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martedì 12 settembre 2023

WARNUNG VOR EINER HEILIGEN NUTTE [Rubrica di cinema] ALEJANDRO GONZALES INARRITU (2000)

 WARNUNG VOR EINER HEILIGEN NUTTE

 ATTENZIONE ALLA PUTTANA SANTA

Rubrica di cinema [da un film del 1970 sulla visione del cinema di Rainer Werner Fassbinder, 1945-1982] con qualche precisazione:

Nessuna narrazione della trama dei film consigliati, salvo qualche dettaglio utile per le considerazioni in merito.

Nessun film che non ci sia piaciuto, lasciamo le critiche ai critici di professione.

Niente spazio alla macchina hollywoodiana anche se di manifattura europea o africana o quant'altro.

Nessuna censura di natura moralistica.    




Amores Perros di Alejandro González Iñárritu

Mondo Cane

Questa mattina dal risveglio lento, mentre dalla Piramide mi accingo a raggiungere il mio consueto posto di lavoro a Testaccio, mi trovo ad assistere all'ennesima scena di sfruttamento animale, meglio equino in questo caso, visto che di un cavallo si trattava. Uno dei tanti cavalli che bardati, legati, frustati accompagnano da sempre, attraverso le bellezze di Roma Capitale, deliziose coppie in luna di miele o famigliole giapponesi in vacanza annuale sui viottoli del centro storico.

L'episodio che di per sé non ha niente di eccezionale se non per il fatto che il cavallo in questione avendo beccato sul sanpietrino infame una bella storta alla caviglia, di trottare non ne aveva voglia e si è accasciato sul suolo umido, mentre il padrone inveiva su di lui l'ira che si porta dietro forse per eredità. Mi chiedo, come mai, in tempi di riconversione industriale dove fabbriche di morte diventano mobilifici, a questa gente che non saprei come chiamare fantini, lacchè bah che mi pare ovvio di lavorare non ne hanno mai avuto voglia [se per questo neanche io e hanno tutta la mia comprensione] non gli è stata data l'opportunità di smettere di far lavorare al posto loro i cavalli in questione, visto che il Medioevo è assai lontano??

La risposta esiste ed è anche sconfortante, l'uomo da quando ha smesso di cibarsi di bacche, per intraprendere la nobile arte della caccia, non ha smesso di usare, consumare, abusare e scuoiare tutto quello che si muove attorno a sé dall'evidente contenuto in grasso, pelle e ossa.

Ahh dimenticavo il delizioso filetto succulento e provo quasi un piacere cinico nel sapere che molti ormai fobici hanno smesso di mangiarlo o degustarlo, poiché qualcuno altro ha pensato bene di nutrire animali nati erbivori con cadaveri tritati della loro stessa specie, senza calcolare le conseguenze devastanti.

Risate amare li accompagnino con conseguente BSE, diossina e altre amenità.

Di questo devastante utilizzo assai poco etico degli animali e di molte altre cose tratta Amores Perros di un esordiente ed eccellente regista messicano dal palato assai poco fino, che attraverso tre vicende incastrate tra loro a seguito di un terribile incidente automobilistico racconta del nostro rapporto d'amore e d'odio con i cani simboli dell'addomesticamento metropolitano di una specie una volta fiera e selvaggia.

Dai combattimenti nei ring rimediati dove scommesse e soldi si mescolano alle viscere sanguinolente dei cani morti ammazzati, ai cagnetti chic delle calde e rassicuranti mura domestiche di una borghesia frettolosa, elegante e convinta di essere invincibile, fino ai cani randagi che randagi non sono mai, visto che qualcuno più randagio, più solitario e mai sottomesso si prende sempre cura di loro.


Nessuno e niente esce vincitore in questo film, dove accanto alla mattanza dei cani, scorgiamo come strappi che non si rimargineranno mai, i mali e i malesseri della metropoli convulsa e lacerante, dove neanche l'amore riesce a sanare le ferite di esistenze ai limiti della sopportazione. La violenza, forse anche eccessiva ma mai pornografica, trova la sua giustificazione nella cruda volontà di dipingere un mondo dai toni e dai connotati forti.

Così anche le nostre coscienze e le nostre intenzioni che nonostante siano capaci di affrontare e di osare pensieri viscidamente meschini o assolutamente passionali, poiché rimangono inscatolate dentro la materia cerebrale non possiamo scorgerli se non provocando un forte urto sopra. La macchina da presa con uno sguardo illividito e appesantito, allora, si squarcia sopra il narrato, planando sull'inconsistenza della vita o schiacciando sulle pareti in fondo al fotogramma le cattive abitudini dei protagonisti.


Un sole offuscato sulla terra arida apre attraverso un sottile taglio l'ipotesi di un possibile rimedio.

"Siamo un popolo di sognatori, per questo siamo invincibili." EZLN

Forse lontano nella foresta questo riscatto è realizzabile, senza smettere di lottare.


novemarzo2001

Anna Bolena 2001

 words © ANTONELLA PINTUS 

Rubrica di Cinema per la newsletter di SpazioKamino Ostia 2000-2002

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