima che la Fintek divenne un punto di riferimento nazionale e internazionale della scena elettronica romana. [Una delle ultime volte che ho visto suonare Sacha, indossava una parrucca coi ricci neri lunghi, calzoncini bianchi da gelataio e camicia a quadri tipo yankee; inutile dire che ho riso tutta la sera. Quello che ricordo con piacere è che improvvisò in circa un'ora di consolle una selezione di techno ­ jungle – drum n bass, miscelata con enorme abilità a una serie di pezzi storici di dance funky anni ‘70. Notevole, convincente, dissacrante come sempre, con in più un pizzico di eleganza. Sacha è con noi in tutti quei momenti di vita vera, di gioia estrema, d'irresistibile sarcasmo. È stato con tutti noi che non lo dimentichiamo anche il 27 settembre (giorno del suo compleanno) per una due giorni nei pressi di Pratica di mare, vicino a Roma. L'ex industria di prefabbricati, fallita ormai da dieci anni, è stata occupata da circa 1500 persone, che da anni si ritrovano per creare situazioni ed emozioni diverse e diversificate sempre più rassomiglianti ai nostri sogni e bisogni. Stravolgere l'uso consueto e routinario del tempo e dello spazio è l'obiettivo prospettabile, senza tralasciare i molteplici modi d'attuazione delle nostre esigenze e i numerosi altri metodi e strumenti che ancora dobbiamo scoprire e sperimentare. Affinità e non gerarchie, chiarezza d'intenti e non percorsi forzati....Da questa due giorni è scattata la presa e l'occupazione del posto, non solo per uso abitativo ma anche per provare ad attuare forme di convivenza stimolanti e lungimiranti. È cominciata la lenta creazione di uno spazio più vivibile e confortevole; lo sforzo di ripristinare una struttura abbandonata e in parte disintegrata dagli anni. Lo spirito del gruppo di persone che si sta sbattendo in questi giorni è espresso in queste righe stralciate da un volantino comunicato alla radio: Esausti dall'incastro di una metropoli a scomparti come Roma, dove sembra impossibile creare una realtà diversa perché comunque soggetti al tempo­denaro. È l'energia dell'unione che muove le nostre azioni e senza di essa per noi sarebbe pressoché impossibile realizzare i nostri sogni. Quest'area ci da ossigeno e a nostro avviso merita la vita. Da Fintek: il Clan. We will survive dalla rubrica Consenso Popolare NON SOLO UNA CELEBRAZIONE di Meridiana.07 ­ PN 999]


Peti Nudi, technozine in semplice formato A4 ripiegato, nacque esattamente in quel fine settimana di settembre, è stata occasione per me e per gli altri che mi accompagnarono in questa discontinua esperienza editoriale di sapore D.I.Y., di raccontare in maniera sostanzialmente provocatoria e scanzonata la scena non commerciale della musica elettronica che ci piaceva allora; [...il promettente DAN, che come sempre con la sua grinta cerebrale, ha solcato le nostre budella attraverso incastrose distorsioni grattugiando gli ultimi lembi della mono­cellula gigante del nostro abusato cervello.... Dalla rubrica Consenso Popolare IL TUMULTO VIENE DA LONTANO... E DA VICINO recensione di Anna Bolena su Hekate Crew presso Fintek Agosto 1998 da PN­888], o ancora [Il nostro amico crucco non ci ha deluso! Bombe bordeaux con scritta Planet Core Production in gotico sulla schiena e cassoni inauditi che sprizzano da tutti i pori. L'incontro con lui è stato sacro. Heil The Mover.... Da Consenso Popolare TAPPETTINI ROSSI E NERI. Recensione di DJ Swaitz sul set di Marc Arcadipane presso Fintek Novembre 1997 PN 333], oppure [Seriosa attitudine di un professionista professore evidenziata da un gusto musicale elegante e dirompente....Come un duca al comando... Da Consenso Popolare ONLY JUNGLE CORE considerazioni sul set di Fabrizio D'Arcangelo presso Brancaleone Roma Febbraio 1998 PN 666] Partorii l' idea di una rivista cotta e mangiata in una notte agitata e insonne, con l'intenzione di pungolare e far riflettere l'entourage che mi circondava, divenuto un tantino noioso e conformista. Ormai poco stimolata e ancora desiderosa di dare un contributo, processai a grandi linee il progetto che condivisi il giorno dopo con gli altri e che realizzammo immediatamente in formato volantino da distribuire alla festa d'occupazione della Fintek. Le reazioni furono controverse, qualcuno non apprezzò l'impaginazione satanista e massone della copertina, altri trovarono di funesto gusto la foto di Sasha con in mano una boccetta di ketamina, altri contrariamente trovarono il tutto molto divertente ed edificante.


Immagine dall'editoriale del primo numero di Peti Nudi raffigura Sacha con una t­shirt S.P.Q.R. in mano una boccetta di Ketalar utile CONTRO IL RODIMENTO DI CULO, L'APATIA ROSICONA, L'INVIDIA INTESTINALE

L'ardita operazione stucco e ristucco dei bassifondi musicali metropolitani ormai moribondi era iniziata. Impresa titanica con destinazione ignota. Grandi aspirazioni, stimoli positivi, nessuna certezza. Peti nudi, come l'aria fritta che non racconta niente d'interessante ma che dice la verità, quella scomoda che nessuno vuole sentire, che come un farmaco scaduto squassa le budella con dolorosi trip lisergici, che come la passione bassa evacua le tossine ammalate da stupide menzogne. Antidemocratici di professione, provocatori per sfizio, edonisti prima dello sdoganamento del vanity fair su instagram, anticipammo confusamente il pornoterrorismo antisessista e la politica del fancazzismo, attraverso l'uso fastidioso di parole d'ordine fasciste e comuniste mescolate dentro un calderone di tradizione individualista e anticonformista di rimembranza nietzschiana. [Alla fine del secondo millennio, quando gruppi ecologisti fanno campagne di salvaguardia delle ormai numerose specie animali in via d' estinzione, o qualche regista hollywoodiano allestisce set miliardari sulla vita passata di quelli estinti definitivamente, talvolta abbiamo la nostalgia di quelle assemblee comizio dove i prossimi leader e aspiranti capi della futura classe politica si esercitavano in logorroiche dissertazioni da manuale; davvero commoventi e indimenticabili. Invece gli odierni dirimpettai e strillatori da palco non sono degni di reggergli nemmeno il tempera lapis....avendo scarse possibilità … di comandare secondo modelli gerarchici i propri posti tanto faticosamente sottratti alle infami leggi del mercato capitalista, strumentalizzano qualsiasi situazione ambigua...per richiamare all' ordine e alla disciplina marxista leninista, con convocazioni urgenti simil Comintern, la manovalanza che non vuol più' sottostare nei ranghi assegnati. Da A VOLTE RITORNANO Vetero politicanti o nuovi bielorussi di LA Loggia ­ PN 333]



Immagine da PN 888 (in chiusura dell' editoriale sul proibizionismo delle sostanze psicotrope: Democratici. Mai. Storie di repressioni e depressioni) che raffigura lo striscione ERBA ROBBA DA CONIGLI con l' A cerchiata, da noi appeso sulle grate del Forte Prenestino Roma durante la Festa della Semina primavera 1997


Vision: rompere i coglioni a tutti i costi, sfracellare le ovaie sempre e comunque. 

Mission: distruggere lo status quo di una scena sotterranea che già faticava a combattere improbabili starsystemati e beceri protagonisti da consolle senza arte ne parte. 

Strumenti: estetiche prese in prestito dal punk, dalla techno europea, dalla tradizione e iconografia cattolica, dalla massoneria e dal satanismo, dalla bibbia, dalla cultura pop, dalle riviste porno e dai fumetti erotici, dall'immaginario dark degli anni ottanta, il tutto condito e rivisitato con sarcasmo e irriverenza. Volontariamente maleducati, consapevolmente cafoni, tendenzialmente stilosi, entertainers nati. Divertimento assicurato.



Immagine di copertina del numero 333 di PN che raffigura ANNA BOLENA smorfia di disgusto con scritto sulle tette OUI JE SUIS a fianco l' ANATEMA I che recita: "Paladini dell'immondizia fatta spettacolo, lontananze estreme di pressapochismo e indifferenza ci separano. Testimoni apocrifi dell'inconsistenza sguazzeremo nell'unica sostanza autentica che ci circonda, la merda che espelliamo ogni giorno. Chi consuma, crepa."


La fanzine realizzata in sole sei edizioni e in pochi esemplari rigorosamente fotocopiati in bianco e nero nero, con numerazione casuale tipo 333 o 666 si articolava, a eccezione di alcuni interventi esterni di amici ed esperti, su uno schema a metà strada tra il quotidiano locale e la rivista patinata di gossip. Copertina Editoriale Consenso Popolare (impressioni su eventi e feste, concerti e dj set) L'angolo della scienza (considerazioni sulle droghe) Ricette (recensioni musicali), charts e inserzioni di etichette discografiche o artisti Flyers e statements Poesie licenziose e racconti pornografici Articolo principale su musica e cultura rave Interviste e inchieste Poster da appendere Retrocopertina




pics & words © ANTONELLA PINTUS 

giovedì 17 agosto 2023

ESTETICA E' POLITICA @ L' Elettronica e' Donna_Media, Corpi, Pratiche Transfemministe e Queer (2020)

contributo @ L'Elettronica e' Donna_

Media, Corpi, Pratiche Trans femministe e Queer (2020)

a cura di Claudia Attimonelli e Caterina Tomeo



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ESTETICA E' POLITICA

È terribile digitare queste parole sulla tastiera: Liebig34 è stato cancellato. Alle 7:00 i robocop hanno iniziato a segare e flettere recinzioni, porte, finestre e barricate e intorno alle 11:00 le ultime residenti sono state trascinate fuori dalle stanze. Siamo tristi. Piangiamo. Siamo esauste. Siamo arrabbiate.

 Das Kollektiv Liebig34 (1)

Oggi, 9 ottobre, mi sveglio come sempre prestissimo, anticipando le sirene spiegate dell'imponente contingente di Polizei che si dirige frenetico a compiere con puntuale solerzia lo sgombero ordinato dalla coalizione rot-rot-grün del senato di uno degli ultimi avamposti alternativi rimasti a Berlino: il Liebig34, palazzo abitato da trenta anni da un variegato popolo internazionale anarchico e femminista. Liebig34 è stato un posto accogliente e indispensabile per chi ha subito l'ostilità e l'emarginazione istituzionale perché omosessuale e transessuale. Ho partecipato negli anni passati a un paio di eventi multimediali finalizzati per altro a finanziare uno dei tanti processi contro le compagne in Italia o in Grecia. Insomma un altro pezzo di storia politica e sociale viene spazzato via nella ricostruzione inesorabile di un quartiere come quello di Friedrichshain, operaio nel socialismo reale e da quindici anni quasi elegante, hyper hipsterizzato, eco fascista e determinato nel bilanciare la fobia della scarsa crescita demografica con la diffusione di luoghi organizzati e indirizzati alle nuove famiglie della gig economy e delle start up. Tanti si sono prodigati nell'esprimere una giustificata solidarietà, anche la freie Schule coinvolgendo appunto i bambini durante le manifestazioni di protesta contro lo sgombero. Inutile. 

Proprio perché le questioni che hanno affrontato gli attivisti di Liebig34 sono di grande rilevanza per la nostra città, lo sgombero è una perdita. La libertà per i gruppi emarginati, per i rifugiati, le vittime di violenza sessuale, i senzatetto o le persone che semplicemente non si conformano all'ordine etero normativo, stanno scomparendo sempre più e sono più importanti che mai. E, naturalmente, anche i club, che attualmente sono in difficoltà, possono essere spazio libero. Ma siamo onesti: solo per persone abbienti. Una senzatetto colpita dalla violenza patriarcale non troverà né aiuto né rifugio davanti al Berghain, ma sguardi pietosi e denigratori. TIP Berlin 9.10.2020 (2)

Ieri, 8 ottobre, una delle maestre della scuola elementare dove lavoro come insegnante di sostegno per la lingua tedesca e l'aritmetica, durante un gioco dove  e' stato scambiato lo zaino di una scolara con quello del suo vicino di banco, ha sottolineato che la borsa con la principessa non avrebbe potuto appartenere a Marko, perché troppo auffällig, strana inadeguata ridicola. Troppo femminile per un maschio. Abbiamo concluso l'ora prima della pausa con una grassa risata. Amara. Triste.

I club di Berlino sono in pausa forzata da mesi a causa del Coronavirus. Alcuni usano le loro aree esterne come Biergarten. A causa dei rave e delle feste illegali nei parchi di Berlino, ci sono stati problemi con la polizia. Molti locali sottolineano la loro estraneità attraverso l'organizzazione interna della Club Commission. Der Tagesspiegel 10.10.20 (3)

Domani, 10 ottobre, entrano in vigore le nuove misure di contenimento al dilagare del virus SARS-COVID 19, vietando ancora il regolare funzionamento dei locali da ballo, che resteranno chiusi, a parte qualche evento giornaliero, almeno fino alla fine del mese. Quest'anno è fottuto. Insomma.

Jeannette e Rita 30 anni escono dal pub. Jeannette non pensa molto al coprifuoco. "I giovani si beccano comunque, anche a casa di qualcuno. I politici avrebbero dovuto prepararsi meglio, perché tutti sapevano che la ricaduta sarebbe stata critica". Rita contraddice: "E' giusto che le regole siano date dall'alto. In Gran Bretagna, gli anziani vengono mandati a casa così i giovani possono festeggiare. Qui si applica il sistema di valori contro il nostro divertimento. La sera, non andiamo più al Berghain nella darkroom a scopare, così la nonna può ancora andare al supermercato. Lei pensa che sia giusto? I ragazzi dovrebbero farne a meno?". La conversazione viene interrotta da uno spacciatore di coca che, confuso, chiede se hanno ordinato un pezzo. 

Der Spiegel Panorama 16.10.2020 (4)

3 ottobre, giorno commemorativo della riunificazione della Germania, si è tenuto con un finanziamento eccezionale da parte del senato il Tag der Clubkultur (5), una giornata dove 25 locali e 15 collettivi selezionati hanno organizzato eventi e iniziative di variegato spessore artistico, per segnalare la propria r-esistenza nella città' della techno. Ho partecipato come DJ a due differenti eventi per tipologia e per frequentazione. Uno e' stato allestito dal collettivo queer Buttons (6), fondato nel 2016 a seguito della conclusione di Homopatik il precedente party residente presso ://about blank (7), club nato nel 2010 dall'occupazione e ristrutturazione di un Kindergarten dei tempi della DDR, da parte di un gruppo di compagne/i provenienti dall'Antifa. Legalizzato ormai da anni da regolare contratto con il comune e situato vicino alla stazione Ostkreuz, resta uno dei principali club internazionali della città. Come residente da un decennio ed ex booker ho sviluppato nel tempo il progetto Sunset Motherfucker: scintilla contrastante alla pervasiva e noiosa techno, dove creando uno spazio musicale alternativo propongo altri generi da ballo e d'ascolto, con un approccio più culturale che edonistico suggerisco altre modalità di movimento senza limiti, attingendo alla mia variegata collezione di vinili. Per il giorno dei club ho organizzato un'ora di musica classica suonando balletti francesi, estratti dal teatro di Brecht, comizi nazisti in sottofondo, canti socialisti, testimonianze della caduta del muro, ballate yiddish, il jazz americano e lo Schlager tedesco. Tramonto stronzo. Foxtrot latino e rock proletario. Sunset come fine vita; Motherfucker dalla cultura hip hop per ricordarci che la vita è beffardamente famigerata. Il progetto dedicato per intero al vinile può essere riassunto come tropical dark. (8)

L'altro evento si e' tenuto presso il Klunkerkranich (9), una terrazza panoramica situata all'ultimo piano del parcheggio della mall di fronte al Rathaus della circoscrizione di Neukölln, attuale quartiere ospitante la nuova generazione internazionale di artisti e musicisti, dove nella sala concerti, la colorata WOHNZIMMER ho condiviso la consolle con il DJ residente Vamilier+ater (10). Qui il mio progetto sonoro si chiama FCK VYNYL: ILM Intelligent Lounge Music, kitsch umorale, antico jazz anti-JET SET, cocktail di velluto polveroso per il vostro morbido intrattenimento, cosmic noise, voci sussurrate, world downtempo, vibes sperimentali, grooves amari e attimi di felicità', mainstream, rarità in vinile e in digitale.

CLUB CULTURE contraddizioni futurismo passatismo avanguardismo borghesismo sozzura velocità' lentezza eccellenza inefficienza rassegnazione grigiore verso un sol dell'avvenir che non verrà mai sogno desiderio corpi liberi feticci mentali.

All'inizio non serviva molto per festeggiare. I club erano spesso scantinati di case demolite, in cui veniva allestito un bar improvvisato tra cumuli di macerie. Al più tardi quando la luce tremolante stroboscopica si accendeva, la macchina del fumo sputava fuori la nebbia profumata alle fragole e tutti i presenti sollevavano le braccia in aria. Nel corso del tempo i club sono diventati più grandi e più professionali; è stato un bene per il movimento, ma non più così affascinante. 

Der Spiegel Online 2016 (11)

In attesa di visionare la terza serie di Deutschland 12 in qualche portale italiano, considerando che boicotto il fottuto Amazon, stanotte ho finito di guardare il documentario sul caso Rohwedder (13), il politico della SPD che fu responsabile della prima fase all'indomani della caduta del muro di privatizzazione dell'industria collettivizzata della DDR e che nel 1991 fu ucciso in un attentato attribuito alla RAF,  ma molto probabilmente compiuto dalla STASI con la copertura di qualche potente occidentale coinvolto nella sparizione del denaro illecito accumulato in quasi cinquanta anni di Democratica Germania (14). Se si vuole avere uno sguardo sulle condizioni politiche e sociali nei primi anni novanta, il documentario e' abbastanza esaustivo: ci sono anche interessanti frammenti sulla prima scena techno, qualche pezzo musicale storico e alcune interviste ai protagonisti di un movimento sociale e artistico, cosi pregnante nella cultura alternativa e non solo, che ancora oggi ne subiamo per cosi dire la sua scottante eredita; orgogliose/i di averne fatto parte in qualche modo, anche se lo True Spirit, da tempo sgonfiatosi, sta lasciando il posto ad altre forme di vita e di azione prepotentemente più edonistiche e capitalistiche. (15)

David Mancuso 16 aveva installato l'impianto migliore al LOFT. Non c'era mixer a creare interferenze. Aveva due piatti e suonava un disco dall'inizio alla fine, anche se era lungo quindici minuti. Non cercava d'impressionarti con il missaggio, c'era solo la musica. David Morales (17)

Ricordo la mia prima volta a Berlino: 13 luglio 1996, LOVE PARADE WE ARE ONE FAMILY, ballavo ballavo ballavo davanti al vecchio Tresor (18) presso la rovinata Potsdamer Platz, dentro uno scenario postbellico sulle dodici ore di vinili di Sven Väth (19); una grossa videocamera si avvicina e mi riprende anche mentre seduta sul marciapiede continuo a muovere le braccia sul ritmo delle casse techno che provengono dalla consolle. In rete ci sono ancora alcune testimonianze video. Epico. Energia pura (20).  Decisi di prolungare il mio soggiorno in città, ormai sicura di un mio imminente trasferimento; sono ritornata tutte le estati a seguire fino al 2004 quando mi sono stabilita definitivamente. Arrivai sul camion di Mr.3P degli Ostia Rioters di Spazio Kamino (21) con mobili-vinili-vestiti, dopo aver svuotato finalmente la mia stanza nella casa di Torpignattara dove ci avevo vissuto dodici anni.

Negli anni novanta eravamo estroversi, forse anche esibizionisti, da come ci osservavano per strada a bocca aperta. Le borse della spesa in mano. Non sapevi cosa ci fosse dentro. All'inizio tutti lo trovavano stravagante. A Berlino le persone erano seriamente intellettuali, avanguardiste o almeno drammaticamente dipendenti dalla droga. Danielle de Picciotto (22)

ROMA, 3 ottobre 1989, alla televisione passano le immagini ormai storiche dall'abbattimento del muro di Berlino. Avevo appeso nella mia stanzetta a Monteverde una foto memorabilia per ricordare l'evento. Ancora non immaginavo che sarei finita a viverci, quello era il mio primo anno nella capitale, primo anno di università, primo anno di studio in psicologia, desiderio avveratosi da quando avevo tredici anni e volevo scappare dalla provincia sarda. Ricordo ancora quando entrai nella cittadella universitaria. Cresciuta melanconica ascoltando a ripetizione i dischi di Patty Smith, il rock, il post punk, gli Smiths di Meat is Murder (23), a cui devo il mio vegetarianismo, divorando libri difficili: Joyce Kafka Beckett i russi i francesi gli inglese i teutonici i film censurati di Pasolini quelli rivelatori di Fassbinder il deserto esistenziale di Antonioni i giochi di Greenaway con foga molto maniacale ma poco depressiva, il tutto condito dalla TV nazionalpopolare e dai telefilm americani, dalla politica ingenua degli anni ottanta sull'isola, travestita scura secondo il modello new wave dark allora imperante (24), vissi quel momento come un déjà-vu'. Lo diceva mia madre che non dovevo guardare i film per adulti, e non mi riferisco a YOUPORN. In quei giorni si preparava quello che sarebbe diventato un evento importante per la politica extraparlamentare dai tempi della rivoluzione del sessantotto: l'occupazione delle università statali contro la nuova riforma di privatizzazione voluta dall'allora ministro della pubblica istruzione Ruberti, dando vita al meglio noto movimento de LA PANTERA 1990 (25). Dormendo sopra la cattedre delle aule della facoltà situata proprio al centro del quartiere rosso San Lorenzo, sede storica di Radio Onda Rossa (26), della autonomia operaia, dei movimenti antifascisti femministi e alternativi, della sinistra radicale extraparlamentare, inizio a immergermi in quel mondo sfaccettato della politica di quartiere, delle sedi anarchiche, delle occupazioni delle case, dei centri sociali e delle manifestazioni di protesta, eredita' degli anni settanta, ben piu' caldi e violenti. (27)

RAVE liberazione periferia polvere plastica fumi abusi contraddizioni esperimenti contro la società dello spettacolo zone autonome di sperimentazione mordi e fuggi consuma e scappa ritorna e alza il volume ipocrisie scartavetrate rivelazioni quasi mistiche via dall'orrore della vita quotidiana. (28)

Roma-Berlino, 30 luglio 1999, come previsto l’entrata sull’aereo Virgin, non è delle più trionfali. Immediate difficoltà per la valigetta di dischi, con rotelle postume incorporate, che dovrebbero facilitare il trasporto di 15 chili di dischi. La hostess, strettissimo scivoloso inglese, non pensa che magari forsepuòdarsisarebbegentilecortesegraditounpiccoloaiuto per sollevare da terra così tanto vinile. Gli astanti, nonché neighbor di viaggio guardano e non favellano. E non aiutano. Il mio inglese non va. Il pranzo dopopranzo, sono le 16:00, non si può guardare né mangiare: panino avvizzito con fetta di cadavere rosato. Dopo il tè inodore, insapore, ecco il juice tradizionale all’arancia che si spalma beffardo sui miei vestiti, senza risparmiare l’ultimo TORAZINE (29), che ho appena cominciato a leggere. FUCK. OPSS!!! Sono piena di entusiastica curiosità. Le mie unghie si stanno squamando, noto con inquietudine che la mia dieta vegana è carente di calcio. O terra nibelungica, che dovrai ritemprare il mio spirito, si fiero, ma malato, donati a me, così come il mio aspro pensiero porgo a te.

Berlin, 1 luglio 2000, corteo evento contemporaneo in contrapposizione con la più nota LOVE PARADE (30); dalla prima parata dell’Odio sono passati tre anni. La FUCKPARADE (31) non si differenzia tanto dalla sfilata commerciale di “ONE LOVE ONE FAMILY”, dove anche qui ci sono numerosi truck che in corteo si muovono per le vie del Mitte, quanto, invece si caratterizza, con forza, per uno spirito riottoso e sperimentale, dove chi la promuove abbraccia approcci critici e autonomi rispetto all’industria della musica elettronica e delle produzioni techno, secondo un profondo dissenso generalizzato per tutto ciò che è controllato dal grande business. Sveglia e caffè tardi. Decido il tragitto per arrivare al BUNKER, in Danneckerstr. (32), da dove comincerà la parata. Incredibilmente nessuna folla esagerata nei treni dalla U-BAHN. Eppure per la LOVE sono previste unmilioneemezzodipersone. Imbocco la via e subito campeggia alto il carro della KLANGKRIEG guerra del suono (33), la label crew organizzativa dell’evento, con sopra un telo dove su sfondo bianco emerge minaccioso il teschio nero, simbolo della FUCK. Gli altri camion, van, furgoncini e macchine emanano tutti i tipi di musica; gabbertrancegoadrumnbassjunglerevival70etcccccc. Incontro immediatamente Daniel e Markus. Facciamo un giro incuriositi, in attesa di Rachael e Christoph. Si respira un aria distesa e rilassante. Il sound è magnetico e devastante, a tratti raccapricciante. Vengo proprio rapita e incatena, e per tutta la parata resto sempre nei pressi della testa del corteo. Vengono sprigionate casse dritte e spezzate di piombata violenza, dove le uniche barriere capaci di contenerle sono quelle architettoniche. La sfilata comincia con due ore di ritardo, ma valeva la pena aspettare impazienti. Imbocchiamo da subito la via del TACHELES (34), storico squat berlinese, ormai sul viale del tramonto metropolitano, dove i soldi sono il termometro delle scelte artistiche, di politico non c’è più niente, visti i finanziamenti comunali, è stata affossata l’ascia della resistenza e della rivolta contro lo stato delle cose presenti. La Polizei ci scorta impassibile, mentre sotto il camion l’atmosfera diventa incandescente. Ci avviciniamo ad Alexanderplatz., da sopra ci saluta l’obelisco della radio dell’est. Il fomento cambia con PANACEA (35). Solito TERROR STEP arricchito dalla rabbiosa voce di MC J, RAP RAGGA dura e tenace. A pieni polmoni urla il suo odio al FUCKED BUSINESS. Peccato non capisco il tedesco. Via via chi ci appropinquiamo alla zona di Friedrichshain, il numero di partecipanti aumenta vertiginosamente, più di diecimila persone. È tutto entusiasmante. E’ tanto tempo ormai che non partecipo a un corteo così allegro, scanzonato, potente e riottoso. Un pensiero al GAY PRIDE WORLD DAY, che in contemporanea sfila per la città del vaticano. Il teletrasporto non lo hanno ancora inventato. Sigh!!! Una volta raggiunta KASTANIENALLEE tutta in salita, attacca alla consolle l’irruente SCUD (36). La gente, saluta e sorride divertita, dai sushi bar e dai ristoranti vietnamiti, numerosi lungo il viale. Anche se qualcuno provoca alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine che infastiditi minacciano provvedimenti, bisogna constatare che i tedeschi sono molto disciplinati. D’altronde si lamentano, ma di cosa?, se vivessero in Italia, avrebbero sicuramente da protestare ogni momento. A Berlino tutto funziona alla perfezione, anche la ricostruzione e la privatizzazione delle strade sembra molto più efficiente e sensata delle nostre piccole e grandi mafiose manovre. Certo la Love Parade è certamente commerciale e finanziata anche  dalle grosse lobby del tabacco e delle comunicazioni. Anche alla FUCK ci sono ragazze scosciate che mostrano culo e tette. La situazione offre opportunità a tutti di essere quello che si è senza troppe menate. Lavoro, studio, casa, mezzi di trasporto, social e buone pensioni sono garantite a tutti i tedeschi, senza eccezioni, gli stranieri faticano un po’, ma alla fine riescono a realizzarsi anche loro. Il corteo termina proprio sotto casa in Eberswalderstr. Conclude ruvido CHRISTOPH FRINGELI della Praxis (37)  con vecchie e nuove tracce del suo repertorio. Salgo a casa, c’è freddo, riscendo e raggiungo i camion allineati sullo spiazzo finale della via, vorrei condividere la gioia con qualche amico romano, che sa apprezzare i buoni eventi. Sarà un'altra volta. Forse.

Appia Antica, 3 giugno 1995, quasi a ridosso delle Mura Aureliane, abbiamo scoperto un grosso edificio a due piani, assai polveroso e dismesso; utile per passare qualche notte particolarmente fredda a chi come barboni o immigrati non ha fissa dimora. Infatti al piano superiore ci stanno una serie di piccole stanze con materassi puzzolenti, dove e' visibile il passaggio di esseri umani: cartacce, cicche, rozze coperte, scarpe usate. Utilissime le finestre sulla strada per cioccare l’arrivo degli sbirri, che puntuali si sono presentati, intorno alle 3:00 della mattina; con abile diplomazia siamo riusciti a non farli entrare sino alla fine della festa. Ma torniamo un poco indietro di circa un mese, quando dopo qualche riunione organizzativa, decidemmo che il posto troppo diroccato e sozzo andava pulito. Ci premunimmo di scope, palette, buste. In genere cominciavamo di pomeriggio a spalare la merda, quanto meno per evitare che la gente sollevi più polvere del previsto. La stanza più grande doveva servire per acchitare la DANCEHALL; i piatti con il monitor dovevano essere installati il più in alto possibile lontani da polvere ed eventuali avventori. La consolle è sacra. Così venne sistemata su un trespolo industriale raggiungibile da scomode scalette. Tutta la strumentazione venne collocata in modo tale da non venire danneggiata evitando così guai onerosi con il service. Nella stanza affianco srotolammo del nastro rosso e bianco (il work-inn-progress dei cantieri edili e della segnaletica stradale) nei punti più rischiosi per l’incolumità delle persone. Il pericolo era rappresentato dai vecchi ingranaggi e dai macchinari dell’ex cartiera, probabilmente ancora funzionanti; archeologia da fabbrica stupenda, che a suo tempo serviva per la produzione della carta per i giornali locali. Il fascino del sudore operaio a qualcuno di noi illuminava la fantasia. Il detournement del luogo è stato spesso stimolo indispensabile nell’allestimento dei rave illegali. Non soltanto per il semplice piacere estetico dell’architettura postindustriale, ma anche per stuzzicare il nostro gioioso cinismo volto a trasformare un antico simulacro, simbolo del lavoro salariato, in un luogo dove esprimere il nostro divertimento collettivo e personalizzato senza bavagli o limiti di sorta. Fino alle prime luci dell’alba od oltre. Dopo aver fatto una sosta infinita in sottoscrizione e aver mediato con gli sbirri affinché non scassassero le palle per almeno un altro paio di ore, mi avvicinai al bar intorno alle cinque e lentamente a spintoni raggiunsi gli altri sotto la consolle. Un attimo di distrazione e i fottuti tutori dell’ordine, sino ad allora rimasti chiusi fuori, penetrarono furtivi attraverso il l’enorme cancello scorrevole. Dopo l’ennesima discussione hanno preso gli estremi di qualche documento e finalmente i zelanti dipendenti comunali si sono allontanati. In seguito non mi risulta che qualcuno di noi abbia subito conseguenze giudiziarie. Qualcuno comunque approfittò dell’uscita secondaria per allontanarsi indisturbato senza incappare in perquisizioni inutili. Bravo! Noi invece che dovevamo smontare tutto; amplificazione e relativi cavi, pannelli fluorescenti issati sui muri, piatti e mixer e altri attrezzi, facemmo entrare il furgone dall’Appia, unico accesso ampio disponibile, praticamente davanti agli sbirri. Sti cazzi! È andata. Per finire ancora due parole sulla nottata: per me fu l’iniziativa più coinvolgente che fino ad allora avessi organizzato, da quando l'ambiente dei RAVE era un poco cambiato, non saprei dire se in positivo o in negativo fatto sta che la contaminazione sociale e in parte culturale già da tempo si respirava nelle storie. Quella sera arrivarono più di duemila persone; credo sia stato il massimo storico per una festa fatta al centro e per giunta non autorizzata. Prima di allora si svolgeva tutto in periferia. Ricordo che una certa presenza coatta e discotecara mi infastidì non poco, in realtà stranamente già da tempo i DJ più seguiti della capitale avevano cominciato a prestare parecchia attenzione per il fenomeno e quindi un certo seguito bisognava tollerarlo. D'altra parte una certa stima e rispetto c’è sempre stata con chi anni prima provò a creare un contesto techno di un certo spessore. Ritengo che dal punto di vista squisitamente musicale il livello che le label indipendenti romane raggiunsero nel periodo più creativo (dal novanta sino al novantaquattro) ha già fatto scuola, se non storia. Ma altre testimonianze raccontano di episodi poco edificanti, quali risse o accoltellamenti fra piccole bande fasciste e borgatare che costrinsero i gestori organizzatori a rinunciare ai loro lauti guadagni. Lo sfruttamento non ha limiti di sorta e certe contraddizioni iniziarono a creare problemi in chi professionista musicista era animato dalle migliori intenzioni. Certo per molti di noi che proveniva da un ambiente dichiaratamente contestatario e antiautoritario questi contesti o situazioni erano parecchio distanti per intenzioni e obiettivi; ciò fece scaturire numerose discussioni sul significato di festa, spettacolo, rave e l’immancabile voglia di autogestione; condizione questa assai problematica da sempre e non ancora chiarita. AUTOGESTIONE parola magica di uso comune che vuole significare tutto, troppo e niente. Sicuramente una parola diffusa e abusata. Mah! Curiosità. Pare che all’interno della cartiera un paio di settimane prima, durante un sopralluogo, venne trovato un pacco contenente un etto di eroina purissima. Forse leggenda metropolitana! (38)

La mia vita è politica, quindi come lesbica nera la mia testa è politica. Un club QUEER, quindi è vitale per me direi. Perché è un posto dove abbiamo sicurezza, dove stiamo tra noi, dove so chi sono veramente. Quando i buttafuori del club hanno iniziato a chiedere i documenti alle nostre amiche alla porta, abbiamo dovuto interrompere il party e spiegare ancora una volta cosa significa per noi stare in un club. DJ Grace Kelly (39)

Queers For Palestine @ CSD Berlin: In strada contro la criminalizzazione e l'agitazione pro-sionista! Gli organizzatori della "Radical Queers March" che si terrà domani sera a Berlino sono attivamente contrari alla partecipazione di organizzazioni filo-palestinesi, oltre che esplicitamente sostenitori del BDS. Al contrario, si sta organizzando un blocco determinato di forze solidali con la Palestina, anticoloniali e antimperialiste. klassegegenklasse 2019 (40)

Dopo la mia partecipazione nel 2013 insieme a Lady Maru alla compilation curata dalle FEMALE PRESSURE  per la liberazione delle PUSSY RIOT (41), ho preso parte alla campagna di raccolta fondi per sostenere le donne curde di ROJAVA, organizzata dalla label svizzera KASHEV TAPES sulla piattaforma BANDCAMP partecipando alla compilation SONIC RESISTANCE con una ruvida traccia dal mio progetto G.A.Z.A. (Go Against Zionism Apartheid) velatamente critico contro il Pink Washing in Israele (42); quest'anno invece ho contribuito alla campagna delle WITCHES ARE BACK a sostegno delle sexworker di Ombre Rosse, considerando quanto le lavoratrici del sesso costantemente discriminate siano costrette a percorsi legislativi difficili e umilianti per vedersi riconosciuto la loro esistenza. (43)

In questa ottica anche i club alternativi quindi sono sicuramente indispensabili nella creazione diretta di un contesto, dove a parte la necessaria crescita musicale che in questi ultimi anni ha registrato comunque una controtendenza in qualità e spessore narrativo, che consenta lo scambio e la discussione nel sensibilizzare anche le giovani generazioni alle problematiche correlate alle donne e a tutti quei soggetti a rischio di emarginazione sociale sia per sesso che per nazionalità (v. la campagna REFUGEE WELCOME) (44) . Ereditiamo una pratica già diffusa in passato con la nascita della DISCO negli Stati Uniti, quando gli avventori dei piccoli locali nel downtown provenivano dai ghetti neri e latini e grazie alla conquista all'autodeterminazione delle persone transessuali, che dopo la cruenta battaglia del bar STONEWALL INN  a NYC nel 1969, hanno dato vita al GAY PRIDE festeggiato ormai in molte città occidentali e non solo (45). In Europa questa tradizione viene portata avanti  all'interno del controverso dibattito sugli aspetti della CULTURAL APPROPRIATION (v. ad esempio il film Cadillac Records-2008 della regista Darnell Martin sulla musica nera degli anni cinquanta a Chicago), fatte le dovute differenziazioni storiche e sociali, appunto dentro il contesto della scena della musica elettronica nei locali da ballo, club a Berlino, Londra, grossi festival in Olanda, teknival in Francia o discoteche in Italia prosecuzione in parte anche dei locali degli anni settanta e ottanta, evolutesi poi negli anni novanta parallelamente ai primi movimenti techno sia nel circuito commerciale che in quello illegale. Questo è ormai storia. 

Transfobia. Primo trans finalista al Mr. Gay England: gli attivisti di LGB ALLIANCE sono arrabbiati perché un uomo trans prende parte a un concorso di bellezza gay: "Gli uomini gay meritano i propri spazi. Non è mancare di rispetto all'esistenza di qualcuno affermare che qualcuno che è femmina non può essere un maschio gay. Coloro che credono in questo stanno danneggiando i diritti delle persone LGB e alla fine non stanno aiutando la persona interessata." QUEER.DE 12.10.2020 (46)

11 ottobre, giornata mondiale del COMING OUT GAY, festeggiato dal 1988 negli Stati Uniti e lentamente diffusosi anche in altri paesi, mi porta a pensare come negli anni novanta fosse ancora difficile e quasi raro discutere di tematiche inerenti la sessualità etero normativa figuriamoci quella omosessuale. Erano tematiche ampliate e approfondite dai gruppi marginali di donne e dai gay, che spesso vivevano la loro esistenza con modalità controverse e nascoste. Ho sempre incontrato nella mia vita omosessuali, lesbiche o bisessuali e persone transgender, e ho sempre sottovalutato la reazione degli altri e delle altre nei loro confronti, perché io la pensavo diversamente, in quanto ho ritenuto e ancora in parte ritengo che l'omosessualità possa con forza radicale rappresentare un violento contrasto alla società omologata. Lessi tutto DE SADE, WILDE, TONDELLI e in parte PASOLINI all'eta di quattordici e quindici anni, e fantasticavo di rivoluzioni libertarie capeggiate dai gay contro il sistema. Come negli anni novanta durante la mia militanza nei gruppi anarchici romani, avendo la possibilità di attingere alla narrativa e alla stampa di movimento, in quanto ogni fine settimana andavamo in giro per feste e iniziative dentro e fuori i centri sociali vendendo i libri e alcune produzioni musicali dei compagni/e, oltre alle nutrite librerie presenti nei nostri circoli di quartiere, mi imbattei un giorno sugli scritti di Massimo Consoli, sull'omosessualità di destra durante e dopo il nazismo, capii che mi sbagliavo, che le persone gay non sono supereroi ma come tutti/e noi, con gli stessi desideri, dubbi e fragilità, hanno bisogno di potersi esprimere e di sentirsi persone normali, non esseri eccezionali, non diversi, non marginalizzati perché amano persone dello stesso sesso, cosa che io in maniera ingenua attribuivo a un desiderio necessario di libertà di espressione ma anche di originalità, cosa che certamente mi affascinava e mi giustificava anche come giovane donna fuori dalle righe.

Il femminismo che esclude le sorelle trans non è il nostro femminismo! Abbatto i muri 47

Masculinity is dead! Ango the Meek Dead (48)

Insomma l'attivismo LGBT mi aveva da un lato deluso, nella possibile mancata attuazione di una società radicale e nichilista e dall'altro aperto gli occhi, sulla indispensabile battaglia quotidiana alla solidarietà e ai bisogni universali per tutti e tutte, oltre le evidenti differenze di cultura, di sesso e di aspetto esteriore, io non credo all'esistenza delle razze, direi che anche il termine razzismo andrebbe sostituito con le parole fascismo universale. Insomma ho riflettuto sul fatto che in fondo non avevo mai abbastanza ragionato sulla mia condizione di donna eterosessuale nel mondo patriarcale, perché da bianca privilegiata in un paese moderno, tutto quello che differisce dalla norma lo accettavo e incoraggiavo secondo canoni di bellezza e protocolli estetici che giustificavano e consolavano il mio bisogno di diversità alternativa, senza notare quanto sostanzialmente fossi anche io piuttosto repressa, e quanto fosse represso l'uomo etero che mi stava accanto. Adesso che il termine QUEER associato alle parole RAVE e TECHNO, lo trovi dappertutto ai party, alle feste dentro i club berlinesi come brand per vendere meglio e per nascondere l'ipocrisia commerciale di fronte alla sconfitta della tanto desiderata trasformazione sociale, ripenso alle mie letture voraci da ragazzina e confermo: siamo tutti e tutte uguali nei bisogni e nei sogni, mentre nel frattempo dobbiamo affrontare ogni giorno l'ingiustizia sociale, le disparità di genere nel mondo del lavoro, la crisi dei valori e la monetizzazione della creatività, salvo poi in tempi di pandemia escludere musicisti e addetti allo spettacolo dalle categorie del socialmente rilevante. Dopo la battaglia per le quote rosa nelle scalette dei DJ alle feste; il ritorno a un necessario postumo femminismo questa volta ampliato anche al porno militante gestito da sole donne 49; il movimento ME TOO partito dalla mecca del cinema americano 50; i gruppi auto organizzati di NON UNA DI MENO contro il femminicidio (51); è di questi giorni lo scandalo delle violenze sessuali dentro i backstage dei festival di musica elettronica ai danni di donne DJ da parte di qualche maschio musicista come il suicida ERICK MORILLO (52), che forte della sua posizione all'interno della INDUSTRY dell'elettronica andava in giro molestando, tollerato dalle stesse e dagli stessi che si dicono contro le discriminazioni e che all'uopo hanno preso le distanze da chi come MICHAEL JAMES il vero autore di STRINGS OF LIFE, ha denunciato in un libro che uscirà a breve il plagiatore DERRICK MAY, di essere uno stupratore seriale da almeno trenta anni, caso documentato anche dal portale di musica elettronica RESIDENT ADVISOR (53); oppure il caso denunciato anche dalla rivista GROOVE, di una barista di origini africane vittima di continui sberleffi offensivi, chiamata vergognosamente NEGRA, da parte dei due DJ direttori artistici, anche qui maschi eterosessuali, del noto club berlinese WILDE RENATE, svelando tristemente quanto il razzismo e il sessismo si regga su una serie stratificata di atteggiamenti culturali strutturati (54). Adesso che anche la destra radicale e i negazionisti terrapiattisti di QAnon (55) ci hanno rubato il cospirazionismo anti illuminati, svuotandolo completamente del pensiero critico e del costruttivismo radicale, ci troviamo costretti a rivedere linguaggi e convinzioni, tutte giocate su internet, attraverso i social network, sempre più' compulsivamente asociali, pieni di troppa informazione random e capaci di costruire una fake empatia, buona giusto per fare qualche sottoscrizione alle ONG che aiutano i migranti in mare, oppure ai sopravvissuti a Beirut, tanto per compensare il nostro senso di colpa piccolo borghese, dentro una spirale vorticosa di analfabetismo solitario. Abbiamo ancora da combattere e battagliare. La fiaccola della libertà deve ancora illuminare il nostro impervio cammino, per ora brucia davanti alla porta dell'inferno, per quanto tempo ancora dipende solo da noi. Poiché' il nostro futuro è decisamente e inesorabilmente trans!

La scena dei party, capro espiatorio a Berlino. I club e i pub sono davvero responsabili del crescente numero di infezioni?  Gli operatori e i virologi hanno dei dubbi - e piuttosto sconsigliano il coprifuoco. ZDF Heute 21.10.2020 (56)

E mentre si dibatte sul tema, vado a guardarmi su ARD TV le ultime puntate della terza serie Babylon Berlin ambientata nell'anno domini 1929, durante la Weimar Republik, il crollo della borsa, prima che i  cabaret venissero chiusi dai nazionalsocialisti (57). Aspetta un attimo su ARTE stanno trasmettendo il documentario The Black Panthers: Vanguard of the Revolution. Si prospetta un autunno caldissimo. Black is beautiful! Black Lives Matter! Again again again... (58)

Friedrichshain. Questa notte davanti al palazzo del Liebig34 è scoppiato un incendio pare doloso. Berliner Morgenpost 22.10.2020

anna bolena 1995-2020


note

1 http://liebig34.blogsport.de/

2 https://www.tip-berlin.de/stadtleben/politik/liebig34-geraeumt-so-verspielen-besetzer-unsere-sympathien/

3 https://www.clubcommission.de/

https://www.tagesspiegel.de/

4 https://www.berghain.berlin/en/

5 https://tagderclubkultur.berlin/

6 https://www.electronicbeats.net/a-night-at-about-blanks-buttons/

7 http://aboutparty.net/

8 https://soundcloud.com/anna-bolena/auch-brecht-war-ein-arschloch-buttons-showcase-tag-der-clubkultur-2020

9 https://klunkerkranich.org/

10 https://www.mixcloud.com/annabolena/anna-bolena-b2b-vamilienfaer-tag-der-clubkultur-klunkerkranich-2020/

11 https://www.spiegel.de/panorama/dokus-ueber-underground-rave-mediasteak-empfiehlt-videos-aus-berlin-london-belfast-new-york-und-new-orleans-a-00000000-0003-0001-0000-000000349133

12 https://en.wikipedia.org/wiki/Deutschland_89

13 https://www.netflix.com/de-en/title/81022994

14 https://en.wikipedia.org/wiki/Detlev_Karsten_Rohwedder

15 sul concetto di True Spirit consiglio la visione del documentario WE CALL IT TECHNO! https://youtu.be/TWPFrWojYQ4

16 https://it.wikipedia.org/wiki/David_Mancuso

17 https://www.djdavidmorales.com/ sulla scena disco di NYC consiglio il libro storico Love saves the day di Tim Lawrence del 2003

18 https://tresorberlin.com/

19 https://www.cocoon.net/sven-vath

20 https://youtu.be/1Oylb_hOmq8

21 sullo Spazio Kamino di Ostia chiamato Tempio della Pezza, consiglio il mio breve commento sulla techno Zine PETI NUDI http://sonicvandals.tripod.com/act.html e l'articolo della TM CREW https://www.tmcrew.org/news/spzk.htm; uno dei progetti realizzati da quella esperienza e' la label di Mr.3P http://truckstop76th.blogspot.com/

22 sull'artista Danielle de Picciotto v. https://www.danielledepicciotto.com/; mentre sulla scena techno dei primi anni novanta dopo la caduta del muro consiglio il libro Der Klang der Familie Berlin Techno und die Wende di Felix Denk e Sven von Thülen, Suhrkamp 2012

23 https://it.wikipedia.org/wiki/Meat_Is_Murder

24 sulla moda degli anni ottanta v. il libro Look Parade. Gli smodati degli anni '80 di Castagna e D`Agostino, Sperling & Kupfer, 1985

25 https://www.lapantera.org/

26 https://www.ondarossa.info/

27 sugli anni settanta v. I nemici della Repubblica. Storia degli anni di piombo di Vladimiro Satta, Rizzoli 2016

28 sul movimento dei rave illegali a Roma v. https://archive.org/details/freeparty Free Party. Techno anomia per delinquenza giovanile di Francesco Macarone Palmieri, Meltemi 2000, dove ci sono alcuni miei contributi e Detonazione! Percorsi, connessioni e spazi altri nella controcultura romana degli anni novanta curato da Daniel Vasquez, Rave Up 2020 dove ci sta il mio capitolo dedicato alla rivista PETI NUDI Quartini avariati di malrumori viscerali (1997-2000)

29 https://www.vice.com/it/article/kw49xa/vita-vera-torazine-rivista-underground-italiana-432

30 https://it.wikipedia.org/wiki/LoveParade

31  v. United Network Production - Fuck Parade 2000 https://youtu.be/dYDERl2XZ9A

32 https://en.wikipedia.org/wiki/Bunker_(Berlin)

33 https://www.discogs.com/label/5118-Klangkrieg

34 sul vecchio Tacheles v. https://www.exberliner.com/features/culture/life-after-tacheles/

35 https://en.wikipedia.org/wiki/Mathis_Mootz

36 su Scud e la sua Ambush Records v. il mio articolo su PETI NUDI 888, 2000

37 https://praxis-records.net/ e la rivista Datacide https://datacide-magazine.com/magazine/ dove sul numero 7 pubblicarono il mio articolo Roma Riot del 2000 https://datacide-magazine.com/roma-riot/#more-954

38 v. il mio capitolo pubblicato sul libro Rave in Italy curato da Pablito el Drito, Agenzia X 2019 https://not.neroeditions.com/rave-illegali-a-roma-1993-1996/

39 https://youtu.be/uSQhqDIc2yE

40 sulle tematiche relative ai gruppi politici in difesa della Palestina v. BDS https://bdsmovement.net/get-involved/what-to-boycott

41 http://www.femalepressure.net/ sulla campagna per la scarcerazione delle Pussy Riot v. https://femalepressure.bandcamp.com/album/pussy-riot-freedom-compilation

42 https://kashevtapes.bandcamp.com/album/ksh03-sonic-resistance-a-compilation-for-rojava

43 https://witchesareback.bandcamp.com/album/red-shadows

44 https://www.refugees-welcome.net/

45 https://it.wikipedia.org/wiki/Moti_di_Stonewall

46 https://www.queer.de/

47 https://abbattoimuri.wordpress.com/

48 https://meekdead.tumblr.com/text

49 sul porno da una prospettiva femminile v. https://www.lidiaravviso.net/

50 https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_Me_Too

51 https://nonunadimeno.wordpress.com/

52 https://www.miaminewtimes.com/music/international-house-dj-erick-morillo-arrested-in-miami-on-rape-allegations-11678523

53 https://www.residentadvisor.net/news/73559

54 https://groove.de/2020/10/12/wilde-renate-rassistische-belaestigung-im-team/

55 su QAnon v. https://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2020/09/02/mondo-qanon-prima-parte https://www.internazionale.it/opinione/wu-ming-1/2020/09/18/mondo-qanon-seconda-parte

56 https://www.zdf.de/nachrichten

57 https://www.daserste.de/unterhaltung/serie/babylon-berlin/index.html

58 https://www.arte.tv/de/articles/tracks-black-panthers

59 https://www.morgenpost.de/politik/inland/article230728862/Feuer-bei-ehemals-besetztem-Haus-Liebig-34.html

pics & words © ANTONELLA PINTUS 

La questione palestinese in Germania (12)

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